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Lo zoologo: “Jj4 va rimossa ma per evitare incidenti serve prevenzione. Trasferire 50 orsi? Sembra una battuta. Sarebbe un'impresa mastodontica”

L’intervista allo zoologo Paolo Forconi: “L’orsa Jj4 deve essere rimossa perché potrebbe provocare altri incidenti ma se non si fa prevenzione gli incidenti non potranno che aumentare. Non è un caso che le persone aggredite siano sempre del posto, da sole o in coppia, mentre in genere questi incidenti non avvengono con gruppi composti da più di tre elementi. Con ogni probabilità non si sono registrati attacchi ai turisti perché spesso viaggiano in gruppo, facendo rumore”

Di Tiziano Grottolo - 16 aprile 2023 - 18:54

TRENTO. “Gli orsi vanno gestiti con la prevenzione e l’informazione, in Trentino qualcosa non ha funzionato”, lo afferma lo zoologo Paolo Forconi, dello Studio Faunistico Chiros, che interviene dopo l’aggressione mortale che è costata la vita al 26enne di Caldes Andrea Papi. “L’orsa Jj4 deve essere rimossa – precisa lo zoologo – perché potrebbe provocare altri incidenti”. Secondo Forconi questo esemplare non può rimanere in natura: “Ora bisognerebbe capire quale strada seguire, se l’abbattimento o la cattura, la vita di un animale selvatico però è difficilmente compatibile con la reclusione”.

 

D’altra parte l’esperienza del Casteller ha dimostrato che gli orsi nati selvatici non si adattano alla cattività e secondo gli esperti di grandi carnivori a una vita in gabbia sarebbe preferibile l’abbattimento. “Questi animali hanno bisogno di ampi spazi, per questo dovremmo domandarci se una vita in cattività sia davvero preferibile all’abbattimento”.

 

Lo zoologo analizza anche i casi di Mj5 e M62, due degli orsi che il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, vorrebbe abbattere. “Per Mj5 l’Ispra ha detto che si è trattato di un attacco non provocato anche se andrebbe chiarito il ruolo avuto dal cane che accompagnava l’uomo che è stato aggredito in val di Rabbi. Il cane infatti, se slegato, può provocare la reazione dell’orso e aumentare la possibilità che si verifichino degli incidenti”. Come ricorda lo stesso Forconi questo aspetto non è mai stato chiarito del tutto. “Per M62 invece possono esserci dei problemi perché è stato visto alimentarsi da alcuni bidoni dell’immondizia, un orso condizionato da fonti di cibo di origine antropica può rappresentare un rischio per le persone”.

 

M57 per esempio, il plantigrado che nell’agosto 2020 aveva aggredito un giovane carabiniere, era noto per alimentarsi dai bidoni dell’immondizia. L’attacco in questione avvenne proprio in prossimità di un’isola ecologica. Il nocciolo della questione però resta la scarsa prevenzione. “Bisogna aumentare la prevenzione se si vuole diminuire la possibilità che si verifichino nuovi incidenti”, dice Forconi. “I cartelli trentini, che invitano le persone a fare attenzione all’orso, sono poco intuitivi e tendono più a tranquillizzare piuttosto che evidenziare la pericolosità di questi animali”. In altri Paesi i cartelli sono più impattanti e semplici da capire, in Trentino invece sono accompagnati da lunghi testi che seppur utili potrebbero risultare meno comprensibili, almeno dal punto di vista intuitivo.

 

Effettivamente anche l’Ispra (già nel gennaio 2021) aveva messo in guardia la Provincia sottolineando la necessità di sostituire a breve termine (24 mesi) tutti i cassonetti per l’umido presenti sul territorio frequentato dagli orsi. Inoltre alla Provincia veniva suggerito di “rafforzare gli sforzi di comunicazione, tramite un’adeguata e diffusa informazione sui comportamenti da adottare in aree frequentate dall’orso, che preveda la realizzazione di nuovo materiale informativo da distribuire alle comunità e agli operatori locali, e ai frequentatori della montagna indicando comportamenti corretti sia nel caso di incontri con orsi sia per ridurre al minimo la disponibilità di rifiuti e di altre fonti alimentari di origine antropica”. Di pari passo, aggiungeva sempre l’Ispra, si dovrà installare “una chiara e mirata segnaletica nelle aree interessate dalla presenza di femmine con i piccoli o di individui con comportamenti potenzialmente pericolosi”. Tutte azioni che nel tempo erano state chieste a gran voce pure dalle associazioni ambientaliste.

 

Se non si fa prevenzione gli incidenti non potranno che aumentare, ma non è un caso che le vittime delle aggressioni siano persone del posto, da sole o in coppia, mentre in genere questi incidenti non avvengono con gruppi composti da più di tre elementi. Con ogni probabilità non si sono registrati attacchi ai turisti perché spesso viaggiano in gruppo, facendo rumore e dando il tempo agli orsi di allontanarsi”. Secondo Forconi, anche se potrebbe sembrare buffo, persino un semplice campanellino potrebbe essere d’aiuto quando ci si trova da soli in montagna. Una soluzione migliore è rappresentata dallo spray anti-orso: “Va legalizzato e regolamentato, gli studi hanno dimostrato che contribuisce a ridurre in maniera significativa gli incidenti. Francamente trovo incredibile che nessun Governo si sia attivato per consentirne l’utilizzo nelle aree frequentate dai plantigradi, sia per le forze dell’ordine che per i civili”.

 

Tuttavia la reazione di Piazza Dante è stata perlopiù muscolare. Fugatti ha lanciato diverse accuse chiamando in causa, giudici, associazioni animaliste e l’Ispra, sostenendo inoltre di volersi sbarazzare di almeno una cinquantina di orsi. “Sono molto scettico su quest’ipotesi che sembra più una battuta” conferma Forconi. “Alcuni esemplari potrebbero essere spostati in Friuli-Venezia Giulia dove mancano le femmine ma pensare di trasferirne 50 è un’impresa mastodontica che non può essere avviata se non dopo studi approfonditi. In altre parole – conclude lo zoologo – ci potrebbero volere degli anni per attuare questo piano, ammesso e non concesso che il Trentino ottenga il via libera dall’Unione europea e dall’Ispra”.

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