Vi è mai capitato di perdervi tra “le montagne di casa”? In alcune circostanze può rivelarsi un'opportunità per ritrovarsi
A volte può essere importante perdersi, in montagna come nella vita di tutti i giorni: ma ancora più importante è ritrovarsi, arricchiti di una nuova consapevolezza
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Vi è mai capitato di perdervi tra “le montagne di casa”? Quelle di cui credete di conoscere ogni piega, ogni solco, ogni cambio di pendenza?
A me è successo sabato scorso, durante un giro in bicicletta che in sé non doveva contenere elementi di novità, se non quello di connettere due salite che avevo già percorso in passato: quella che porta sul monte Novegno e quella che sale sul monte Summano (Prealpi vicentine). Nulla di apparentemente originale, quindi.
Tutto si stava svolgendo regolare, come da programma. Senonché, dopo un paio di chilometri dall'inizio della salita, forse distratto dai pensieri o molto più realisticamente a causa della giornata calda e afosa, mi sono sorpreso a pedalare su una strada inedita che prima ha iniziato a stringersi, poi a scrollarsi di dosso l’asfalto e infine a impennarsi all’inverosimile, in uno sfasciume di pietre e terra (probabilmente smossa dalle recenti piogge).
Che fare? Andare avanti caricandomi per lunghi tratti la bicicletta in spalla, o tornare indietro alla ricerca di un terreno più agile e conosciuto?
Avevo diverso tempo a disposizione, la borraccia era piena e il cibo non mancava: ho deciso di proseguire. Inutile edulcorare la narrazione: è stato un patimento. I boschi sempre più fitti, le pendenze in costante crescita, il fondo malfermo, un’afa che sembrava provenire dalle viscere della terra. Inghiottito dalla montagna, sono riemerso sulla strada principale dopo tre chilometri. “La fontana!”, ho mormorato con la bocca socchiusa, alla vista in lontananza di una contrada familiare. Con la testa sotto il getto fresco, le riflessioni sono tornate a fluire. Un benefico torpore ha invaso il corpo e, all’ombra di un sorbo, mi sono seduto per pranzare.
In quello stato di profondo benessere – il benessere che accompagna gli sforzi fisici – ho pensato che alla fine perdersi, quando il terreno non si presenta particolarmente pericoloso, può anche rivelarsi un modo per ritrovarsi: offre nuove prospettive a contesti familiari; proietta nel solco di quel desiderio di avventura e curiosità da cui tutto nasce, ma che non di rado – adagiati sulla confortevole sicurezza di esperienze che già conosciamo – tende a dissolversi negli anni.
A volte credo sia importante perdersi, in montagna come nella vita di tutti i giorni: ma ancora più importante è ritrovarsi, arricchiti di una nuova consapevolezza.