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Una piccola stazione sciistica travolta dall'idea del "grande comprensorio". Storia del vecchio skilift di Rovere, oggi sommerso dalla vegetazione

Dagli anni Ottanta questa infrastruttura è stata parzialmente dismessa e ora è quasi interamente ricoperta dalla vegetazione circostante. Oggi sarebbe impensabile pensare di riuscire a sciare ad una quota compresa tra i 1300/1400 metri e per una intera stagione in Appennino

di
Emanuele Valeri
05 dicembre | 17:08
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Quello di Rovere, Rocca di Mezzo, è un paese dell’Altopiano delle Rocche e una tra le località dove si registrano le temperature più rigide dell’intero Appennino.

 

Nei confini del Parco Regionale del Sirente Velino, a pochi chilometri dal paese ci sono i Piani di Pezza, che tutt’ora detengono il record di freddo in Appennino dall’inizio delle rilevazioni ufficiali, registrate in occasione di una delle ondate di gelo più intense degli ultimi decenni.

 

Parliamo del febbraio del 2012, quando la stazione meteorologica della Associazione AQ Caput Frigoris segnò uno storico -37.4°C.

 

Ma in passato raggiungere queste temperature non sembra fosse così raro come oggi, tanto che nel 1985 pare che nella stessa zona si arrivò a toccare i -45°C.

Questo dato tuttavia non fu certificato ufficialmente, pertanto bisogna fare fede a quello del più recente 2012.

 

 

Lo skilift di Rovere, di cui oggi rimangono i ruderi nel bosco del Monte delle Candele

 

Quando in Appennino le importanti stazioni degli sport invernali di Ovindoli e Campo Felice non erano ancora sorte, sull’Altopiano delle Rocche era stato costruito uno skilift di cui oggi rimangono i rimasugli nel bosco del Monte delle Candele.

Si tratta di un vecchio impianto di risalita che probabilmente serviva una o massimo due piste e che gli abitanti del luogo utilizzavano per sciare a due passi da casa.

 

Gli inverni degli anni Sessanta e Settanta erano davvero rigidi in Appennino, e ancora di più lo erano quelli degli anni Quaranta e Cinquanta, tanto che, come raccontato nel libro di Vito Camiz, nella notte tra il 31 dicembre 1943 e il 1 gennaio 1944 a Rovere in una sola notte cadde oltre un metro di neve.

 

Alcuni paesani raccontano che la neve era solita fare la sua prima comparsa alle rocche intorno alla metà di ottobre. La dama bianca si depositava in paese in novembre e fondeva non prima di aprile.

 

Lo skilift venne dismesso intorno agli anni Ottanta, quando importanti imprenditori decisero di sviluppare il movimento dello sci alpino favorendo le grandi stazioni sciistiche a discapito delle più piccole.

 

Dagli anni Ottanta questa infrastruttura è stata parzialmente dismessa e ora è quasi interamente ricoperta dalla vegetazione circostante. Oggi sarebbe impensabile pensare di riuscire a sciare ad una quota compresa tra i 1300/1400 metri e per una intera stagione in Appennino. Questi impianti rendono bene l’idea di quelli che erano gli inverni passati in Appennino, segnati veramente da tanto freddo e tanta neve.

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