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Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra salti d’acqua e borghi dimenticati

Sui monti della Bregaglia, salendo di fianco alle cascate dell’Acquafraggia fino al paesino di Savogno. E ancora più su, tra laghi e pietraie, fino ad affacciarsi sulla Val di Lei

di
Luigi Dodi
19 aprile | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Salendo da Chiavenna verso il Passo del Maloja non puoi non notarle, e anche dalla strada, all’altezza di Borgonuovo di Piuro, si distingue chiaramente quel doppio salto di acque scintillanti che precipita per “400 braccia le quale fanno belvedere”, come diceva già Leonardo da Vinci nel suo Codice Atlantico. Le cascate dell’Acquafraggia, in effetti, sono una delle principali attrazioni della Val Bregaglia italiana, e non c’è turista, escursionista o alpinista che, trovandosi a passare di lì, non si sia fermato almeno una volta per andare a vedere da vicino dove si frangono le acque. E si può vedere davvero da vicino, da un comodo parcheggio (a pagamento…) che in pochissimi minuti permette di raggiungere la base delle cascate, camminando quasi in piano lungo un comodo vialetto che costeggia un’area attrezzata per i picnic, ombreggiata da grandi castagni, fino ad aprirsi sui prati che consentono un punto di vista spettacolare. E avvicinandosi ancora, si arrivano a lambire le acque, con la consapevolezza – e il piacere, se fa caldo – di lasciarsi bagnare dall’acqua nebulizzata che cade dal cielo. Non a caso, complice anche la presenza di alcuni chioschi e ristoranti, nei mesi estivi le cascate sono letteralmente prese d’assalto, tanto che il Comune ha previsto un ticket di ingresso. Ecco, magari conviene scegliere un periodo meno affollato, non tanto per evitare il pagamento dell’obolo, quanto per godere lo spettacolo con la giusta calma. Ma non temete, perché anche in piena stagione c’è un modo per sfuggire alla calca, basta aver voglia di camminare un po’, e salire di fianco alle cascate fino all’incantevole borgo di Savogno, 500 metri più in alto.


Le case di Savogno (932 m). © Schölla Schwarz

Costeggiando le acque spumeggianti
Le possibilità sono diverse, tutte belle e appaganti, e permettono di realizzare piacevoli anelli tra i boschi e le antiche baite di questo lato della Val Bregaglia. Sì, perché se è vero che le cascate sono la principale attrattiva, l’escursionista attento e curioso non si lascerà sfuggire i tanti segni di un passato lontano, quando questi pendii boscosi, insieme ai pascoli più alti, erano la fonte di sostentamento di interi paesi. Di qui passavano i pastori in primavera per condurre le mandrie e le greggi sugli alpeggi, facendo ritorno alla fine dell’estate. Le selve erano utilizzate per la legna e per raccogliere l’oro di questa valle, le castagne. E le mulattiere, insieme a baite sparse, fienili e piccolo borghi, come quello di Savogno, nostra meta di oggi, insieme al vicino Dasile e ai tanti alpeggi sparsi più in quota, erano un tempo abitati in ogni stagione, anche in pieno inverno.
Oggi decidiamo di salire per il sentiero panoramico delle cascate, che conosciamo bene, ma è sempre uno spettacolo che riempie gli occhi. Costeggiato l’argine di destra del torrente che scende dalle cascate, arriviamo in località Starlone, dove al termine di una stradina si trovano delle chiare indicazioni, insieme a un pannello informativo sulla genesi delle cascate. Ci teniamo per la discesa la mulattiera di destra, il percorso “storico”, e svoltiamo invece subito a sinistra, salendo alcuni gradini in pietra. Entrati nel fresco del castagneto, si inizia subito a salire ripidamente, e ben presto il sentiero diventa un’interminabile successione di gradini, anche in cemento e in metallo. La pendenza è sempre sostenuta, e solo dopo il bivio, dove teniamo la sinistra, la pendenza concede una tregua, arrivando in breve a un pulpito panoramico, letteralmente affacciato sul tratto mediano delle cascate. Dopo una giusta pausa per ammirare il notevole il colpo d’occhio, torniamo al bivio e riprendiamo l’erta salita, superando anche una gola rocciosa con due scale in alluminio (niente di difficile, serve solo un minimo di attenzione, soprattutto in caso di fondo scivoloso, eventualità frequente di fianco a una cascata e immersi nel bosco). Eccoci ora a un secondo belvedere, proprio sopra le cascate (non superate le corde metalliche, mi raccomando: un selfie scenografico non vale una caduta da questa altezza!), dove le acque indugiano per un attimo prima di lanciarsi nel vuoto dei due salti che le conducono fino a valle. Un’altra breve pausa e via, verso destra, per tornare poi sul torrente, che si supera su un caratteristico e traballante ponticello, fino al bivio dove, da sinistra, sale il sentiero del Pigion, proveniente da Sant’Abbondio di Borgonuovo (altra interessante possibilità). Noi prendiamo invece a destra e seguiamo la mulattiera che si avvicina al torrente, ne segue l’andamento e lo riattraversa poco sopra su un ponticello in legno, ammirando un piccolo ma fragoroso salto d’acqua in una pozza. Ancora in salita, e in breve ci innestiamo sulla più grande mulattiera proveniente da Borgonuovo, nei pressi di un tornante con sedili in pietra, dove vale la pena sostare brevemente prima dello strappo finale. Savogno, infatti, non è lontana, e dopo gli ultimi tornanti nel bosco, al bivio possiamo decidere se prendere a destra e salire direttamente sul sagrato della chiesa, o procedere a sinistra, più in piano, raggiungendo il margine settentrionale del paese.


Il Lago dell’Acquafraggia. © Matteo Leoni

Antichi borghi, alpeggi e alti valichi
Eccoci, questa è Savogno, minuscolo borgo affacciato verso i giganti di granito della Bondasca. L’escursione potrebbe terminare qui, girovagando tra le viette del paese, tra le sue case con i balconi di legno e le porte in pietra, ben separate dalle stalle per motivi igienici, che si trovano poco più a monte. Il borgo, di origini antichissime, è stato nei secoli abitato da famiglie contadine che godevano di una relativa ricchezza, testimoniata dalle “tante” abitazioni, dalla quattrocentesca chiesa dedicata ai santi Antonio Abate e Bernardino, dove nel 1867 salì come parroco il futuro san Giovanni Guanella, dalla strata communis che conduceva fino in Val di Lei, sistemata per il passaggio degli armenti già nel 1259 e nel tempo attentamente restaurata e mantenuta, dalla presenza di una scuola elementare (nel 1926 gli abitanti erano 299). Si respira un’aria antica, insomma, nonostante l’abbandono definitivo degli abitanti negli anni Sessanta (nel 1967 l’ultima famiglia lascia la sua casa per trasferirsi a valle), tanto da meritare la nome di “paese fantasma”. Che fantasma non è più, perché molte case sono oggi ristrutturate e in estate si animano dei discendenti delle antiche famiglie, che vengono a trascorrere le vacanze quassù (anche aiutati dalla strada che sale da Villa di Chiavenna). E c’è anche un rifugio, dove potersi fermare a mangiare qualcosa o a dormire, prima di rimettersi in cammino.
Sì, perché da Savogno, per chi ha gambe e fiato, l’escursione può proseguire, e di molto. Il sentiero, infatti, risale tutta la Valle dell’Acquafraggia, prima nel bosco con pendenza modesta, per uscire poi sui pascoli superiori e vincere il gradino roccioso che sostiene il bel Lago dell’Acquafraggia (2040 m) e l’adiacente laghetto di Piangesca, adagiati su una balconata naturale sospesa sopra la valle. L’ambiente è meravigliosamente selvaggio, aperto e panoramico, e solo la presenza di baite e ricoveri ci ricorda delle antiche fatiche dei pastori. Non siete ancora sazi? Non vi resta che proseguire ancora, in un contesto alpino severo di rocce e magri pascoli, passando dalle baite di Piangesca, in parte ristrutturate, per risalire il grande e lungo vallone che conduce sul Passo di Lei. Siamo a 2661 metri, dove sorge il piccolo ma provvidenziale bivacco Chiara e Walter, oltre duemila metri sopra le cascate dell’Acquafraggia, circondati da cime ai più sconosciute, tranne forse l’inconfondibile piramide del Pizzo Stella (3163 m), mentre a nord si allunga la Val di Lei. Panorami ampi, nessuno in giro, silenzio. E la voglia di proseguire il cammino, perché da qui si può scendere e risalire al Passo di Angeloga, da dove calare al rifugio Chiavenna e poi a Madesimo o Campodolcino. Ma questa è un’altra storia. Ci tocca scendere, come sempre, lungo la valle passando per il lago, poi a Savogno, dove le gambe iniziano a chiedere pietà. Non sanno che devono ancora percorrere la mulattiera fino a Borgonuovo. Non glielo diciamo, rimaniamo in silenzio, mentre percorriamo la via storica che in breve ci riporta, esausti, alla base delle cascate. Svuotati di ogni energia, ma ricolmi della bellezza degli ambienti attraversati.

 

IL PERCORSO
Regione: Lombardia
Partenza: Borgonuovo di Piuro, cascate dell’Acquafraggia (450 m circa)
Accesso: da Chiavenna, risalendo brevemente la Val Bregaglia verso il confine di Stato e il Passo del Maloja
Arrivo: Savogno (932 m), Passo di Lei (2661 m)
Disilvello: 500 m a Savogno, 2200 m al Passo di Lei
Durata: 1 h e 15 min a Savogno, 6/7 h al Passo di Lei
Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: le cascate dell’Acquafraggia. © Paul Bica

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