Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra laghi e ghiacciai ai piedi del Cevedale
Un lungo itinerario ad anello alla scoperta degli ambienti solitari del versante trentino del Parco nazionale dello Stelvio. Da Malga Prabon al Rifugio Larcher, con grandi vedute verso imponenti cime glaciali
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
I laghi, naturali e, come spesso succede sulle Alpi, di origine artificiale per lo sfruttamento idroelettrico, rappresentano spesso un’attrattiva di non poco conto per l’escursionista. A volte sono proprio la meta di un itinerario, magari anche di brevissima durata, tanto che non è raro vedere, sulle nostre montagne, le rive dei laghi affollate di gitanti, soprattutto nei mesi estivi. Decine e decine di persone che si rilassano – purtroppo anche in maniera forse poco “educata”, a tratti chiassosa – godendo del fresco e dei panorami che si riflettono sulle acque. Come sempre, però, basta scegliere il periodo giusto, e soprattutto salire di quota, per sfuggire alla folla e ritrovarsi immersi nei solitari ambienti alpini, dove nei laghi si specchiano le cime più alte. Se poi queste cime sono le grandi vette glaciali del Parco nazionale dello Stelvio, e tutto intorno si trovano infinite distese di praterie alpine, gli ingredienti ci sono tutti per un’escursione di grande soddisfazione. Il luogo? La Val di Peio, laterale della Val di Sole, che si allunga a ovest fin sotto il Corno dei tre Signori, a dominare sull’altro lato il Passo di Gavia, ma che a nord, all’altezza di Cogolo, prosegue con la Val de la Mare e la Val Venezia, meta di questo itinerario.
La lunga Val Venezia
La strada percorribile in auto termina a Malga Prabon, una bella radura aperta tra i boschi di fianco al torrente Noce Bianco: è qui che si inizia a camminare, con un bel sentiero che supera il corso d’acqua e sale superando una fascia rocciosa, portandosi alla vicina centrale elettrica e alla soprastante Malga Mare (2031 m), accogliente rifugio-ristoro (si può arrivare qui anche seguendo più monotonamente la strada che si snoda sull’altro versante). Da qui si segue la comoda carrareccia (n° 102) che si alza tra i pascoli con direzione nord, poi superando una modesta fascia di bosco, fino a traversare, verso destra, alla base di una fascia con una piccola ma suggestiva cascata, sbucando sui ripiani pascolivi superiori, che in breve portano al piccolo Baito Pian Venezia (2275 m), con la vista che si apre sulla lunga valle che si distende verso nord, che prende il nome di Val Venezia. Ignorato il sentiero a destra, la camminata prosegue rilassante verso nord, costeggiando una suggestiva conca erbosa, sull’evidente e rettilineo sentiero che prende lentamente quota sul fianco sinistro orografico della valle. Lo sguardo, in questo tratto, non può che indugiare sulle grandi morene che, fino a qualche decennio fa, chiudevano la vasta Vedretta de la Mare, ormai ridotta sensibilmente, costringendo chiunque a una riflessione sul riscaldamento che interessa le nostre montagne e la nostra Terra tutta. Con queste considerazioni in testa, si arriva infine al pulpito roccioso dove sorge il rifugio Cevedale – Guido Larcher (2608 m), magnifico balcone panoramico sull’intera valle appena percorsa e sul mondo glaciale – o quello che ne rimane… – del massiccio del Cevedale, in particolare verso la cima del Monte Vioz (3645 m). A vedere tanta maestosità, verrebbe voglia di salire ancora, verso nord, fino ai 3031 metri di quota della Forcola, affacciandosi sul grande anfiteatro glaciale del versante altoatesino del Cevedale, seguendo la Normale alla cima dal versante trentino, ma per restare fedeli a un “escursionismo circolare”, conviene invece prendere il sentiero n° 104 e proseguire alla scoperta dei laghi che ci attendono.
Laghi e grandi panorami
Una breve salita, poi quasi in piano, traversando verso est tra pietraie e magri pascoli, conducono a un evidente promontorio pianeggiante, da dove la vista si apre ulteriormente verso la vetta glaciale del Monte Cevedale (3767 m). Da qui, una brevissima e consigliata deviazione a nord conduce al piccolo Lago delle Marmotte (2706 m), adagiato in una silenziosa conca rocciosa. La tentazione di fermarsi qui in contemplazione è alta, ma la prospettiva di altri laghi e di altri scorci invita a proseguire. Il sentiero è lo stesso, il n° 104, che con percorso quasi pianeggiante, in ambiente severo e davvero panoramico, traversa in alto sopra il Lago Lungo, ignorando la prima deviazione che vi scende, per svoltare poi a destra a quella successiva, abbandonando il segnavia n° 104 per seguire il n° 123. La camminata è facile e rilassante, a est appare maestosa la dorsale Vioz-Palon de la Mare-Cevedale, mentre verso sud, oltre la Val di Sole, si scorge la lontana Presanella. Quasi non ci si accorge del procedere, immersi nella solare severità del paesaggio, e in breve si toccano le sponde del piccolo Lago Nero (2613 m), che precede di pochi metri il grande bacino artificiale del Lago del Careser (2598 m). La diga, costruita nel 1934, serve la centrale di Malga Mare, 600 metri più in basso, e le sponde del lago sono un’ottima scusa per un’ultima sosta prima di buttarsi in discesa. Il sentiero per il rientro inizia dal margine meridionale della diga, che va percorsa per tutta la sua lunghezza. Da qui, non resta che seguire il sentiero n° 123, che con una serie continua di tornanti sul vasto costone erboso, poi nel bosco, riporta direttamente a Malga Mare, da dove si scende comodamente al punto di partenza. Consapevoli di aver attraversato ambienti ancora incontaminati di rara bellezza, e curiosi di scoprire gli altri versanti di queste grandi montagne.
IL PERCORSO
Regione: Trentino – Alto Adige
Partenza: Peio, Malga Prabon (1800 m)
Accesso: si risale la Val di Sole e, superato l’abitato di Cusiano, si prende a destra per la Val di Peio, quindi, giunti a Cogolo, si devia ancora a destra, risalendo la Val de la Mare fino a Malga Prabon
Arrivo: rifugio Larcher (2608 m)
Dislivello: 950 m
Durata: 6/7 h
Difficoltà: E (escursionistico)
Immagine di apertura: il rifugio Cevedale – Guido Larcher (2608 m). © Robertk9410