Gli itinerari de L’AltraMontagna: sui pascoli dell’Alpe di Villandro
Un percorso lungo ma facile, tra vaste distese di prati fino alla cima del Monte Villandro, tra Valle dell’Isarco e Val Sarentino, di fronte alle Dolomiti di Gardena
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Il tempo non promette bene. Ovvio: sono giorni che il sole splende, durante questa vacanza a Villandro, giorni in cui ho girovagato per i boschi e i pascoli intorno al paese. Gite di qualche ora al massimo, per tornare presto nel maso dove alloggio. Succede così quando il primo figlio sta arrivando, e lasciare la futura mamma da sola per troppo tempo non mi va proprio. Dalla finestra del piccolo appartamento vedo il Sassolungo, il Sassopiatto, lo Sciliar. Luoghi del cuore, profili noti, per chi ha passato l’infanzia da queste parti. Oggi, invece, mi sono concesso una gita più lunga, e voglio andare sulla massima elevazione di questo settore di monti compreso tra la Valle dell’Isarco e la Val Sarentino, il Monte Villandro, Villanderer Berg, come lo chiamano qui. Salirò fino ai 2509 metri della cima, attraversando tutti i vasti pascoli dell’Alpe di Villandro. Meteo permettendo, appunto. Mi consola il fatto che, con queste nuvole basse, non incontrerò folle di gitanti. A dire il vero, di folle non si può proprio parlare, anche perché gli spazi dell’Alpe di Villandro disperdono i turisti, senza concentrazioni eccessive. Bando agli indugi, salgo in auto fino al grande parcheggio presso la Gasser Hütte, e sotto una coltre di nubi poco promettente mi metto in cammino.
Pascoli a perdita d’occhio
Come sospettavo, non c’è in giro anima viva, e sulla sterrata che attraversa le grandi distese di pascoli regna il silenzio. Solo le mucche al pascolo si degnano di guardarmi mentre passo. Il percorso sale dolcemente, impossibile sbagliarsi, anche grazie alle evidenti indicazioni. Il cielo sembra aprirsi, e mi concede una splendida visuale verso le Dolomiti, che si stagliano contro un cielo plumbeo. Il contrasto è notevole, e nonostante si senta odore di pioggia, fatto che dovrebbe forse convincermi a rientrare sui miei passi, procedo ancora più deciso. I prati perfettamente curati e recintati, insieme alle piccole baite isolate, ancora in funzione, rendono merito al nome di “alpe” e all’antica tradizione di allevamento di queste montagne. Quasi senza accorgermene, mi lascio alle spalle le ultime fasce di bosco e su terreno apertissimo giungo alla Pfroder Alm (2146 m), dove il fumo dal camino lascia intuire che si stanno comunque preparando per qualche ospite all’ora di pranzo. Ma adesso è ancora mattino presto, e io proseguo spedito, sperando di precedere la pioggia che – ormai ne sono certo – arriverà. La sterrata è finita, e in breve salgo sulla dorsale che chiude l’Alpe di Villandro, separandola dal bacino della Val Sarentino, che scorgo giù in basso. La chiesetta Toten Kirchlein (la chiesetta Ai Morti) mi accoglie su questa modesta sella erbosa, insieme a una pioggerella fine fine che inizia a scendere dal cielo. Torniamo indietro? Mi fermo un istante a riflettere su questa possibilità, guardo l’ora: è ancora presto. Guardo il cielo: non sembra così minaccioso… E la decisione è presa: continuo, in fondo il sentiero è evidente, non presenta rischi di alcun tipo, e al massimo mi bagnerò un po’.
Panorami mancati
Un rapido traverso mi porta nella conca dove sorge il piccolo Totensee (Lago dei Morti, 2211 m), e mi godo il panorama verso le Dolomiti, immenso. Per l’ultima volta però, perché da qui, mentre salgo sul costone soprastante, le nuvole circondano tutto l’orizzonte, e solo l’Alpe di Villandro ai miei piedi continua a essere visibile, ormai bagnata dalla pioggia. I muretti a secco anche quassù denotano come i pascoli fossero – e siano ancora – una risorsa fondamentale per gli abitanti. Su terreno aperto e senza possibilità di errore, affronto l’ultima salita sul grande crinale erboso, e in breve sono sulla cima del Monte Villandro (2509 m), con la sua grande croce in legno, quel suo strano mappamondo bianco e una tavola con cannocchiale a indicare tutte le cime che si possono vedere da qui. Tantissime, peccato che io non ne veda nessuna, riesco a vedere solo l’Alpe di Villandro e, giù in basso dalla parte opposta, il profondo e lungo solco della Val Sarentino. Le immagino, però, scorro con il pensiero l’infilata di montagna che si può – potrebbe… – ammirare, mentre mi godo il silenzio, e la pioggia che continua a cadere. Firmo il “libro di vetta”, ammiro un’ultima volta il panorama, sorridendo mentre mi giro su me stesso alla ricerca di uno spiraglio nel cielo. Sono soddisfatto, lo sono davvero, nonostante il meteo inclemente. In fondo, la montagna regala grandi emozioni anche in condizioni avverse, e saperne godere è una fortuna che mi concedo volentieri.
Ora devo scendere però, sono bagnato dalla testa ai piedi, ma non pago, decido di percorrere un itinerario alternativo. Seguo quindi il crinale verso sudovest, su traccia evidente e indicazioni ancora più evidenti. Procedo spedito, e solo nell’ultimo tratto, per scendere alla Forcella Sarentina (Sarner Scharte, 2380 m), faccio un po’ di attenzione a causa del terreno scivoloso. Al valico trovo il piccolo e omonimo bivacco, nel quale entro a ripararmi per qualche minuto dalla pioggia che mi accompagna ormai da ore. Non sembra essere molto utilizzato, arredamenti quasi inesistenti, più che altro un ricovero di emergenza in caso di brutto tempo. Proprio il mio caso. Ma resto poco, forse mi ero così abituato a camminare sotto la pioggia, che qui dentro mi sento fuori luogo. Scendo il ripido pendio a est (ancora un po’ di cautela sulle rocce scivolose), poi mi aspetta una lunghissima traversata tra i pascoli, fino a trovare una sterrata che mi riporterà al punto di partenza. Manca ormai poco al termine di questo lungo anello, quando la pioggia cessa, in pochi minuti il cielo si apre, e il caldo sole estivo torna a splendere sul’Alpe di Villandro. Sorrido, divertito, mentre affronto l’ultimo tratto, con il vapore che sale dal terreno bagnato.
IL PERCORSO
Regione: Trentino – Alto Adige
Partenza: parcheggio dell’Alpe di Villandro (1756 m)
Accesso: da Chiusa, salendo a Villandro e proseguendo fino alla Gasser Hütte, sul bordo inferiore dell’Alpe di Villandro
Arrivo: Monte Villandro (Villanderer Berg, 2509 m)
Disilvello: 850 m
Durata: 2 h e 45 min
Difficoltà: E (escursionistico)
Immagine di apertura: i grandi pascoli dell’Alpe di Villandro. © Ernst Aigner