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Gli itinerari de L’AltraMontagna: tra Madesimo e lo Spluga, al Passo di Emet

Una facile escursione a un piccolo lago delle Retiche e al valico soprastante. Con la cima (quasi) a portata di mano

di
Luigi Dodi
16 agosto | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le condizioni delle montagne, si sa, sono mutevoli, e capita che una salita diventi impraticabile nel volgere di una stagione. Basta una frana, anche di piccole dimensioni, o un forte temporale estivo, e quello che era un sentiero agevole, magari con qualche tratto che richiede solo un po' di attenzione, si trasformi in un problema quasi insormontabile. Mi è successo di recente, volendo tornare in uno dei luoghi a me più cari: il Pizzo di Emet (o Piz Timun, 3211 m), solitaria cima sulla cresta di confine con la Svizzera, proprio sopra Madesimo, in alta Valle Spluga. Avevo programmato l’escursione in giornata, partendo da Madesimo, e invece…

 

Verso il lago

Sono diverse le vie per raggiungere questa facile cima, che in inverno-primavera diventa una salita scialpinistica di tutto rispetto, e di grande soddisfazione. In estate, dal versante italiano, la via Normale passa dal Lago di Nemet, poi dall’omonimo passo, quindi percorre la cresta nordovest, che a parte l’esposizione e il terreno a volte instabile, solo in un breve tratto richiede passi di facile arrampicata, peraltro su roccia ben appigliata. Niente di esagerato, alla portata di ogni escursionista esperto e con una minima pratica di arrampicata. Il primo traguardo, quindi, è raggiungere il Lago di Emet. I sentieri sono due, e quest’oggi decido di partire da Madesimo, una scelta forse un po' autolesionista, dovendo salire quasi 600 metri, mentre il dislivello si dimezza abbondantemente partendo da Suretta, sul Lago di Montespluga. Ma tant’è, scelgo l’opzione più faticosa, tenendomi l’altra per la discesa (salire e scendere su sentieri diversi è una fissazione…). Lasciate le ultime case di Madesimo, celebre località turistica di questo angolo di Alpi Retiche, mi inoltro nella valle sulla comoda e quasi pianeggiante sterrata, supero alcuni gruppi di baite, e giunto al suo termine, a circa 1700 metri di quota, devio decisamente a destra. Ecco, si inizia a salire con decisione, il sentiero non molla mai, e con continue e ripide svolte in sinistra orografica del torrente, poi valicandolo e proseguendo nello stesso modo sul lato opposto, si raggiunge il piccolo Lago di Emet (2144 m), incastonato in una conca erbosa ai piedi della mia meta (o almeno ancora così penso che sia). Appena sopra le sue sponde, sorge l’altrettanto piccolo rifugio Giovanni Bertacchi (2175 m), di proprietà del Cai Vallespluga-Madesimo, e dedicato al poeta che cantò le bellezze della Valle Spluga. Mi fermo sulle sponde del lago, mangio qualcosa, per caricarmi di energie in vista dell’ultima parte della salita, quando, alle mie spalle, sento dei passi.


Il Lago di Montespluga dal Pizzo di Emet (3211 m). © Capricorn4049

Incontri e rinunce

Non sono mai stato un gran chiacchierone, men che meno in montagna. Per questo, quando qualcuno mi si avvicina con l’evidente intento di scambiare quattro chiacchiere, la prima reazione è quella di ridurre al minimo le parole. “Vai al Timun?” E come fa a saperlo? Mi chiedo, scrutando la figura maschile che, ferma a qualche metro da me, ha gli occhi fissi sul lago. “Sì”, rispondo lapidario. Una lunga pausa di silenzio, per niente imbarazzante, mi permette di iniziare a sistemare le cose nello zaino, pronto a rimettermi in cammino. “La cresta è franata in un punto, non si passa. Poi vedi tu, ci mancherebbe”. Altra pausa di silenzio. “Ah, ok, grazie, non lo sapevo”. Non lo sapevo davvero, e davvero lo ringrazio, spero che abbia percepito la mia sincera gratitudine. “Allora magari mi fermo al passo”. Ammesso che a lui importi davvero fin dove andrò, mi chiedo, quasi imbarazzato. “Buona continuazione” è la sua chiusura della conversazione, girandosi e allontanandosi oltre il dosso del rifugio. Mormoro un “Grazie, saluti”, che dubito abbia sentito. Un po' perplesso da questo strano incontro, mi rimetto in marcia. Solo una corta salita mi separa dal valico, e mentre cammino non so ancora se dare retta al consiglio o se prenderlo come un eccesso di zelo e prudenza, e tentare comunque l’ascesa. Tante volte mi sono sentito sconsigliare una salita, con cenni a inenarrabili difficoltà e passaggi proibitivi, salvo poi scoprire che si trattava solo di qualche breve tratto in cui prestare solo un po' di attenzione. Con questi pensieri in testa mi ritrovo al Passo di Emet (o Niemet, 2282 m), sul confine con la Svizzera. Guardo, verso nord, la lunga Val Niemet, che confluisce nella Val Ferrera, porzione inferiore della Val d’Avers, altro luogo del cuore. A destra il sentiero che conduce al Passo di Sterla Settentrionale, da dove si continua verso la Val di Lei. È questa traccia che dovrei seguire per andare poi a rimontare la cresta del Pizzo di Emet. Mi fermo qui, ho deciso, senza quasi sapere il perché. Forse la voce di quello sconosciuto, giù al lago, mi ha convinto. Forse, più semplicemente, sono soddisfatto di essere quassù, da solo, nel vento. Dopo una lunga pausa, ridiscendo al lago, dove trovo altri escursionisti. Ma non c’è traccia di quell’uomo. Una coppia mi chiede se arrivo dal Pizzo di Emet. “No, mi sono fermato al passo”. Vogliono sapere com’è la salita in vetta. “Non lo so, pare che non sia fattibile, ma io mi sono fermato al passo, magari chiedete al rifugio”. Vorrebbero parlare ancora, chiedere altre informazioni (hanno preso dallo zaino una cartina), ma mi sono rimesso in cammino, salutandoli. Prendo il sentiero che, prima verso nord, poi con ampio giro antiorario, taglia quasi in piano i ripidi pendii sotto il Pizzo Spadolazzo (con alcuni tratti esposti) e conduce fino alle ondulazioni pascolive degli Andossi, sopra il Lago di Montespluga. Potrei percorrerli tutti, verso sud, e poi scendere direttamente a Madesimo. Ma, sulle orme di un passato che mi ha visto camminare su questi sentieri una quarantina di anni fa, calo più brevemente a ovest direttamente a Suretta (1906 m), sulla riva del grande invaso artificiale di Spluga. Ah, certo, ho l’auto a Madesimo. Bevo qualcosa, poi rimedierò un passaggio.

 

IL PERCORSO

Regione: Lombardia 

Partenza: Madesimo (1538 m)

Accesso: dal margine settentrionale del Lago di Como, a Colico, si prosegue sulla Statale 36 per Chiavenna, quindi in direzione del Passo dello Spluga, deviando, oltre Campodolcino, verso Madesimo

Arrivo: Passo di Emet (2282 m)

Dislivello: 750 m

Durata: 2 h e 30 min

Difficoltà: E (escursionistico)

 

Immagine di apertura: il piccolo Lago di Emet (2144 m), con il rifugio Bertacchi. © Paebi

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