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Cultura

Una straordinaria occasione per riconoscere il ruolo di chi resta in montagna e valorizza il territorio: il Premio "Custodi delle terre alte"

Promosso dal gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano e giunto nel 2025 alla quarta edizione, il premio chiede alle sezioni CAI di segnalare figure emblematiche nel preservare saperi e tradizioni dei paesi montani

di
Erica Balduzzi
21 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

«Un riconoscimento, non una competizione. E una nuova alleanza che si sta costruendo anno dopo anno tra chi frequenta un territorio e chi lo tiene vivo». A parlare è Diego Magliocchetti, componente del gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano, che anche nel 2025 propone il Premio Nazionale “Custodi delle Terre Alte”, bando di riconoscimento del ruolo di persone e realtà che a vario titolo – da un capo all'altro della penisola, e da una valle all'altra lungo il nostro stivale – si sono dedicate alla valorizzazione dei propri territori, a scelte di restanza nelle aree interne e marginali e alla custodia di valori, saperi e conoscenze a rischio di oblio. Giunto quest'anno alla quarta edizione, il premio è «un'occasione di sostegno e messa in rete delle figure emblematiche delle nostre montagne. Per non dimenticare che sono sempre stati e sono tutt'ora le persone e le loro storie a rendere vivi i territori montani».

 

 

Un'altra storia per i territori montani

Il premio “Custodi delle Terre Alte” nasce all'interno del gruppo di lavoro Terre Alte del Comitato Scientifico Centrale del CAI con un obiettivo principale: sostenere e porre in evidenza gli uomini, le donne e le realtà associative e aggregative – interne o esterne al sodalizio del CAI – che hanno fatto la precisa scelta di campo di resistere nei propri territori alti; raccoglie quindi storie e testimonianze di persone che restano o che tornano nei paesi e nelle valli della penisola per farli rivivere, facendosi carico anche della custodia dei valori, dei saperi e delle tradizioni d questi luoghi.

 

«Sappiamo tutti bene quali sono le difficoltà che stanno attraversando quelle aree che ormai comunemente si chiamano interne o marginali» spiega Diego Magliocchetti «Sono problematiche spesso strutturali, connesse all'abbandono, alla perdita di radici, alle difficoltà logistiche e all'assenza di servizi. Tuttavia, non c'è solo questa storia da raccontare: ci sono anche le voci di chi prova a restare. Ecco, il fine del premio è proprio questo: narrare un'altra storia, una rete di storie, e farlo partendo da una specie di “nuova alleanza” tra le sezioni locali del CAI e chi un territorio lo vive quotidianamente».

 

Custodi delle terre alte

 

Il premio, giunto nel 2025 alla sua quarta edizione, è aperto a tutte le sezioni del Club Alpino Italiano. Sono proprio le varie sezioni a poter avanzare la candidatura di quelli che secondo loro sono i “custodi” delle proprie terre alte: artigiani, agricoltori, allevatori, ma anche artisti, attivisti, cultori o ricercatori, purché accomunati da un percorso di valorizzazione del territorio e del sapere montano. E sebbene il riconoscimento offerto dal premio sia principalmente simbolico – viene donata una targa – le candidature selezionate e approvate ogni anno andranno man mano a costituire un Albo dei Custodi delle Terre Alte.

 

«Di anno in anno riceviamo sempre più segnalazioni - continua ancora Diego - E la partecipazione cresce a ogni bando. Questo per noi è molto bello, perché da un lato significa che il tema è sentito, e dall'altro raccoglie una crescente quantità di nomi, di storie, di figure emblematiche... Mi piace pensare che forse siano storie discrete, poco appariscenti, ma fondamentali per preservare le storie delle nostre montagne».

 

Alcuni esempi? Nel 2024 è stato riconosciuto come “custode delle terre alte” l'artigiano tessitore Paolo de Lellis di Castro dei Vosci (FR), nei Monti Ausoni: unico armatore e tessitore su telaio antico nel Lazio, l'uomo ha riaperto la bottega nel cuore del borgo e l'ha trasformata in un laboratorio artigiano ma soprattutto di memoria rispetto a un sapere antico e in via di scomparsa.

 

Nel 2023 il riconoscimento è andato al dottore agrotecnico e custode dell'arte dei muretti a secco di Vallecorsa (FR) Ernesto Migliori, mentre nel 2022 si è scelto di premiare Luigi Carcillo, custode della costruzione tradizionale artigianale della zampogna e della ciaramella nel paese montano di Acquafondata, minuscolo borgo della Ciociaria.

 

 

«La cosa più curiosa - racconta ancora Diego Magliocchetti, che dell'iniziativa del premio è uno dei promotori principali - è che a queste persone non abbiamo potuto dire apertamente che sarebbero stati insigniti del riconoscimento, perché altrimenti si sarebbero date alla macchia», ride. «Abbiamo dovuto girarci attorno, organizzare eventi o laboratori all'interno dei quali, a sorpresa, abbiamo conferito loro la targa. Si sono emozionati, ovvio! E credo che questo atteggiamento dica moltissimo del ruolo che hanno i “custodi delle terre alte” sui territori: non un ruolo per apparire, ma per costruire e preservare».

 

Nelle prossime settimane andremo a raccogliere e raccontare su L'Altramontagna le storie dei “Custodi delle Terre Alte” delle varie edizioni.

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