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Cultura

Scalava con penna e grafite: le sue illustrazioni sono state osservate da generazioni di alpinisti. Le montagne disegnate da Gino Buscaini"

Alpinista, esploratore e autore ha lasciato un’impronta profonda nella cultura della montagna. Oltre a firmare e coordinare per decenni i volumi della Guida dei Monti d’Italia, ha saputo raccontare le vette con il tratto preciso dei suoi disegni. Il libro Scalate di penna e grafite riscopre questo lato poco noto dell'alpinista varesino e insieme a bellissime riproduzioni dei suoi disegni ci regala tante riflessioni mai scontate.

di
Giovanni Baccolo
03 marzo | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Ho l’impressione che il ricordo di Gino Buscaini non sia particolarmente vivido, soprattutto in quelle generazioni di giovani appassionate e appassionati che frequentano la montagna da qualche anno. Eppure è assai probabile che chiunque si reputi appassionato di montagna -qualunque cosa ciò voglia dire-, abbia prima o poi tenuto tra le mani uno di quei volumetti solo in apparenza anonimi che compongono la monumentale Guida dei Monti d’Italia di CAI e TCI (Club Alpino Italiano e Touring Club Italiano).

 

Le minute Guide Grigie - nome informale dell’opera - impiegarono più di un secolo e oltre cento volumi per essere completate e coprire con centinaia di sottili e fitte pagine in carta velina la parte rugosa del nostro paese. Dietro a un’opera così monumentale si nasconde senz’altro una storia ricca, anzi ricchissima, tra le cui pieghe si intrecciarono le traiettorie di decine e forse centinaia tra autori, editori, collaboratori, disegnatori, fotografi. Una moltitudine di nomi, vicende ed episodi che sicuramente varrebbe la pena ripercorrere. In questo mare magnum variegato e multiforme si stagliano però alcune figure che profusero un impegno particolare nell’opera. Ne nomino alcune senza alcuna pretesa di completezza ma con l’intento di rammentare a chi legge la carature delle personalità di cui stiamo parlando: Ettore Castiglioni, Aldo Bonacossa, Silvio Saglio, Antonio Berti, e appunto Gino Buscaini. Nomi che in alcuni casi sono ancora sono ben saldi nella conoscenza comune dei fatti di montagna. Pensiamo a Ettore Castiglioni e alla incredibile vicenda che portò alla sua morte solitaria su un alto passo delle Alpi Retiche in pieno inverno. Chi conosce gli altri personaggi?

 

Il libro di cui voglio parlarvi è dedicato proprio a uno di essi: Gino Buscaini. Degli oltre cento volumi che compongono la Guida, l’alpinista varesino ne firmò 7 come autore. Basterebbe questo per annoverarlo tra gli autori più prolifici delle Guide Grigie. Il suo contributo non fu però limitato a questo. Gino Buscaini fu infatti il coordinatore della Guida dei Monti d’Italia per trent’anni e fino al 2002 curò la pubblicazione di tutti i volumi pubblicati. Senza di lui l’opera avrebbe avuto un volto profondamente diverso.

Il rapporto di Buscaini con le terre alte fu profondissimo: egli fu infatti alpinista di prim’ordine, esploratore di defilati massicci patagonici, scrittore, fotografo e talentuoso disegnatore di montagne.

 

Le guide CAI-TCI che firmò, così come buona parte di quelle che curò, non riportavano al loro interno le fotografie dei gruppi descritti, bensì decine e decine di disegni in bianco e nero firmati proprio da Buscaini. Le sue illustrazioni sono state osservate da generazioni di alpinisti. Infinite dita si sono mosse seguendo le vie tracciate su di esse, ispirando sogni di future avventure.

 

Da alcuni mesi è uscito alle stampe per i tipi di Ronzani Editore un volume che racconta proprio il Buscaini disegnatore di montagne, un suo lato rimasto poco noto. A firmare l’opera, Scalate di penna e grafite – Le montagne disegnate di Gino Buscaini sono Silvia Metzeltin, compagna di vita e di ascensioni di Buscaini, Alessandra Beltrame e Giovanna Durì.

Il libro è curato nei minimi dettagli e alterna brevi testi alla riproduzione di numerose illustrazioni di Gino Buscaini. Il volume è composto in tre parti: la prima è dedicata proprio ai disegni tratti dalle guide CAI-TCI, la seconda alle illustrazioni della Patagonia -che visitò con Metzeltin venti volte, aprendo decine di nuove vie ed esplorando zone poco battute-, e la terza più narrativa che ci racconta invece qualche dettaglio tecnico sul Gino Buscaini disegnatore.

 

Tra un’illustrazione e l’altra sono snocciolati aneddoti e brevi racconti della storia di Buscaini. Per esempio di come approdò al coordinamento della Guida grazie a una coraggiosa lettera che mandò all’allora presidente del CAI, Renato Chabod. Oppure di quando conobbe Bonatti dopo aver compiuto la prima ripetizione in solitaria della sua celeberrima via al Grand Capucin, o delle tante avventure in Patagonia, regione cui sarà legato profondamente per tutta la vita.

 

Aldilà delle belle illustrazioni che compongono il volume, quello che più mi ha sorpreso sono le riflessioni proposte sull’importanza di disegnare le montagne, soprattutto se l’intento è quello di fornire un supporto grafico a una guida alpinistica o escursionistica.

 

Illustrare una guida alpinistica non è semplice, Silvia Metzeltin è molto chiara su questo punto. Utilizzare delle fotografie sarebbe probabilmente la soluzione più semplice e veloce, anche se in realtà produrre gli scatti adatti è tutt’altro che una passeggiata. Buscaini preferì però disegnare e in Scalate di penna e grafite viene spiegato molto bene il motivo di tale scelta. Giovanna Durì propone un’interessante riflessione: i disegni di montagna di Buscaini sono simili alle tavole anatomiche che compaiono nei testi destinati ai chirurghi. Non è un caso se anche in quel tipo di pubblicazione viene preferita l’illustrazione alla fotografia. Il disegno non è mai la mera riproduzione di un frammento di realtà, come potrebbe invece essere una fotografia. Il disegno, inevitabilmente, porta con sé qualcosa dell’autore.

 

Per un’illustrazione destinata a una guida alpinistica quel qualcosa è la volontà di rendere il disegno il più ideale e informativo possibile. La lettura visiva di una parete o di un massiccio disegnati deve avvenire in modo chiaro e automatico, permettendo a chi osserva di identificare gli elementi orografici e la disposizione dei tracciati delle vie. Per raggiungere questo obiettivo bisogna in qualche modo superare la realtà, assimilando i suoi elementi e combinandoli tra loro in modo da renderli più facilmente osservabili e interpretabili. Vale lo stesso per le tavole anatomiche, dove la complessità di organi e tessuti deve essere restituita in modo rigoroso ma anche facilmente assimilabile.

 

I disegni di montagna di Buscaini sono la sintesi artistica di tante fotografie. Una sintesi che estrae da ciascuna di esse il meglio. La luce migliore per quel diedro, un altro tratto per lo spigolo e una prospettiva leggermente sbilanciata per migliorare la visione d’insieme del versante. Una fotografia, per quanto ben fatta, difficilmente potrebbe riassumere in unico scatto tanti accorgimenti.

 

Disegnare una montagna per Gino Buscaini corrispondeva al raccontarla e al descriverla con le parole più chiare ed efficaci che aveva a disposizione. Come è raccontato nel libro, non disegnava mai sul campo ma solo al ritorno a casa, prendendosi tutto il tempo necessario per arrivare al risultato desiderato. Per farlo serviva sviluppare i rullini, studiare gli scatti, confrontarli e unirli mentalmente tra loro. Solo alla fine Buscaini prendeva in mano il pennino e si metteva all’opera. Ogni suo disegno nelle guide CAI-TCI nasconde questo affascinante percorso.

 

Delle illustrazioni patagoniche a colpirmi sono state invece le forme insolite: nuvole sfilacciate e stirate da venti inarrestabili che paiono punti interrogativi celesti, corazze di ghiaccio bianco e poroso che celano intere montagne, cime che a malapena emergono da sterminati campi glaciali. Un mondo lontano e sicuramente diverso da quello alpino. Queste caratteristiche donano ai disegni patagonici una sfumatura fiabesca che in qualche modo riprende lo sguardo con cui Buscaini e Metzeltin osservarono quel mondo durante le numerose esplorazioni.

 


Arrivo del maltempo sul Paine Grande, disegno di Gino Buscaini. Tratto da Scalate di Penna e Grafite (Ronzani Editore).

 

Sono passati decenni da quando Buscaini preparò i suoi disegni, tanti dei ghiacciai ritratti hanno nel frattempo cambiato volto. Ma come ricorda Silvia Metzeltin nel volume: "I disegni vanno oltre la realtà odierna: potranno permanere testimoni di cultura dell’uomo anche quando i ghiacci si saranno fusi, mentre nella dinamica del loro ciclo geologico le montagne si stanno sgretolando senza che ce ne rendiamo conto."

 

In Scalate di Penna e Grafite trovate uno scrigno di cultura alpina insolito, fatto di bellissime illustrazioni, riflessioni mai scontate e anzi spesso inattese, e passione per quei monti a cui Gino Buscaini dedicò l’esistenza.

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