Per tanti non è un problema che le case restino vuote: "Preferiamo affittarle ai turisti per un tempo limitato". Emiliano Cribari affronta questa faccia dello spopolamento
L'autore di "Soltanto d'estate" ha cercato nell'Appennino, tra Firenze e la Romagna, un immobile in affitto, una comunità dove andare ad abitare per tutto l'anno insieme al figlio. Si è scontrato con proprietari che ormai preferiscono tenere chiuse le imposte per aprirle esclusivamente nella bella stagione, ai turisti. Il suo è un racconto ironico ed amaro, una lettura antropologica delle trasformazioni nelle Terre Alte


di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Emiliano Cribari non abbandona la poesia nemmeno quando si dedica alla prosa: "Le case più belle le ho viste quassù. Povere e fiere, eleganti e asciutte: nate dalla nebbia del bisogno. L’Appennino è una montagna umana. Vissuta, seminata, combattuta; amata e sofferta; abbandonata". Scrive queste parole in Soltanto d'estate, il libro in uscita il 19 febbraio per Bottega Errante Edizioni che L'AltraMontagna ha letto in anteprima: si tratta di un romanzo dal vivo, e racconta la storia di un uomo (l'autore) che si muove in tutto l'Appennino intorno alla città di Firenze in cerca di una casa dove andare a vivere con suo figlio.
Peregrinando in auto e a piedi, Cribari torna a più riprese e si ferma in ogni paese, osserva estasiato le case che fantastica di abitare, parla con sensali e mediatori o presunti tali, ma poi si scontra con la realtà: per tanti, purtroppo, non è un problema che le case vuote restino vuote, che i paesi siano sempre più disabitati. I proprietari preferiscono, semmai, affittarle "soltanto d'estate" quelle case. Dubitano, anzi, di chi, arrivando dalla città o da ogni dove, dimostri la volontà di scegliere di abitare quel luogo, in cui molti di loro sono nati e si trovano a vivere, spesso senza dimostrar attaccamento alcuno.
Emiliano Cribari, toscano, è poeta, fotografo e cercatore di luoghi perduti. Ha pubblicato libri come Errante (AnimaMundi/emuse, 2022), Mar d’Appennino (Edizioni dei Cammini, 2022), La cura della pioggia (Ediciclo, 2023) e Diari casagliesi (EC, 2024), realizzato per finanziare l'apertura di una biblioteca-spazio culturale a Casaglia, sull'Appennino tosco-romagnolo, dove alla fine una casa l'ha trovata.
La ricerca che l'ha visto protagonista, insieme al figlio adolescente, Lorenzo, è stata assai educativa, e rende il suo romanzo - graziato da una scrittura leggera e ironica - una lettura che interroga chiunque negli ultimi dieci anni abbia preso parte al dibattito sulle aree interne e sull'inverno demografico dell'Appennino. A chi, amministrando, si trova ad immaginare ricadute locali delle politiche pubbliche per frenare lo spopolamento.
Soltanto d'estate porta il lettore a sognare, ad entusiasmarsi, a commuoversi e anche ad arrabbiarsi assieme al protagonista, di fronte all'ennesima famiglia che alla fine, dopo settimane di trattative, dichiara che "no, la casa non è più disponibile, preferiamo affittarla per un tempo limitato ai turisti".
Cribari evidenzia come tanti problemi siano legati a fratelli che non sanno trovarsi d'accordo sul futuro di una casa ereditata, un problema comune ai tanti paesi in cui a vivere sono vecchi, quei genitori che oggi non ci sono più. C'è poi chi offre immobili fatiscenti al prezzo di una reggia, senza alcuna vergogna ma forse consapevole della legge delle domanda e dell'offerta: se i cartelli "affittasi" sono pochi, allora il prezzo può crescere. Anche perché non sempre a quel cartello intenzionale corrisponde una possibilità reale. Scrive raccontando il paese di Montefosco ("tutti gli episodi sono reali, vissuti, ma i nomi sono stati cambiati perché in quei paesi ci devo tornare" dice scherzando l'autore):
"Mentre faccio manovra noto il cartello AFFITTASI sopra la porta di una casa. La casa è brutta ma c’è di peggio. Compongo il numero indicato sul cartello e mi risponde una signora, stanca. 'Ha sbagliato momento' mi fa.
'Mi dispiace. La richiamo più tardi'.
'Sì, ma almeno fra sei mesi, però'.
'Cioè?'.
'Cioè il tempo necessario per capire dov’è andato l’inquilino che c’è adesso, e soprattutto cosa fare della roba che ha lasciato in casa mia: ho la casa piena di cose sue e lui è irreperibile da mesi. Sei mesi forse non basteranno'...".
Ecco che Emiliano Cribari, chiamato a vestire i panni del giornalista e dell'antropologo, si muove e indaga questi contesti come un cercatore d’oro, tornando spesso sui suoi passi per annusare gli odori delle case abbandonate, parlando sui sentieri e nelle piazze con donne e uomini che potrebbero aiutarlo a trovare un piccolo rifugio, una casa dove stare e tentare di essere felice.
Alla sua ricerca infruttuosa ha scelto di dedicare un testo in prosa, consapevole che un romanzo come questo possa essere uno strumento di riflessione e di discussione con tante comunità locali (qui tutti gli appuntamenti, il 19 febbraio la prima presentazione a Firenze), per capire perché in Appennino le case che un tempo erano vive oggi si affittano ai turisti e non a ipotetici residenti: Soltanto d'estate è, in questo senso, la ironica e amara denuncia verso lo stato di abbandono delle aree interne dell’Italia e uno spopolamento dettato anche dal mercato, ma soprattutto da una rigidità culturale che l'Appennino deve affrontare per sopravvivere.
Foto di apertura: © Emiliano Cribari