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Cultura

I rilievi sono solo svantaggi e fatiche? Alla scoperta della "montagna dei vincenti"

Nasce una nuova rubrica de L'AltraMontagna, a cura di Maurizio Dematteis: "una narrazione a puntate per aprire lo scrigno della montagna capace di futuro". Come? Attraverso il racconto di persone che vedono le terre alte con occhi nuovi, come una nuova frontiera da abitare, frequentare, vivere, da far prosperare, e l'approfondimento di esempi virtuosi di adattamento nel segno della sostenibilità ambientale in quota

di
Il mondo dei vincenti
02 marzo | 12:00

In un periodo storico di forte smarrimento, tra economie che rallentano, tecno capitalisti che accumulano, società del rancore che avanzano e mancanza di prospettiva inauguriamo una nuova rubrica assolutamente in controtendenza, una narrazione a puntate per aprire lo scrigno della montagna capace di futuro: il racconto di persone che vedono le terre alte con occhi nuovi, come una nuova frontiera da abitare, frequentare, vivere, da far prosperare.

 

Oggi il mondo dei vinti di Nuto Revelli non esiste più, è stato sostituito da quello dei vincenti. Crescono le testimonianze di un futuro imminente in cui la montagna verrà sempre più rivalutata e tenuta da conto, ricercata, sognata ed ambita non solo più come luogo del loisir ma anche come quello del vivere.

 

Vi sembra strano? La trovate una narrazione in controtendenza? Beh, sì, da un certo punto di vista è vero, perché se leggiamo giornali e riviste mainstream oggi la montagna è ancora raccontata come svantaggiata, immobile, marginale, senza futuro se non quello a tempo legato ai giochi olimpici invernali, che per avere ancora un senso e visto che non possono essere fatti interamente in città, devono coinvolgere anche parte della montagna. Siamo ancora abituati a pensare alla montagna come luogo di svago delle città e della pianura che, bontà loro, sostengono le economie d’alta quota attraverso il turismo di massa e la frequentazione. Ma così non è più, si sbagliano e di grosso giornali e riviste, e noi de L’Altramontagna vogliamo raccontarvelo per primi, dando il via ad una vera e propria contronarrazione che si appoggia sull’approfondimento dei tanti esempi emblematici presenti nei Dossier delle Bandiere Verdi di Legambiente.

 

Di cosa si tratta? Del lavoro capillare che ogni anno, da più di vent’anni, l’associazione Legambiente organizza con la Carovana delle Alpi, manifestazione nazionale che attraversa comuni, valloni, anfratti e territori montani dell’intero Arco alpino alla ricerca di indizi di futuro, per capire cosa muove, per toccare con mano la metamorfosi in atto delle terre alte nel nostro amato paese, alle prese, come tutto il resto del mondo, con fenomeni epocali di cambiamento climatico, crisi economica e trasformazione culturale.

 

Ogni anno la Carovana delle Alpi di Legambiente stila il dossier delle Bandiere Verdi, raccolta di buone pratiche in grado di mettere a fuoco un pezzo di montagna italiana sconosciuto ai molti, un incredibile spaccato che contiene esempi virtuosi di adattamento creativo e innovativo nel segno della sostenibilità ambientale in quota, un mondo sempre più ricco di esperienze innovative, indispensabili antidoti al problema dello spopolamento e dell’abbandono della montagna.

 

Nell’arco di ventun anni Legambiente ha censito oltre 260 Bandiere Verdi alpine, realtà che vanno dal singolo cittadino alle cooperative, alle imprese, ai gruppi culturali e del volontariato, alle start up, alternate al lavoro delle istituzioni locali, dei parchi e delle unioni montane tutti tesi a dare un futuro ai loro luoghi del vivere. Si tratta di esperienze diverse, attive nel campo del turismo, dell’agricoltura, della gestione forestale, delle produzioni locali, dell’allevamento, dei servizi alla comunità, delle produzioni culturali o di altre attività innovative. Un vasto panorama caratterizzato dalla riproposizione di alcuni elementi distintivi, che vanno dalla dimensione uomo-natura, alla qualità della vita e del lavoro, al senso del limite e rispetto delle risorse, all’attenzione ad evitare il depauperamento dell’ambiente e delle realtà in cui operano, alla valorizzandone delle componenti endogene con aspetti di forte innovazione, tutti elementi capaci di generare economia vera e di permettere alle famiglie di vivere con dignità, restituendo un nuovo modello di montagna da raccontare e far conoscere.

 

Le Bandiere Verdi ci raccontano di “avanguardie agenti”, per dirla con il sociologo Aldo Bonomi, che dopo la disattenzione, e tal volta il vero e proprio abbandono dei territori alpini al loro triste destino di svuotamento degli ultimi 60 anni, rialzano la testa e portano messaggi di speranza dal nuovo millennio. La crisi del modello industriale e l’inizio di una nuova fase post-industriale contribuiscono a far nascere nuove percezioni e rappresentazioni della montagna, perfino fra i più scettici. La voglia di sperimentare stili di vita alternativi alla città contribuisce a far cambiare un certo tipo di narrazione. Cade il tabù di una montagna irrecuperabile e il dualismo centro/periferia comincia a vacillare. L’urbanità entra in crisi, si allarga la civitas verso le aree interne del paese e si restringe l’urbs sotto attacco di airbnb e gentrificazione, e alcuni giovani disillusi sulle opportunità offerte dalle città trovano nuove prospettive in aree interne e zone montane.

 

Dopo tanti anni vissuti pericolosamente e di corsa qualcuno comincia a fermarsi per un istante, si gira indietro, verso le montagne, e vede finalmente opportunità nuove, prospettive future, possibilità di concretizzare sogni fino a pochi anni fa impossibili anche solo da immaginare. L’avvento delle nuove tecnologie produttive e digitali, grazie alle quali il vivere e lavorare in montagna può rappresentare una prospettiva ed un’alternativa alla disoccupazione giovanile in città, dona nuovo entusiasmo. Si mette in moto una sorta di piccola mutazione antropologica, sia pur timida e graduale. L’attenzione alle problematiche ambientali trova una sua complementarietà con l’interesse per talune tipologie di paesaggio culturale dove l’uomo ha saputo rispettare i limiti di un eccessivo sfruttamento. I giovani cominciano ad indirizzarsi verso scelte di studio fino a ieri poco considerate: volano in alto i numeri delle iscrizioni agli istituti agrari come San Michele all’Adige in Trentino o Laimburg in Sudtirolo, crescono gli studenti del polo universitario di Edolo e della Facoltà di Agraria di UniTo. Partono “start-up” innovative nei territori montani. Gli anni 10 del nostro secolo, ed ora gli anni 20, sono una svolta capace di ridare speranza ai questi territori un tempo dimenticati. Associazionismo, intellighenzia accademica e amministratori illuminati, in attesa di braccia e cervelli, si uniscono per preparare il terreno del grande ritorno, del nuovo rinascimento delle montagne.

 

Da oggi con questa nuova rubrica intitolata “Il mondo dei vincenti” vogliamo aprire lo scrigno delle Bandiere verdi all’universo mondo, attraverso il racconto di una rete che grazie al lavoro certosino di Legambiente e dei suoi circoli locali si è consolidata negli anni. Vogliamo raccontarla dando il via ad una nuova narrazione della montagna italiana lontana dagli stereotipi che ancora insistono di svantaggio, margine, e mancanza di futuro. Vi racconteremo di un nuovo mondo che cerca l’equilibrio con l’ambiente, attento al ritmo delle stagioni, al senso del limite, alla parsimonia nella gestione delle risorse naturali comuni. Al tentativo comune delle Bandiere verdi di ricuperare i patrimoni identitari delle vecchie comunità nella progettazione di nuove comunità, intese come “società di persone che sanno e che possono mettere a fuoco interessi comuni, collaborando per trasformarli in azioni sul mondo”, come ci insegnava l’amico e compianto territorialista Alberto Magnaghi.

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Il mondo dei vincenti

Siamo ancora abituati a pensare alla montagna come luogo di svago delle città e della pianura che, bontà loro, sostengono le economie d’alta quota attraverso il turismo di massa e la frequentazione. Ma così non è più, si sbagliano e di grosso giornali e riviste, e noi de L’Altramontagna vogliamo raccontarvelo per primi, dando il via ad una vera e propria contro-narrazione che si appoggia sull’approfondimento dei tanti esempi emblematici presenti nei Dossier delle Bandiere Verdi di Legambiente. Una rubrica a cura di Maurizio De Matteis

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