Contenuto sponsorizzato
Ambiente

"Mi sento fuori posto come quelle recenti costruzioni": il turista, il pescatore e il "consumismo dei luoghi"

Un lettore ha inviato alla redazione alcune considerazioni che offrono interessanti spunti di riflessione sulle delicate relazioni che si intrecciano tra i luoghi, la storia che ne ha plasmato l'identità, le persone che li hanno vissuti in passato e i frequentatori di oggi

di
Redazione
02 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Un lettore ha condiviso con la redazione le considerazioni che proponiamo di seguito, perché offrono alcuni interessanti spunti di riflessione sulle delicate relazioni che si intrecciano tra i luoghi, la loro storia e chi li frequenta (e li ha frequentati e plasmati in passato). 

 

"È l’imbrunire di un limpido giorno di inverno. Nelle placide acque della Zoca de l’oli (la zona è quella del lago di Como, ndr) un anziano pescatore getta silenziosamente le reti dalla piccola barca: davanti ai nostri occhi si rinnovano i millenari gesti dello scambio tra l’uomo e la natura. In lontananza la Grigna innevata giganteggia sopra il lago, chiara nell’ultima luce prima della lunga notte. Ho l’impressione che in questo istante tutto sia come è sempre stato. 

 

Siamo venuti qui dalla vicina Brianza per trascorrere qualche ora del nostro weekend, alla ricerca di ampiezza e tranquillità. Abbiamo voluto percorrere un tratto della famosa Green Way del Lago di Como, un piacevole  itinerario sulla sponda occidentale del Lario che attraversa diversi borghi affacciati su uno dei panorami più celebrati al mondo. La passeggiata si sviluppa lungo antiche mulattiere, strette tra il lago e la montagna che subito si inerpica ripida e boscosa.

 

Camminando in mezzo ai terrazzamenti coltivati è facile accorgersi che la buona esposizione e l’azione mitigatrice delle acque hanno reso il clima di queste zone particolarmente  favorevole alla crescita di essenze inusuali per queste latitudini, prima fra tutte l’ulivo. Passo dopo passo si scorgono i segni di una storia di secolari fatiche, di un lavoro continuo e operoso per rendere coltivabili questi lembi di terra verticali così restii a farsi addomesticare dall’uomo.

 

 

Soprattutto è stupefacente osservare l’armonia che caratterizza i risultati di questi sforzi, sia che si tratti degli intricati paesini di impianto medievale, delle austere chiese romaniche in riva al lago o dei casolari isolati ai margini del bosco. Tra un edificio e l’altro corre un profondo senso di continuità estetica che conferisce a questi luoghi una precisa e  specifica identità, espressa in particolare dal rispetto delle proporzioni e dall’utilizzo dei materiali locali. Soltanto alcuni condomini moderni e gli ingombranti cantieri di grandi ville in costruzione rompono la bellezza e la misura che le generazioni passate hanno saputo custodire e tramandare… È evidente che negli ultimi tempi siano subentrate nuove logiche e nuovi interessi che hanno prevalso in modo sconsiderato sull’eredità ricevuta. 

 

Eppure, ripensando al pescatore che lascia la sponda, anche io mi sento fuori posto come quelle recenti costruzioni. Mi sento un elemento estraneo all’interno di questo ambiente che per millenni è stato modellato da persone la cui sopravvivenza era legata al lago, alla terra, al bosco. Mi accorgo che la mia presenza qui, come visitatore e turista, è l’esito di un processo che contribuisce quotidianamente ad alterare questi luoghi, espropriandoli della loro identità storica. Basta soffermarsi sul fastidioso frastuono di motori che proviene dalla statale per averne la conferma… La “macchina delle meraviglie” che conduce da queste parti i  motociclisti o i ricchi proprietari delle ville è la stessa che ha portato qui anche noi. Ed è la stessa che trasforma quel pescatore in un elemento folkloristico, in una attrazione romantica per la gente di passaggio. Mentre invece quell’uomo è parte viva dell’ecosistema, custode attento dei suoi delicati equilibri e depositario di una tradizione fragile: in lui si perpetua il rispettoso connubio tra gli uomini e il mondo e si compie «il rito del ricongiungimento con la storia dei padri» (Alessandro Ubertazzi in Gente e Terra d’Imagna, 1993). 

 

 

Allora penso che abbiamo bisogno di imparare a riconoscere questo connubio e questa storia, entrando nei luoghi silenziosamente e in punta di piedi. Senza sentircene padroni solo perché abbiamo comprato un biglietto o perché abbiamo visto qualche foto su Instagram. Dobbiamo fare in modo che il nostro “essere  turisti” sappia approfondire e valorizzare l’unicità dei posti che visitiamo. Altrimenti contribuiremo ad alimentare quel “consumismo dei luoghi” che si nutre di cemento e di sguardi superficiali, che schiaccia e stereotipizza ogni diversità. E ci ritroveremo comodamente seduti su una terrazza belvedere a guardare un paesaggio ormai anonimo e impoverito".

 

Testo e foto a cura di Davide Longaretti

SOSTIENICI CON
UNA DONAZIONE
Contenuto sponsorizzato
recenti
Attualità
| 03 marzo | 06:00
Ci ha lasciati a 64 anni l'artigiano e attivista lucchese che dopo la scomparsa del figlio, insieme alla moglie e agli amici, aveva realizzato "Il cammino di Elia", tre giorni a piedi dalla città alla Pania della Croce. Era impegnato anche nei movimenti che denunciano il prelievo senza misura del marmo
Attualità
| 02 marzo | 19:30
Architetto, giornalista e illustratore, Fulco Pratesi ha fondato il Wwf Italia e ha ricoperto il ruolo di presidente della Lipu. Il numero uno della Sat, Cristian Ferrari: "Se oggi possiamo godere delle aree protette e riconosciamo il valore ecosistemico della natura, lo dobbiamo a persone come lui". Il presidente del Cai, Antonio Montani: "Ci lascia una figura fondamentale dell'attivismo ambientalista italiano che ha trasmesso a generazioni i valori di rispetto della natura"
Ambiente
| 02 marzo | 17:02
In queste ore è in atto un miglioramento delle condizioni del tempo che ci traghetterà verso un periodo anticiclonico che comprenderà un po' tutta la prossima settimana. Nel medio lungo termine sembrerebbero in vista nuove fasi di maltempo 
Contenuto sponsorizzato