Valsusa Filmfest, il Festival che attraverso il cinema connette memoria storica, ambiente e inclusione sociale
Cinema e cultura per fare comunità. Il Valsusa Filmfest è un Festival che si connette al territorio, in dialogo con le associazioni e le persone, che tiene il filo della memoria e apre nuovi orizzonti di riflessione. Da quasi trent’anni racconta, attraverso la sua storia, una Valle piemontese ai confini con la Francia utilizzando il linguaggio cinematografico
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Un Festival che si connette al territorio, in dialogo con le associazioni e le persone, che tiene il filo della memoria e apre nuovi orizzonti di riflessione. Da quasi trent’anni il Valsusa Filmfest racconta, attraverso la sua storia, una Valle piemontese ai confini con la Francia utilizzando il linguaggio cinematografico. Lo fa tra aprile e maggio, raggiungendo il suo clou nelle settimane a ridosso della Festa della Liberazione e non è un caso.
La prima edizione risale al 1997: "Tutto nacque da un’idea di Carla Nosenzo Gobetti, nuora di Piero Gobetti, straordinaria promotrice di cultura che, insieme al cineasta e videomaker torinese Armando Ceste, immaginò un Festival che si facesse ponte con le nuove generazioni per il recupero della memoria storica della Resistenza partigiana - racconta l’attuale presidente Andrea Galli -. Coinvolsero Chiara Sasso, da sempre anima della rassegna, e Bruno Carli, partigiano e primo presidente dell’associazione fino al 2002. Dalla sua scomparsa, a lui è dedicato un doppio premio destinato a esponenti di realtà impegnate in difesa dei diritti e dell’ambiente". Il 14 aprile scorso, a ritirarlo al Cinema di Condove è stato il Collettivo di Fabbrica GKN di Campi Bisenzio, modello sindacale partecipativo e rivendicativo. Il Premio locale è stato invece consegnato a Nicolas Marzolino, consigliere nazionale e presidente della sezione torinese dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra: all’età di 15 anni, mentre preparava un campo per seminare patate insieme a due amici, ha perso la vista e una mano a causa di un residuato bellico.
"Due esempi di resilienza contemporanea e di impegno civile che ben rappresentano il nostro Festival - continua Galli -, un contenitore in grado di connettere il desiderio di preservare la Storia e la difesa dell’ambiente grazie a un’anima cinefila. Qui la montagna è molto più di un paesaggio: è da sempre al centro dei diversi filoni. Dai sentieri della Resistenza alla tutela del territorio e della civiltà alpina come luogo del cuore e posto dell’anima. È fatta di frontiere e confini da valicare non soltanto geografici ma anche esistenziali: per accorgersi di quanto urgente sia il tema dell’accoglienza, basta pensare ai migranti che a piedi cercano di raggiungere la Francia". La montagna è al centro di due momenti specifici del Festival: "Cinema in verticale, prologo al Valsusa Filmfest, propone ogni anno un ciclo di film, proiezioni e incontri con autori e alpinisti, e una sezione del concorso cinematografico (oltre 150 opere candidate per cinque categorie di premi) è dedicata alle Alpi". Non solo. La rassegna ha piantato semi di inclusione sociale, da cui è sbocciato “Socialità in festival”, un nuovo ciclo di cortometraggi di autori locali sul tema della disabilità.
Cinema e cultura per fare comunità. Il grande filo rosso che lega l’edizione 2024 è una citazione tratta da un brano di Enzo Jannacci: “Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore. Vengo anch’io? No, tu no”. "Nonostante il tono apparentemente umoristico, la tematica di fondo della canzone è quella della solidarietà e dell’inclusione nei confronti di persone che vivono ai margini della società perché escluse - spiega Galli -. Un tema che riflette la costante volontà di stimolare la riflessione sulla società contemporanea da parte dell’associazione Valsusa Filmfest, offrendo una piattaforma per esprimere speranze, dubbi e desideri riguardo a un futuro migliore, più consapevole, accogliente e solidale. Non importa da dove veniamo, ma ciò che conta è l'impegno comune nel cercare risposte condivise, eque e rispettose".
Dal 12 aprile, la rassegna ha accolto ospiti d’eccezione (uno su tutti, l’attore Paolo Rossi) e portato in scena vite vere come quella di Francesco Foglia, sacerdote, partigiano e deportato, una storia nata al Moncenisio e sviluppatasi tra Italia, Francia, Germania e Brasile. Proseguirà fino al 14 maggio, itinerante lungo otto Comuni della Valle di Susa e con incursioni a Torino. Ad Avigliana è atteso Ettore Bassi con “Il sindaco Pescatore”, a Condove i fondatori del progetto di divulgazione culturale e filosofica Tlon saranno al centro di un evento in ricordo di Michela Murgia, mentre il 14 maggio il regista Giorgio Diritti presenterà il suo ultimo film “Lubo”. Qui il programma completo.
[Foto Valsusa Filmfest]