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Cultura

"Un invito a dialogare con chi in montagna vive ogni giorno". Anni d'oro di Arno Camenisch offre uno sguardo intimo sulle Terre alte

Anni d'oro, di Arno Camenisch, è il libro vincitore della cinquantesima edizione del premio ITAS del libro di montagna. La nostra recensione

di
Luigi Torreggiani
09 settembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

A volte la sera, quando chiudiamo in nostro bel chiosco e spegniamo l'insegna luminosa, mi metto a pensare, ma guarda un po' che cosa non siamo venute a sapere oggi sulla vita degli altri, sì, qui si deposita il sapere. Sapere che è potere, dice la Rosa-Maria, solo che bisogna trattarlo con buon senso

 

Durante il Trento Film Festival ho comprato un libretto sottile, dalla copertina amaranto caratterizzata da un piccolo disegno di una pompa di benzina. Anni d'oro, di Arno Camenisch, era appena stato nominato vincitore del premio ITAS del libro di montagna.

 

Confesso: ho iniziato a leggerlo più volte per poi bloccarmi e passare ad altro. Poi però ne ho compreso lo strano intercedere e l'ho letto quasi d'un fiato, entrando così nell'universo alpino da un punto di vista decisamente insolito: una stazione di servizio posta a 800 metri di quota lungo la strada che conduce a un passo, un chiosco che vende da cinquantun anni un po' di tutto e due colleghe e amiche, Margrit e Rosa-Maria, che condividono da sempre la guida di quella strana astronave-osservatorio.

 

Da quella pompa di benzina, da quel chiosco dalla bella insegna luminosa, è passata la storia: i grandi eventi internazionali e le vicende locali, i vip blasonati e la gente di paese.

 

Ma si tratta davvero di un libro di montagna

 

“Arno Camenisch è pienamente un narratore di montagna” ha spiegato la Giuria del premio ITAS presieduta dallo scrittore Enrico Brizzi, “è cresciuto in piena area alpina, scrive in tedesco e nel romancio del nativo Canton Grigioni, e il punto di vista che adotta sulle Terre alte nel suo ultimo romanzo ha lasciato la giuria incantata. Si potrebbe dire che Camenisch guarda le montagne dal basso, da un punto di transito obbligato per quanti - locali, gitanti o vacanzieri più o meno illustri - si muovono attraverso la valle”.

 

La montagna è in effetti pienamente al centro della vicenda umana narrata nel romanzo, della vita che scorre a volte lenta e noiosa, altre volte veloce e frenetica. Non è un totem, ma neppure uno sfondo. C'è quanto basta per comprenderne il valore, le difficoltà, le forme, il rapporto straordinario e difficile con gli eventi meteorologici. 

 

E le due signore di montagna, che in fondo fanno un mestiere che saremmo portati a definire (erroneamente) di città, ci insegnano con allegria, leggerezza e un po' di sana malinconia, che tutti siamo testimoni del nostro tempo, dei nostri luoghi. E che questa testimonianza assume valore solo se la si racconta, a un compaesano, a un amico, a una collega, a un passante, a dei lettori.

 

“Si sorride e ci si intenerisce leggendo di loro”, ha sottolineato la Giuria, “si riflette su cosa stiano diventando le montagne e si saluta il talento di un autore vero, capace di trovare l’umanità più autentica anche in un posto che per i più rappresenta solo uno scalo tecnico, se non una distrazione inutile lungo la strada che conduce alla propria meta”.

 

Personalmente, dopo questa lettura non guarderò più alle pompe di benzina poste verso i passi di montagna come a un non luogo. E mi verrà la voglia, tra un rifornimento di carburante e un caffè, di fare due chiacchiere, di chiedere a chi vi lavora com'è osservare i monti e il mondo da quel singolare punto panoramico sull'umanità e sui rilievi. Da quei luoghi veri e propri, al tempo stesso statici e in perenne movimento, in cui tutti, proprio tutti, siamo costretti a passare viaggiando verso passi, valli e vette. 

 

Forse Anni d'oro, per noi appassionati, è in fondo proprio questo: un delicato invito a fermarsi a metà strada, a dialogare con chi in montagna vive ogni giorno, al di là delle tante retoriche che permeano le Terre Alte e ben lontani dagli abusati luoghi-cartolina.  

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