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Cultura

Spesso non si visitano i luoghi, ma i social network: nell'era dei selfie viviamo esperienze turistiche sempre più ripetitive e virtuali

Tra fotografie e condivisioni, tra mondo reale e mondo virtuale, prendono forma le esperienze turistiche contemporanee. Una configurazione non semplice da definire, ma pervasiva e capillare, tanto da orientare il nostro sguardo sulla montagna

di
Pietro Lacasella
22 agosto | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Spesso il turista non visita i luoghi, ma le guide turistiche. A dire la verità, da qualche anno questa affermazione sembra un po’ superata. Proviamo allora a riformularla: spesso il turista non visti i luoghi, ma i social network. Sì, perché i social stanno rapidamente rimpiazzando le guide nel conferire alle località una sorta di marchio di garanzia; un certificato di "autenticità".

 

In un mondo che, proprio grazie ai social, parla sempre più per immagini, spesso il turista sale in montagna - macchina fotografica o smartphone alla mano - alla ricerca di scorci paesaggistici capaci di replicare quell’idea di montagna che si è sedimentata nella società e di conseguenza anche dentro di noi. Un’idea che segue dei canoni estetici definiti, rinvigoriti di anno in anno dalla serialità di scatti che tendono a immortalare gli stessi soggetti: più un luogo viene fotografato e condiviso, infatti, e più cresce la sua carica attrattiva.

 

I social network, così come le guide, aiutano a orientarsi in un mondo dove l’offerta turistica si fa sempre più ampia, mentre il tempo per visitare con la tranquillità necessaria tende a scarseggiare. Facilitano a individuare le attrazioni più “iconiche” che, come una metonimia, si fanno parte per il tutto. A ben guardare, però, i social stessi sono diventati un’attrazione (come sottolinea Marco D’Eramo nel libro Il selfie del mondo). Sono parte del successo di un’esperienza che si conclude solo una volta che l’abbiamo condivisa.

 

In questo intreccio tra reale e virtuale, i territori assumono un carattere dicotomico: ai pieni, troppo pieni, del turismo di massa, si alternano i vuoti dei territori esterni rispetto ai principali flussi turistici e alle dinamiche social.

 

Ma ogni tanto accade l’imprevisto: una fotografia che diventa virale, una struttura che invita allo scatto, opere artistiche che motivano un selfie (come il celebre drago di Vaia, da poco risorto dalle sue ceneri) possono improvvisamente offrire a una località i connotati estetici favorevoli alle principali piattaforme online.

 

E così, tra pieni e vuoti, tra fotografie e condivisioni, tra mondo reale e mondo virtuale, prendono forma le esperienze turistiche contemporanee. Una configurazione non semplice da definire, ma pervasiva e capillare, tanto da orientare il nostro sguardo sulla montagna.

 

 

Immagine in copertina dalla pagina Facebook "Drago Vaia"

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