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Cultura

"Se si chiude una scuola si disgrega una comunità". Antonio Albanese a Propaganda Live per raccontare le sfide dei paesi di montagna affrontate dal film "Un mondo a parte"

Questa sera, a Propaganda Live, la trasmissione condotta da Diego Bianchi (Zoro), è stato intervistato Antonio Albanese, attore protagonista insieme a Virginia Raffaele del film fresco di uscita Un mondo a parte del regista Riccardo Milani. Il film ha il merito di puntare i riflettori sulle difficoltà che stanno attraversando molti paesi di Alpi e Appennini. Difficoltà che si propagano di anno in anno, ma di cui ancora si parla poco. "Se chiudi una scuola in un modo o nell’altro si disgrega una comunità, si spezza, si divide, perché devi raggiungere altre località"

di
Pietro Lacasella
29 marzo | 22:47
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Questa sera, a Propaganda Live, la trasmissione condotta da Diego Bianchi (Zoro), è stato intervistato Antonio Albanese, attore protagonista insieme a Virginia Raffaele del film fresco di uscita Un mondo a parte del regista Riccardo Milani (la nostra recensione qui).

 

Il film ha il merito di puntare i riflettori sulle difficoltà che stanno attraversando molti paesi di Alpi e Appennini. Difficoltà che si propagano di anno in anno, ma di cui ancora si parla poco.

 

La trama del film è ambientata nel Parco Nazionale d’Abruzzo, in un paese dove la scuola, con un’unica pluriclasse, è costretta a chiudere per mancanza di alunni. Dinamica purtroppo diffusa in molte aree montane della penisola, che alimenta il circolo vizioso dello spopolamento, costringendo le famiglie a rincorrere un altrove capace di garantire un futuro ai loro figli.

 

“Ti chiederei di spiegare perché una scuola salva un paese – domanda Bianchi ad Albanese – come si arriva a salvare un intero paese salvando un’intera classe e poi una scuola?”

 

"Per i figli in un modo o nell’altro si fa un po’ tutto, se chiudi una classe soprattutto in un borgo così, e la classe poi si sposta a quaranta chilometri da lì, genitori e non solo sono quasi obbligati (anche se non sempre) a cambiare lavoro, a fare veri sacrifici, … Già ci sono maestri che percorrono cinquanta chilometri andare, cinquanta chilometri tornare, e sono veramente degli idoli, per gestire delle piccole classi. Ci vuole una passione immensa, è un lavoro faticosissimo. E quindi se chiudi una scuola in un modo o nell’altro si disgrega una comunità, si spezza, si divide, perché devi raggiungere altre località”.

 

Nell’intervista si parla anche di “restanza”, neologismo coniato dall'antropologo Vito Teti che nel film emerge strappando un sorriso. La restanza - si legge nell'Italiano digitale. La rivista della Crusca in Rete - "è l'atteggiamento di chi, nonostante le difficoltà e sulla spinta del desiderio, resta nella propria terra d’origine, con intenti propositivi e iniziative di rinnovamento”.

 

“Un altro tema fondamentale – ha proseguito Albanese – è quello di non abituarsi al peggio, perché noi tendenzialmente in certi casi, in certe situazioni, ci stiamo abituando al peggio. Quindi non bisogna rassegnarsi, decidere insieme, con solidarietà, con umanità, con aggregazione e integrazione perché bisogna reagire”. Ecco, Un mondo a parte racconta anche di questo.

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