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Cultura

"Quando le Dolomiti saranno tutte un autodromo, la loro poesia andrà a farsi benedire". Il monito lanciato da Dino Buzzati incentiva la mobilità dolce

L'EDITORIALE. Quando, nei mesi di grande afflusso turistico, le città si riversano nello spazio minuto delle vallate montane, è conseguenza diretta un'inevitabile concentrazione di automezzi. Dinamica, questa, già denunciata nel 1952 dallo scrittore bellunese Dino Buzzati e che invita a riflettere sulla necessità di incentivare la mobilità dolce

di
Pietro Lacasella
29 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Un giorno, quando le Dolomiti saranno tutte un autodromo, la loro poesia andrà a farsi benedire”.

 

Così scriveva Dino Buzzati nel 1952 e aveva parzialmente ragione. Parzialmente perché concentrarsi sulle sole Dolomiti è allo stesso tempo troppo generico e troppo limitato. Infatti, se da un lato tra le Dolomiti esistono ancora oggi valli poco frequentate, dall'altro negli ultimi settant'anni gli "autodromi" non solo hanno raggiunto altre località alpine, ma si sono espansi anche lungo la dorsale appenninica.

 

Quando, nei mesi di grande afflusso turistico, le città si riversano nello spazio minuto delle vallate montane, comprensibilmente caratterizzate da una rete viaria ridotta, è conseguenza diretta un'inevitabile concentrazione di automezzi. Soprattutto perché, per molti, l'uscita in montagna rappresenta una ghiotta occasione per sfoggiare SUV, moto o auto sportive e, ovviamente, per disegnare traiettorie rumorose tra i tornanti.

La poesia in questo modo diminuisce, così come si riduce notevolmente il valore dell’esperienza di chi sale in montagna alla ricerca di sprazzi di quiete, oppure (e questa è per me la cosa più importante) si abbassa la qualità della vita di chi abita in montagna.

 

"In agosto cerco di muovermi il meno possibile per finalità extra lavorative", mi ha confidato la scorsa estate un operatore forestale dell’Altipiano dei Sette Comuni, "ogni volta che devo spostarmi perdo due ore!"

 

La mobilità dolce può essere un antidoto all'eccessiva concentrazione di veicoli; uno dei piloni da posare per costruire una pianificazione turistico-territoriale rinnovata. Molto interessante è quindi il progetto Trekking con Treno che, come si legge nel sito, “vuole essere un invito a riscoprire a piedi o in bicicletta il paesaggio, la natura e i personaggi di un territorio ricco di storia, guidati dagli accompagnatori volontari del CAI, da raggiungere con il treno, in un’ottica di ecosostenibilità dei trasporti. Ampio e variegato il programma dei trekking lungo i sentieri dell'Appennino fino agli orizzonti della Pianura, passando per le dolci colline”.

 

Rinunciare all'automobile non è semplice e sono il primo ad esserne consapevole. Soprattutto perché a volte è complicato raggiungere alcune località servendosi esclusivamente dei mezzi di trasporto pubblici.
Ciononostante, incentivare con più decisione la mobilità dolce, renderla attraente da un punto di vista sociale (perché è davvero un'esperienza di viaggio più ampia e divertente) può essere un primo, grande, passo per offrire una nuova veste alle nostre montagne.

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