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Cultura

Quando la narrazione di Stefano Mancuso supera i confini della divulgazione scientifica: due casi emblematici

A partire da due recenti casi di cronaca, che hanno sollevato un aspro dibattito all'interno della comunità scientifica, Luigi Torreggiani su "Il Tascabile" della Treccani cerca di individuare i confini della divulgazione scientifica. L'articolo, intitolato "Botanic Wars", è un invito a riflettere che ci sentiamo di condividere e diffondere

di
Redazione
13 ottobre | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Negli ultimi anni il nome di Stefano Mancuso, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze, nonché saggista e divulgatore di grande successo, è balzato spesso agli onori delle cronache. Sia per la sua notorietà sempre più crescente che per le alcune proposte e idee contestate dalla comunità scientifica.

 

È il caso, ad esempio, della recente presa di posizione di tre Società scientifiche nata attorno al "Bosco delle Neofite" di Prato, che abbiamo raccontato su L'AltraMontagna. È anche il caso della roboante proposta di "piantare mille miliardi di alberi" per rallentare la crisi climatica, contestata da numerosi ricercatori ed esperti.

 

In generale, la riflessione attorno a certe narrazioni care a Mancuso e ad altri scienziati-divulgatori e autori di "nature writing" è sempre più fonte di dibattito anche a scala internazionale, come abbiamo raccontato in questo articolo a partire da una riflessione apparsa sul Guardian. 

 

Per questo "Il Tascabile", la rivista di approfondimento della Treccani, ha scelto di approfondire il tema attraverso un articolo del nostro collaboratore e membro del Comitato scientifico Luigi Torreggiani, che a partire da fatti recenti di cronaca che coinvolgono Mancuso in prima persona (proprio i casi del Bosco delle Neofite di Prato e della proposta di piantare mille miliardi di alberi) si interroga su dove si colloca il confine tra "una divulgazione scientifica onesta e un’altra che, al contrario, finisce per essere tendenziosa". L'articolo è intitolato: "Botanic Wars", a sottolineare l'accesissima discussione attorno a questi temi. 

 

"L'articolo non è un’accusa contro la persona di Mancuso, che ha il merito di saper parlare a tantissime persone sensibilizzandole su temi cruciali come la crisi climatica", ha spiegato Torreggiani, "l'obiettivo è cercare di mettere a fuoco, di cartografare mentalmente, quelli che ho definito i confini della divulgazione scientifica. La riflessione è dedicata a tutti coloro che, con fatica, provano a cimentarsi in questa sfida difficilissima non eludendo la complessità, con molto meno successo di certe star del nature writing, ma mantenendo un equilibrio a mio avviso prezioso".

I due casi citati permettono di comprendere quanto possa essere sfumato e labile il “confine” citato da Torreggiani e di focalizzare i molti modi in cui gli scienziati-divulgatori rischiano di sconfinare, a cominciare dall’umanizzazione forzata della natura, evidentemente efficace ma al tempo stesso rischiosa. Ma anche l’occultamento della complessità dei fenomeni per rendere un messaggio più semplice e accattivante, la divulgazione di dati non corretti e la promozione di soluzioni non realizzabili pur di far colpo sull’opinione pubblica, l’omissione degli ostacoli oggettivi di una proposta per renderla più credibile, la diffusione di messaggi fuorvianti, potenzialmente in grado di confondere il pubblico e portare quindi a scelte e investimenti, personali e collettivi, non adeguati o addirittura peggiorativi.

 

"Se uno o più di questi confini viene superato, il fine della divulgazione – per quanto condivisibile – non può giustificare i mezzi, perché i danni culturali e materiali potrebbero rivelarsi ben maggiori dei benefici", si sottolinea nell’articolo.

 

Piero Angela, citato più volte nel pezzo, scriveva che: "Una nobile emotività può essere suscitata rivolgendosi a una qualità che tutti gli esseri umani posseggono, sia pure in misura diversa: la curiosità, il desiderio di conoscere, il piacere di scoprire".

 

"Per fare questo non serve per forza banalizzare, umanizzare, edulcorare, ingannare o confondere", sottolinea Torreggiani nell’articolo, "al contrario, nel racconto della scienza si tratta proprio di riuscire a far emergere tutto il fascino della complessità. È proprio in questo spazio che dovrebbe collocarsi il confine della divulgazione scientifica: tradurre con emozionalità temi fondamentali per le nostre vite, stimolare la curiosità e il piacere della scoperta, ma senza eludere la complessità, elemento fondamentale per comprendere appieno ogni fenomeno, affinché si possa essere tutti più consapevoli delle proprie azioni e di quelle collettive".

 

Una visione che come L'AltraMontagna abbiamo sposato fin dall'inizio della nostra avventura e che, giornalmente, ci impegniamo a rispettare. Per questo vi invitiamo a leggere e condividere questo approfondimento.

 

Per leggere l'articolo: https://www.iltascabile.com/scienze/botanic-wars/

 

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