"Portare tutto da casa, ha poco senso. Entrare nella bottega è vettore di valori e opportunità": Marco Bussone replica sul tema dell'invito ad acquistare prodotti tipici in montagna
In un articolo pubblicato su L'AltraMontagna, Luca Martinelli, proponeva una riflessione sull'invito ad acquistare prodotti "tipici" rivolto a chi si reca in montagna per qualche giorno a partire dalla denuncia di Uncem sulla progressiva desertificazione delle botteghe nei piccoli paesi isolati di collina e montagna. Marco Bussone, presidente di Uncem, in una lettera al giornale, risponde con una personale riflessione
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In un articolo pubblicato su L'AltraMontagna, Luca Martinelli, proponeva una riflessione sull'invito ad acquistare prodotti "tipici" rivolto a chi si reca in montagna per qualche giorno a partire dalla denuncia di Uncem sulla progressiva desertificazione delle botteghe nei piccoli paesi isolati di collina e montagna.
Marco Bussone, presidente di Uncem, in una lettera al giornale, risponde con una riflessione che riportiamo di seguito.
"Quando vent'anni fa con la Camera di Commercio di Cuneo, Uncem ha voluto importare dalla Francia la campagna "compra in valle, la montagna vivrà" non immaginavamo che si sarebbe arrivati a una desertificazione commerciale nei paesi così forte. Poco da allora si è fatto. Un bando del fondo montagna nazionale, per incentivare consegne a casa (prima della pandemia) e altri servizi locali. Poche le risorse disponibili. Andrebbe rivisto e replicato. 200 Comuni senza negozi e senza bar, 500 a rischio, con meno di tre esercizi. Non devo dire qui cosa rappresenti un luogo come questi stia in un paese. E non voglio raccontare qui l'impegno di tanti Sindaci, di Cooperative, di comunità, di imprese per mantenere quei presidi. Posso ancora aggiungere l'importanza del lavoro per una tassazione differenziata di queste e altre attività, in mezzo a enormi difficoltà di bilancio, per Stato e Regioni. Eppure è una battaglia necessaria, complicatissima, che ci deve toccare tutti. E mobilitare tutti. Penso a Slow Food e a Carlin Petrini, che spesso ha parlato di difesa delle botteghe dei paesi. Alle Associazioni di categoria, naturalmente, ma anche a Legambiente e a soggetti che si possono azionare congiuntamente.
La prima sfida è culturale, tocca i comportamenti individuali dei singoli, un nuovo senso civico. Poi vi è un livello politico e istituzionale, come ho accennato in sintesi, al tema della fiscalità e delle imposte. Ravvedo anche il piano organizzativo e operativo, legato ai flussi, alla logistica dei prodotti, alla mobilitazione lungo una valle, alla necessità di piattaforme per coordinare più esercizi commerciali e di somministrazione, riducendo i costi e gli intermediari.
Altro piano interessante da approfondire è quello connesso a come i negozi sono "formati". La formazione del personale e dei proprietari, la capacità di accoglienza, la fidelizzazione che può nascere - anche di turisti e avventori occasionali -, ovviamente di ci chi vive. Formarsi vuol dire anche sorriso e capacità di entrare in relazione. Possono fare la differenza rispetto a grande distribuzione ed e-commerce. Quest'ultimo può essere strumento per allargare il campo, aumentare le vendite fuori dal territorio. Interessante nel 2017 l'analisi del colosso Amazon e il picco di vendite (in percentuale in base al numero di abitanti) nei piccoli Comuni montani cuneesi. Uno degli elementi della campagna Uncem è sempre stata legata all'e-commerce: quando torni a casa quei prodotti li potresti trovare ancora su siti di vendita on line di territorio, di valle. Che permettono di ritrovarli, dopo averli provati la prima volta e aver conosciuto il contesto dove sono prodotti o venduti. Per questo come Uncem avevamo creato 15 anni fa, in tempi non sospetti, il sito di vendite on line bottegadellalpe.it. Ancora funzionante. Con piccolissimi produttori e trasformatori dei territori.
Luca ha ragione. Abbiamo necessità di incrociare al ragionamento attorno ai bar e ai negozi diverse altre questioni. La prima è come questi siano "luoghi di comunità", punti di riferimento dei e nei piccoli Comuni. Le Cooperative di comunità che gestiscono questi luoghi hanno sicuramente molto di virtuoso da raccontare. Due, come i luoghi diventano centri multiservizio, ovvero uniscono alla vendita di prodotti (perlopiù alimentari) la somministrazione e l'erogazione di servizi (brutto il termine "erogazione", ma per capirci: informazioni turistiche, accesso ai servizi digitali della PA, altre opportunità date dalle Istituzioni pubbliche). E pure spedizione e invio di pacchi, nonché co-working. Alcuni già esistono, anche in altri Paesi UE, ma molto è da fare. Non solo vendita, aumenta potenziali fatturati.
Uncem, con un progetto di qualche anno fa, ha anche studiato impostazione e render di questi centri multiservizio. Che potrebbero avere anche formule "leggere" di franchising nei Comuni montani, come ho ad esempio visto nello Yorkshire. Con "catene" nei piccoli paesi rurali, capaci di abbassare i costi per i proprietari, rispettare i luoghi (inserendosi in strutture esistenti e non con nuove costruzioni), garantire un rendimento fisso al gestore. Si può osservare la schematizzazione in un render.
Il tema di quali siano i "prodotti tipici" non è banale. Qui si aggancia il fronte "come sono prodotti", da chi, per chi. Offerta di prodotti di qualità, sottende la necessità di buona agricoltura e allevamento. È complesso racchiudere analisi in breve, che interesserebbero anche uso marchi, rapporto tra chi produce, chi vende e chi consuma. Abbiamo intere produzioni lattiero-casearie, per dirne una, totalmente da riqualificare, con prodotti che escono dalle stalle a 4/5 euro al chilo, per poi fare diversi passaggi tra "affinatori" e "commercianti", prima di arrivare sui banchi frigo a 17/20 euro. C'è molto da ripensare. Devono fare di più anche i "distretti del commercio" e parallelamente i "distretti del cibo" che molte Regioni hanno istituito: dico però che occorre avere un unico soggetto istituzionale (Comunità montana o Unione montana) per un solo ambito territoriale che metta insieme diverse politiche. Altrimenti si ingenera caos, fragilità ulteriore, difetto di competenze e di dialogo. Molti GAL hanno attivato soluzioni e finanziamenti. Un buon passo.
Prodotto tipico, ha ragione Luca, può essere un inganno. Devo dire, che guardando al mio paese, a tanti altri paesi, dove la vocazione turistica non è ai massimi, dove c'è ancora un paese e una piccola comunità (che soffre l'inverno demografico) sarebbe già importante che chi vive sul territorio entrasse almeno qualche volta nei pochissimi negozi e nel bar rimasto. E così chi passa in quel paese occasionalmente. Se fa un escursione al passo, sul versante, lungo il tracciato per MTB, si fermi prima nel bar e nel negozio. Compri anche non dei prodotti tipici. Ma spenda qualche euro. Non sembri banale questo invito, Direttore. Portare tutto da casa, ha poco senso. Potrà sembrare più economico, qualche euro in meno nel supermercato sotto casa lo si spende - il prosciutto, almeno una tipologia, anche prodotto con maiali UE, si trova in offerta - ma entrare in quel piccolo negozio è vettore di altri valori e di altre opportunità.
Si intrecciano molti piani complessi, e vale la pena con L'Altramontagna di approfondirli. La complessità è regola per i territori e per il nostro impegno. Non sia la semplificazione di un claim, come "compra in valle, la montagna vivrà" (o anche: "compra qui, il tuo paese vivrà"), comunque di facilissima comprensione a tutti, a fermare impegno politico (per la fiscalità differenziata, a partire dalla prossima discussione sul ddl nazionale montagna) e istituzionale nel lavoro con Enti locali, Comuni insieme, Associazioni datoriali. C'è il modello francese dei "mille cafés", si possono indagare altre soluzioni e interventi in altri Paesi UE.
Nuove formule organizzative, unite all'impegno di tutti, di ciascuno per le proprie funzioni, fanno la differenza. Anche per avere migliori formule di gestione e riconoscimento dei "prodotti tipici", nei negozi e nei bar dei paesi che anche noi oggi, con il nostro impegno a entrarci, possiamo salvare".