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Cultura

"Non indignatevi per il taglio di un albero: prima cercate di capirne il motivo". Leggere Mario Rigoni Stern aiuta a considerare le montagne come uno spazio di convivenza

(L'editoriale) Eliminare dalla narrazione delle foreste e delle montagne italiane la presenza umana, oltre a proiettare in uno scenario fiabesco e scollegato dalla realtà, risulta controproducente per recuperare un legame bilanciato con il territorio. Questo legame emerge a più riprese in Mario Rigoni Stern

di
Pietro Lacasella
29 luglio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“Camminando per i boschi vi potrebbe sorprendere un’abbattuta di alberi, ma prima di indignarvi o di andare a protestare, guardatevi attorno e cercate di capire il perché del taglio: osservate le piante al suolo, quelle rimaste in piedi, quelle che stanno crescendo e il sottobosco. Forse potreste arrivare a intuire da soli le ragioni di quello che ritenete un 'disastro'. Queste operazioni, apparentemente semplici, richiedono preparazione e studio. Non assistito dagli interventi degli esperti il bosco si inselvaticherebbe, tanto da diventarci ostile”.

 

Così scriveva Mario Rigoni Stern in Stagioni.

 

"Ovviamente il concetto di 'ostilità' - si legge sulla rivista Sherwood - forse criticabile da alcuni punti di vista, era nel pensiero dell'autore legato alla minore capacità dei boschi non gestiti di erogare tanti di quei servizi ecosistemici che come società chiediamo quotidianamente alle foreste". 

 

Leggere Mario Rigoni Stern - aggiungo io - è sempre stimolante perché aiuta a guardare alle montagne nella loro complessità. Di sicuro a molti questa citazione farà storcere il naso, perché nell'immaginario collettivo i boschi italiani sono diventati culla di una natura incontaminata che in pianura è stata annientata. Allo stesso tempo però da questa natura incontaminata "eroghiamo quotidianamente servizi ecosistemici".

 

Una sorta di contraddizione che ci esorta a concepire le nostre montagne non più come uno spazio di assenza, perché la presenza umana c'è ed è ancora ben radicata nonostante lo spopolamento. 

 

Piuttosto dovremmo intenderle come un luogo di convivenza. È proprio sulla convivenza, infatti, che bisogna iniziare a lavorare per incentivare un maggiore equilibrio con ambiente. 

 

Scrivendo Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano insieme a Luigi Torreggiani, sono arrivato alla conclusione che eliminare dalla narrazione delle foreste e delle montagne italiane la presenza umana, oltre a proiettare in uno scenario fiabesco e scollegato dalla realtà, risulta controproducente per recuperare un legame bilanciato con il territorio.

 

Questo legame emerge a più riprese in Mario Rigoni Stern: anche per questo è stato e continua a essere uno dei maggiori interpreti letterari dei territori montani.

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