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Cultura

"L’idea era di far uscire dalle mura questo tesoro". La biblioteca apre una sede distaccata in quota, perché "la cultura può salvare la montagna"

La Fondazione Angelini, istituzione di riferimento nell’ambito della cultura alpina per la sua vasta biblioteca, i preziosi archivi e l’attività di ricerca, ha inaugurato una sezione distaccata della biblioteca di montagna all’interno del Rifugio Settimo Alpini, tra le Dolomiti bellunesi. Ecco com’è nato il progetto

di
Valentina Ciprian
15 settembre | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dalle pareti del palazzo storico nel centro di Belluno a quelle rocciose della Schiara: la biblioteca della Fondazione G. Angelini - Centro Studi sulla Montagna sale in quota, inaugurando una sezione distaccata al rifugio Settimo Alpini, nel cuore delle Dolomiti bellunesi. Da quest’estate, infatti, chi frequenta il “Settimo” può trovare una cinquantina di volumi ed entrare in contatto con l’archivio di Piero Rossi, che tramanda il patrimonio culturale di una delle figure di maggiore rilievo dell’alpinismo bellunese, tra i “padri fondatori” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. 

 

L’iniziativa segna un piccolo, significativo, passo nella diffusione della cultura alpina direttamente nei luoghi in cui essa vive e si respira. Per il Settimo Alpini rappresenta un’occasione per offrire agli escursionisti l’opportunità di approfondire la conoscenza del territorio, passando dai sentieri alle pagine delle pubblicazioni disponibili in rifugio. Per la Fondazione Angelini è un modo per intercettare un nuovo pubblico di fruitori, in una sede inusuale ma quantomai in linea con la propria missione. 

 

È infatti un'istituzione di riferimento nell’ambito della cultura di montagna per la sua vasta biblioteca, i preziosi archivi e l’attività di ricerca, impegnata non solo nella conservazione di un importante patrimonio culturale, ma anche nella sua divulgazione. La biblioteca costituisce il pilastro principale della Fondazione: è nata dalla collezione personale di Giovanni Angelini, che comprendeva un ricchissimo insieme di opere, volumi, stampe, acquerelli, fotografie, cartografia antica e molto altro, e che oggi include vari tipi di materiali e pubblicazioni accomunati dalla specificità sulla montagna. Al corpus della biblioteca si aggiungono inoltre gli archivi di montagna custoditi dalla Fondazione, come ad esempio il fondo di Piero Rossi e quelli di altri alpinisti.

 

 “L’idea era di far uscire un pochino dalle mura questo tesoro. Fare in modo che ci fosse un segnale verso le persone, verso chi è interessato alla montagna, e dare loro un semplice aggancio” spiega Anna Angelini, referente della Fondazione. “L’importanza di questi progetti è far conoscere questo patrimonio e fare in modo che sia utile, cioè che i libri siano a tutti gli effetti uno strumento”

 

 

Offrire a escursionisti e appassionati un facile punto di accesso alla conoscenza e alla cultura del territorio che stanno esplorando, andandogli incontro e creando un contatto immediato e naturale con il patrimonio custodito negli archivi e nella biblioteca che ha sede a Belluno: l’idea, già sperimentata in passato dalla Fondazione Angelini al rifugio Bosconero grazie alla disponibilità di Monica Campo Bagatin (la compianta rifugista che per oltre 30 anni ha accompagnato la storia di quel rifugio alpino tra le Dolomiti della Val di Zoldo), ha trovato ora nuova concretezza grazie alla collaborazione con i giovani gestori del Settimo, Chiara Dall'Armi e Fabrizio Gaspari. 

 

Il tutto rientra nell’ambito di un progetto del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi che punta a valorizzare gli archivi di montagna custoditi dalla Fondazione, a partire dai fondi che raccolgono il materiale di figure particolarmente legate al territorio del Parco. 

 


Anna Angelini (a destra) con Fabrizio Gaspari e Chiara Dall'Armi, sullo sfondo un pannello relativo a Piero Rossi

 

Il dato curioso è che la piccola biblioteca di montagna avviata dalla Fondazione Angelini al Settimo Alpini è gestita a tutti gli effetti come una sezione distaccata della sede principale: i libri vengono etichettati e catalogati ed è possibile consultare i titoli disponibili in Opac, il catalogo collettivo del Servizio Bibliotecario Nazionale. 

 

“ Al momento ci sono una cinquantina di volumi, che includono una parte delle pubblicazioni della Fondazione Angelini, quindi per esempio i volumi sul Pelmo e sul Civetta, quelli sui Monti del Sole, gli Spiz di Mezzodì, le montagne di Longarone - racconta Chiara Dall’Armi -. Abbiamo poi libri dedicati alla frequentazione della montagna, su com'è lavorare o vivere in montagna, libri di alpinismo e pubblicazioni relative ai progetti della Fondazione Angelini e materiale informativo del Parco”. 

 

L’idea è che ci possa essere un'implementazione progressiva e che la sezione nel tempo si ingrandisca con nuove acquisizioni. Cosa che del resto è già avvenuta, perché nel corso dell’estate il rifugio ha organizzato incontri con gli autori e presentazioni di libri (come ad esempio Controstoria dell’alpinismo), che sono andati poi ad arricchire gli scaffali in legno della saletta del Settimo. 

 

La biblioteca si trova infatti in una delle sale del rifugio dove gli escursionisti si fermano a mangiare, specialmente la sera, trovano riparo quando piove o trascorrono del tempo prima di andare a dormire. La giovane rifugista del Settimo racconta: “Eravamo curiosi di vedere come sarebbe stata accolta questa novità, anche perché qui abbiamo molti escursionisti stranieri”. Il rifugio si trova infatti lungo il percorso dell’Alta Via numero 1 delle Dolomiti e l'itinerario transfrontaliero della Monaco - Venezia. “In realtà, dato che diversi volumi contengono qualche articolo in tedesco e in inglese, ha riscosso successo, perché nei momenti di pausa la gente si mette lì a sfogliare e trova qualcosa di interessante. Questa piccola biblioteca di montagna rappresenta un incontro fortuito con la conoscenza e la cultura del luogo, che male secondo noi non può fare”. 

 

 

Durante la stagione estiva, il rifugio Settimo Alpini ha proposto un calendario ricco di eventi anche a carattere culturale: “Si sono create delle bellissime situazioni, nell’atmosfera raccolta del rifugio. Per me rifugio vuol dire condivisione, in generale. Condividere anche esperienze culturali, in questo caso: è stato magico in entrambe le occasioni” commenta Chiara. Che spiega com’è nata l’idea di organizzare eventi in rifugio: “Volevamo creare un filone di comunicazione con la città, perché di fatto il Settimo è veramente vicino a Belluno. Ci piaceva l'idea di creare un collegamento con la comunità bellunese, che noi sentiamo presente in termini di aiuto che ci viene offerto, con l’intento di restituire qualcosa da parte nostra”. 

 

Nel frattempo, scendendo idealmente lungo il corso dell’Ardo e spostandosi dalla Schiara al centro storico, l’estate è stata proficua anche per la Fondazione G. Angelini, attiva su vari fronti. “Non ci siamo mai fermate: stiamo portando avanti le interessanti collaborazioni con il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e la Fondazione Dolomiti Unesco - spiega Anna Angelini -. Con quest’ultima realizziamo anche il progetto ‘Io vivo qui’, con le scuole di primo e secondo grado di tutta la provincia di Belluno. Vi aderiscono con entusiasmo tante classi e tanti insegnanti ed è prezioso perché riguarda il riconoscimento delle unicità del patrimonio culturale e del territorio bellunese, coinvolgendo attivamente i ragazzi”. 

 

Dagli archivi degli alpinisti, nasce un continuo lavoro di ricerca e studio, che porta ad esempio a confrontare il materiale di un tempo con la situazione attuale del Parco. Negli ultimi mesi, la biblioteca della Fondazione è stata interessata da un importante riordino e da nuove acquisizioni specialmente nella sezione dedicata alle guide e in quella rivolta a bambini e ragazzi, che è stata notevolmente implementata. 

 

“Mi preme ricordare che tutto il materiale custodito dalla Fondazione - biblioteca e archivi - è  vincolato e tutelato dalla Soprintendenza. E questo per noi è un grande beneficio, perché sappiamo di essere in ottime mani ma soprattutto perché significa che questo materiale è pubblico, è di proprietà dello Stato, e dunque è aperto alla fruizione di tutti”, afferma Anna Angelini, raccontando l’impegno per assicurare agli utenti l’accesso alla consultazione dei materiali nonostante il periodo complesso dovuto alle sorti (incerte) dell’edificio storico del Monte di Pietà.

Tempo fa era stato diffuso un appello a sostegno della Fondazione, sottoscritto da moltissime persone. “L’appello rimane sempre valido nel suo significato, perché dice che la cultura può salvare la montagna, ed è questo, in fondo, il tema centrale”. 

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