Lorit, l'opera teatrale che racconta la monocultura dello sci nell'era dei cambiamenti climatici
Lorit, un'opera ambientata in Tirolo e dedicata all’esplorazione critica e satirica dei lati oscuri di un turismo invernale straripante e delle sue conseguenze, arriva con una prima assoluta in Trentino Alto Adige
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Chi siamo quando tutto intorno a noi si disintegra? Cosa rimarrà di noi? Come possiamo andare avanti? Nessuno può fuggire, se siamo tutti sulla stessa barca, o meglio, sulla stessa cabinovia.”
Lorit, opera ambientata in Tirolo e realizzata da un gruppo di giovani professionisti basati a Innsbruck, e dedicata all’esplorazione critica e satirica dei lati oscuri di un turismo invernale straripante e delle sue conseguenze, è arrivata con una prima assoluta in Trentino Alto Adige. La storia, accompagnata da una parte dell’Orchestra Haydn, si realizza tramite cinque figure allegoriche: la Morte interpretata dal Bernhard Wolf, il Turismo da Manuel Ried, il Padrino della funivia nella persona di Jubin Hossein Amiri, il Bel Paesaggio con Laura Schneiderhan e infine l’Ultima Generazione con Milena Pumberger. L’ambientazione è quella di una cabina in un impianto di risalita durante l’ultimo giorno dell’ultima stagione sciistica dell’umanità.
“Sul livello più superficiale - racconta la regista Christina Polzer - la trama è piuttosto semplice: ci sono le cinque figure allegoriche, che vogliono sciare per l'ultima volta, ma una grande tempesta li colpisce e si trovano bloccati all’interno dell’impianto di risalita, ad aspettare di essere salvati”. Mentre attendono, i personaggi decidono di fondare un proprio stato, all’interno della cabina dell’impianto, dal nome Lorit, Tirolo al contrario, perché in esso tutto funziona secondo regole opposte a quelle che attualmente governano il Tirolo e l’utilizzo della montagna in esso.
“Se andiamo al di sotto del livello più superficiale, quello che c’è sotto sono le questioni del turismo di massa, di come trattiamo il paesaggio, la natura - spiega Polzer - ci chiediamo: ma la montagna ha dei diritti? E se si, quali sono?”. Un tema ricorrente in tutti i 90 minuti di spettacolo è quello del cambiamento climatico, che rende quello dello spettacolo, effettivamente l’ultimo inverno per i protagonisti, e che spinge quindi la riflessione sul futuro del turismo fondato sulla monocultura dello sci da discesa come la conosciamo oggi. La regista ci tiene a sottolineare che si tratta “chiaramente di una tematica molto complessa, ci sono delle implicazioni economiche e sociali nel parlare del futuro di questo tipo di turismo - è ciò che ha portato ricchezza nelle zone rurali”. E su questo tema si innesta anche il modo di porsi al pubblico dell’opera e della compagnia: “anch'io, come del resto anche tutti gli altri membri del gruppo, ho vissuto questa esperienza. Sono domande che tutti e tutte noi che abbiamo realizzato questo spettacolo ci siamo fatti, nei nostri pensieri, e abbiamo pensato questo spettacolo non per dare delle risposte, ma per porre anche al pubblico le domande che noi stessi avevamo”.
“L’opera – precisa la regista – non è solo una semplice critica al turismo di massa e allo sfruttamento della natura: è l’illuminazione di un microcosmo a cui le persone in Trentino-Alto Adige possono riferirsi perché lo conoscono e capiscono, perché li riguarda direttamente. Non è solo una storia sullo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi: è una storia sull’aggrapparsi a un passato glorificato che non può essere più ripristinato”.
Lorit è il progetto vincitore dell’edizione 2023 del concorso di teatro musicale Fringe, promosso dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, ed è stato premiato dalla giuria con la seguente motivazione: “oltre all’allestimento ben architettato, che stimola la riflessione. A convincerci sono stati sia il tema, sia il fatto che quest’opera è di grande attualità. Prendendo le mosse dalla tradizione dei drammi morali, l’opera affronta i principali eventi, le circostanze e i temi del presente e del futuro”.