Le carote di ghiaccio permettono veri e propri viaggi nel tempo: "I ghiacciai raccontano" non è solo un saggio rigoroso, ma anche un libro avvincente
Giovanni Baccolo, membro del Comitato Scientifico de L'AltraMontagna e ricercatore all'Università Roma Tre, ricostruisce il clima del passato studiando il ghiaccio. Baccolo sarà uno degli ospiti del festival (18-20 ottobre) che il nostro quotidiano ha organizzato a Trento, assieme alla casa editrice People, nell'ambito di Autumnus, durante il quale presenterà il suo ultimo libro "I ghiacciai raccontano"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Giovanni Baccolo è una delle firme più importanti di questo quotidiano e un membro autorevole del suo Comitato Scientifico. Ricercatore presso l'Università Roma Tre, studia le carote di ghiaccio per ricostruire le condizioni climatiche del passato e i processi naturali tipici degli ambienti freddi. Cerca di leggere la Natura come un vero e proprio libro e si dedica alla divulgazione, anche attraverso il blog Storie Minerali.
Per questo, scrivere qui una recensione del suo libro, "I ghiacciai raccontano", uscito per People, non è un esercizio banale, perché Baccolo accompagna in modo continuativo i lettori dell'AltraMontagna nella compresione di cosa sta accadendo ai ghiacciai, quelli alpini e non solo (qui l'ultimo articolo, uscito il 16 ottobre, che siega perché crepacci circolari e calderoni glaciali siano il segnale "che i ghiacciai si stanno disintegrando sotto i nostri occhi").
Inizio allora con il dire che "I ghiacciai raccontano" è uno dei testi più avvincenti che ho letto nel 2024, allargando la classifica non solo ai saggi: il motivo è evidente, come spiega nella prefazione il nostro Pietro Lacasella: i ghiacciai rappresentano un elemento di fascinazione incredibile per chiunque ami le montagne; non tutti, però, hanno la possibilità di sperimentarlo direttamente e così ogni notizia che li riguarda assume un significato particolare. Fa male, perciò, capire che il 2001 è stato l’ultimo periodo in cui c’è stato, per i ghiacciai alpini, quelli che interessano più da vicino il nostro Paese, un leggerissimo bilancio positivo. Che da allora, in modo inesorabile, chi studia la glaciologia alpina è assolutamente sicuro che il bilancio annuale sarà negativo.
Un dato impressionante, specie se collegato una frase, relativa ai ghiacciai alpini, che torna più volte nel libro, come se l'autore volesse che questa informazione fosse ben chiara al lettore: quelli sono i 3.500 metri, “sono oggi immersi in un clima che è incompatibile con la loro esistenza”. Tredici parole, che probabilmente siamo abituati ad associare a specie animali (tra cui l'uomo), in testi che lamentano il rischio di perdita di biodiversità. Fa bene Baccolo ad associare questo concetto ai ghiacciai, segnalando come non esista più un dialogo costruttivo tra i ghiacciai e il clima, per cui quelli al di sotto dei 3.500 metri non sono più capaci di conservare la neve e inevitabilmente hanno bilanci negativi, andando lentamente a scomparire, continuando ad esistere solo per inerzia. Così facendo, rende più vicino il ciclo di vita di un ghiacciaio (altro tema ampiamente esplorato nel libro) a qualcosa di comprensibile per ognuno di noi, andando poi a spiegare che stiamo perdendo integralmente questo ecosistema, un habitat ancora poco studiato e poco conosciuto, che sta scomparendo in toto proprio mentre stiamo imparando a conoscerlo.
Questa conoscenza, ci fa capire Baccolo, è qualcosa di fondamentale, perché i ghiacciai sono capaci di raccogliere, accumulare e conservare un sacco di informazioni meteorologiche e climatiche, e più in generale su quanto avvenuto in passato. Se oggi conosciamo meglio il sistema climatico, molte informazioni sono arrivate dai ghiacciai. Quelli polari, in particolare, ci hanno permesso di studiare le cose andando più indietro nel tempo, avendo cumulato neve per millenni. Le carote di ghiaccio permettono veri e propri viaggi nel tempo. Per tornare all'Europa, è stato possibile ricostruire la storia dell’inquinamento atmosferico in Europa negli ultimi secoli e le variazioni del clima negli ultimi millenni o l’impatto delle attività umane sulla chimica del ghiaccio, proprio grazie a questi prelievi.
La parte più avvincente del thriller di Baccolo è senz'altro quella legata al racconto di Artico, Antartide e Greonlandia. Qui l'autore ricostruisce la storia delle grandi esplorazioni che hanno riguardato queste masse, tra loro molto diverse, di ghiaccio. Le trasformazioni di questi ambienti collegate ai cambiamenti climatici sono forse uno degli elementi che più dovrebbe portarci a reagire e a comprendere l'importanza di ridurre le emissioni: la sola scomparsa dalla calotta antartica occidentale porterebbe a un innalzamento di cinque metri delle acque. Dato che tantissime persone vicono ovunque lungo le coste, significa che il futuro di centinaia di milioni di persone dipende da come si comporteranno questi giganteschi ghiacciai nei prossimi decenni. Per questo è fondamentale limitare l’aumento delle temperature, spiega Baccolo, in quello che è (anche) un libro molto politico.
Ecco perché "I ghiacciai raccontano" è anche uno dei testi più illuminanti del 2024, perché ha la capacità di unire al rigore scientifico una lettura di come dovremmo agire per conservare la glaciodiversità (e quindi anche condizioni di vita accettabili sul Pianeta).