"L’abbandono snatura". Come può l'Appennino trovare la via verso un porto sicuro e vitale? La risposta è nella partecipazione
A Santa Sofia (FC) si è svolta l'undicesima edizione di Oltreterra, il "think tank" sulle comunità dell'Appennino che ha raccolto idee e proposte concrete per superare l'abbandono della montagna e prevenire il dissesto territoriale e sociale. Una riflessione dal blog di Luigi Torreggiani, che era presente all'iniziativa e ha coordinato uno dei tavoli di lavoro
Le comunità che abitano le montagne italiane, specialmente quelle appenniniche, vivono tempi difficili. Come imbarcazioni in viaggio nel mare in burrasca navigano tra le onde nere e altissime dell’abbandono e le raffiche di vento della crisi climatica; sono colpite da una pioggia incessante fatta di politiche sempre più urbanocentriche e di tagli alla spesa; subiscono il gelo della mancanza di servizi e i fulmini di una colonizzazione di fatto che, dalle città, assalta i rilievi spinta da grandi interessi predatori. Queste navi, sballottate nella bufera, navigano spesso con molte luci spente, frantumate: il mondo dell’informazione non le vede, così non ne parla e, quando raramente lo fa, propone visioni sfocate, ricche di stereotipi e poco corrispondenti alla realtà.
Non è facile navigare in queste condizioni. Non è facile perché anche le bussole, talvolta, appaiono impazzite: le lancette ruotano senza senso da un lato, poi dall’altro, secondo le mode del momento spesso dettate da chi in montagna non vive.
Come fare allora, in questa tempesta, senza luci e bussole, a non rischiare di affondare, a trovare la via verso un porto sicuro?
Da undici anni c'è un veliero, nel mare dell’Appennino tosco-romagnolo, che prova a stare a galla dando un senso alla propria navigazione e facendosi carico di indicare la via anche per una flotta di altre navi amiche. Si chiama “Oltreterra” ed è una sorta di “think tank”, anche se vista la sanguigna genuinità della ciurma a bordo sarebbe più corretto parlare di “pensatoio”.
Il comandante al timone è Gabriele Locatelli, vulcanico e visionario ideatore di questa nave che batte le bandiere di Slow Food, Legambiente, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna, Romagna Acque e Fondazione Alberitalia. Al suo fianco ufficiali di lungo corso che operano nei campi della selvicoltura, dell’agricoltura, della protezione dell’ambiente e della pubblica amministrazione insieme a giovani marinai - e soprattutto marinaie - che da alcune edizioni hanno iniziato ad imprimere un cambio generazionale che si sta riflettendo sui temi e sulle proposte di medio-lungo periodo.
Non c’è un solo nostromo su questa nave, ma normalmente cinque o sei, a coordinare i tavoli di lavoro e di discussione che ogni anno vengono creati con l’obiettivo di arrivare a proposte concrete, scritte nero su bianco, su cui lavorare da un’edizione all’altra. E c’è anche una ricca cambusa, governata da un sapiente personale di cucina, aspetto non secondario perché… si naviga e si pensa bene solo se si mangia e si beve ancora meglio.
Ho spesso riflettuto sul nome scelto per questa iniziativa: Oltreterra. E più ci ho pensato, più mi sono convinto della metafora marinaresca, anche se è di montagne che si parla (ma d’altronde è stato già il caro Paolo Rumiz a definire gli Appennini “monti naviganti”).
Cosa c’è oltre la terra? Un’altra terra da scoprire, ovviamente. Ma in mezzo? In mezzo c’è il mare in burrasca dell’oggi, che scuote prepotentemente chi vive le Terre alte. Tra tante solitudini, sentirsi “sulla stessa barca” appare fondamentale: per discutere insieme, anche animatamente e partendo da punti di vista diversi, su quali azioni compiere per poi scegliere la direzione da intraprendere.
Ce ne sono state tante di discussioni nei tre giorni di Oltreterra 2024, a cui ho avuto il piacere e l’onore di partecipare. Si è parlato di crisi climatica e della necessità di portare più montagna sui banchi delle scuole italiane, due argomenti suggeriti dalla nuova generazione di “marinai”. Si è trattato poi dei temi più classici ma sempre di grande attualità: le filiere del legno locale e la castanicoltura. Si è lavorato anche su temi caldi e divisivi, come il rapporto tra pastorizia e grandi carnivori e il bilanciamento tra opportunità e rischi del turismo. E si è dibattuto anche di strategie integrate per costruire territori e comunità più consapevoli.
Dopo tre giorni intensi e ricchi di entusiasmo, la vedetta in cima al pennone del veliero non ha urlato “Terra!”. È rimasto chiaro a tutti come il punto di approdo sia ancora molto lontano, nonostante le tante idee emerse. Ma abbiamo sentito di essere parte di un bizzarro e motivato equipaggio in movimento: questo è già tantissimo.
Il Capitano, prima di ritirarsi in coperta, ha spiegato a tutti noi della ciurma che per proseguire la navigazione serviva uno slogan, da ripetere come un mantra per darci forza e coraggio tra onde, pioggia e raffiche di vento. Una frase è stata proposta e poi leggermente cambiata, per ridursi infine a due sole parole, seguite da puntini di sospensione: “l’abbandono snatura…”
L’abbandono snatura… le comunità, i luoghi, la cultura, l'identità, i paesaggi, la biodiversità, la tenuta idrogeologica, le filiere...
E se l’abbandono snatura, la nostra vera natura è allora quella di una montagna viva e vitale, dove gli esseri umani possono essere protagonisti di un rapporto maturo e rispettoso, ma pragmatico e non ideologico, con le risorse naturali. Comunità capaci di rinnovarsi e di aprirsi al mondo, per affrontare le “policrisi” del nostro tempo in un rapporto di stretta collaborazione, e non di conflitto, con le città.
Ecco la rotta! A tutta dritta, verso la prossima edizione.
Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella.