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Cultura

Ci si lamenta della “fuga” dei giovani dalla montagna, ma poi li si tiene fuori dalle amministrazioni. Il futuro della politica è giovane

Le amministrazioni oggi devono essere in grado di sognare, pensare al futuro delle proprie comunità e andare a prendere le risorse la dove ci sono. Ma per fare questo largo al nuovo che avanza, o sarà la fine, per tutti

di
Maurizio Dematteis
05 marzo | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Perché ci si lamenta della “fuga” dei giovani dai comuni di montagna ma poi li si tiene fuori dalle amministrazioni? Questa la domanda che una trentina di ragazzi della rete Rifai il 2 marzo di quest’anno a Torino hanno rivolto ai “decisori” Marco Bussone, Presidente nazionale di Uncem, Roberto Colombero, Presidente della Delegazione piemontese di Uncem e Marco Orlando, Direttore di Anci Piemonte, ben contenti di poter ragionare con loro in occasione del primo appuntamento di “Facilit-Azioni”, un percorso di dialogo tra i giovani e pubblica amministrazione in programma nel corso della primavera 2024.

 

Migliaia di comuni polvere, spesso al di sotto dei 100, a volte anche dei 50 abitanti, che faticano a pianificare il loro futuro tra burocrazia, ristrettezze e mancanza di figure competenti da una parte, migliaia di giovani determinati a rimanere o trasferirsi a vivere in montagna e pronti ad assumente responsabilità, dall’altra. In mezzo un muro che divide la voglia di innovare dalla paura del cambiamento. «Oggi un sindaco di un piccolo comune di montagna deve avere la testa tra le nuvole e la mano nel tombino», esordisce Lorenzo Giacomino, raro esempio di sincretismo tra under 30 e pubblica amministrazione, aderente alla rete Rifai e primo cittadino di Ronco Canavese. Perché non basta più curarsi dell’ordinario, i buchi per terra, gli alberi caduti o la neve da togliere. Le amministrazioni oggi devono essere in grado di sognare, pensare al futuro delle proprie comunità e andare a prendere le risorse la dove ci sono. Ma per fare questo largo al nuovo che avanza, o sarà la fine, per tutti.

 

 

«Un sistema istituzionale montano fragile e inadeguato – sostiene Marco Bussone – che nei prossimi anni dovrà fare i conti con due sfide epocali: accompagnare il cambiamento climatico e affrontare lo spopolamento che vede la possibile sparizione del 25% della popolazione italiana nei prossimi vent’anni». Ai giovani non resta che interrogarsi su quello che resta, sulle possibili porte d’ingresso per far entrare i loro sogni nelle amministrazioni. Come collaborare con i comuni? Che ruolo è rimasto oggi alle Province? Quali sono le strutture intermedie che permettono ai comuni di non rimanere delle isole, seppur virtuose, all’interno delle valli montane? Si può fare affidamento sulle “nuove” unioni? Secondo Roberto Colombero gli spazi ci sono eccome, e «chiunque sia capace di intendere e di volere oggi può entrare in un’amministrazione comunale montana. Basta volerlo». Com’è successo a lui 20 anni fa, perché “ne mancava uno”, ed oggi è ancora lì. Perché è vero che la Legge Del Rio nel ’92 ha fatto molto male all’assetto amministrativo delle montagne; è vero che non ci sono più i vecchi enti intermedi e si è ridotto notevolmente lo spazio di autonomia dei territori, alla faccia dell’evocata “autonomia differenziata”, falsa ricetta per un falso problema; ma oggi sono rimaste le unioni montane, spiega Colombero, che sono purtroppo depotenziate rispetto alle vecchie Comunità e “a porte scorrevoli”, funzionano peggio e non sempre sono pregnanti, ma bisogna ricominciare da quelle. Che sono comunque meglio di niente.

 

Partire dagli strumenti esistenti per far rinascere l’entusiasmo nella politica tra i giovani, introdurre innovazioni che possano permettere ai sindaci e alle loro giunte di recuperare spazi di autonomia per poter operare sui propri territori, allargandosi alla collaborazione con gli altri campanili, per prendersi cura delle comunità allargate. In questo difficile contesto Marco Orlando segnala due strumenti immediati per i giovani di RIFAI: il servizio civile universale, aperto ai giovani dai 18 ai 28 anni che desiderano mettersi al servizio della comunità e del territorio, e l’Amministrazione condivisa, esperienze di cura dei beni comuni attraverso patti di collaborazione che negli ultimi anni continuano a crescere in numero e qualità, tanto da essere ormai considerati modelli politici innovativi per le amministrazioni locali. Com’è successo a Ronco Canavese, il comune di Lorenzo Giacomino, dove un’associazione locale in collaborazione con l’amministrazione si è presa cura della biblioteca pubblica, trasformandola in un centro culturale vivo fitto di appuntamenti capace di coinvolgere l’intera comunità.

 

Insomma le strade per fare politica in montagna non mancano, e per chi fosse interessato a mettersi in gioco suggeriamo di seguire il percorso di “Facilit-Azioni”, realizzato dai giovani di Rifai e aperto a tutti gli interessati, che continuerà nei prossimi mesi con un fitto calendario di incontri consultabile al seguente indirizzo.

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