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Cultura

"Cammineremo ascoltando la natura, che è un atto psicologico e politico": Caterina Tomeo ci accompagna con le arti sonore tra i paesaggi dell'Adamello e delle Dolomiti di Brenta

Nuova speciale escursione domenica 6 ottobre nell’ambito della manifestazione SuperPark, ecco tutti i dettagli e come iscriversi alla sound walk, la passeggiata sonora, entrata nelle pratiche del benessere e del tempo libero 

 

di
Marco Pontoni
04 ottobre | 13:30
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Dopo la splendida escursione con Vincenzo Venuto nei sentieri sopra malga Cengledino, conclusasi con una partecipazione del popolare conduttore di Melaverde e divulgatore scientifico allo Judicaria Eco Festival di Tione, il Parco Naturale Adamello Brenta scalda i motori per il prossimo appuntamento di SuperPark, realizzato come sempre assieme a Impact Hub.

 

Domenica 6 ottobre, l’ospite della “passeggiata d’autore” sarà Caterina Tomeo, docente universitaria, curatrice e scrittrice, esperta di arti sonore. Tema del giorno: “Racconti sonori: ascoltare è come vedere”. L’escursione, assieme come sempre anche alle guide del Pnab, in collaborazione con Consorzio Dimaro Folgarida Vacanze, partirà da Malga Vigo e, lungo un sentiero panoramico, condurrà fino a uno dei luoghi più suggestivi dell’area protetta, il lago delle Malghette, sul versante adamellino del Parco ma al cospetto delle Dolomiti di Brenta.

 

Caterina Tomeo si occupa di interdisciplinarità e ricerca in Arte Contemporanea all’interno della New Media Art e delle Sonic Arts. È coordinatrice del MAD (Multimedia Arts and Design) presso RUFA – Rome University of Fine Arts e della sezione multimedia e talk di Videocittà festival di Roma. È anche co-fondatrice del Sound Studies Forum, prima rete di ricerca sui sound studies in Italia, in collaborazione con l’Università di Urbino. L’abbiamo sentita in vista dell’escursione, che come molto spesso altre proposte di SuperPark, si propone di fare incontrare “mondi” diversi: quello della montagna da un lato, quello delle arti contemporanee dall’altro.

 

Innanzitutto, vediamo che cosa sono le Arti sonore, come nascono e come si evolvono?

Le Arti sonore sono tutte quelle forme espressive in cui il suono è connaturato a una presenza visiva e soprattutto spaziale, dando luogo a una esperienza percettiva in cui questi elementi sono imprescindibili tra loro. Questa è la definizione che ha scritto Daniela Cascella nel suo celebre testo Scultori di suono nel 2005, riferendosi fondamentalmente alle installazioni sonore ambientali dei pionieri degli anni Sessanta, quali ad esempio Max Neuhouse – che ha coniato per primo il termine sound work.

 

Le arti sonore, dette anche Sound Arts, non sono un fenomeno nato all’improvviso, bensì affondano le radici nella sperimentazione delle Neoavanguardie storiche, in particolare Fluxus e Body Art, nella storia della cultura sonora e della sperimentazione musicale del XX secolo. Dagli anni Novanta sono entrate nei musei e nelle gallerie, ma è soprattutto dagli anni Duemila che si è registrata una presenza sempre maggiore nei grandi eventi culturali e nei festival internazionali, ovvero nei contenitori ibridi, dedicati alle ultime evoluzioni linguistiche, stilistiche e tecnologiche.

 

Nel 2019 ho coniato il nuovo termine Sonic Arts – che si riferisce alle produzioni più recenti – includendo non solo le installazioni e le performance, ma anche le pitture e le sculture sonore, e tutti i suoni prodotti digitalmente dagli artisti – che nascono da una particolare estetica, ma vengono espressi attraverso l’utilizzo di media diversi.

 

Un aspetto importante dell'arte contemporanea è quello della multimedialità. A prescindere dagli aspetti tecnologici il Trentino ha nel suo passato qualche esperienza con l'arte multimediale, mi riferisco in particolare all'approccio di futuristi come Depero (la cui pittura si è sposata con la pubblicità e con il teatro). Qual è lo stato - appunto - dell'arte oggi su questo versante?

Mi piace molto l’esempio dei Futuristi, che sono stati grandi fautori del progresso tecnologico con l’ostensione nelle loro opere dei simboli della velocità e del dinamismo, come ad esempio gli autoveicoli, gli aerei e le biciclette.  Inoltre, hanno scritto manifesti profetici nel campo della pittura, della poesia, della letteratura, della cucina e finanche della musica.

 

Nel manifesto della cinematografia del 1916, hanno inventato un nuovo termine, “teatro totale”, che auspicava la commistione tra linguaggi e media diversi: il cinema, la radio, l’aeropittura, l’aeropoesia, il tatticismo, il profumo ecc. Si trattava già di sperimentazione multidisciplinare e multisensoriale. Fortunato Depero è stato lungimirante, ha realizzato le prime installazioni multimediali: i Complessi Plastici Mobili – ossia costruzioni sceniche, nelle quali era già presente una componente ludico-interattiva, che prevedeva inserti di dischi incisi con voci umane e musiche di film – costituiscono un esempio di grande attualità.

 

Vorrei ricordare inoltre l’importanza di Luigi Russolo – che ha scritto un testo radicale ed innovativo per quell’epoca, L’Arte dei Rumori nel 1913; ed ha inventato le prime sculture sonore del Novecento, gli Intonarumori, che “suonavano” appunto i rumori della città.

 

La musica elettronica è per certi versi sinonimo di invenzione e ricerca e per altri di intrattenimento di massa. Come si sposano queste due dimensioni posto che abbia senso tenerle distinte?

La musica elettronica, in particolare la techno, è l’espressione migliore del rapporto uomo-macchina; dai primi sintetizzatori degli anni Sessanta all’utilizzo dei computer, è stato un campo di indagine complesso che ha offerto infinite possibilità di ricerca e sperimentazione. Negli anni Novanta la musica elettronica ha iniziato a dialogare con il mondo dell’arte, generando nuove pratiche e forme espressive: penso al VJing, all’audiovisual performance, al live cinema ed al video mapping.

 

La pratica del Vjing, ad esempio, è nata in un contesto dance, dunque di intrattenimento, ma con la voglia di portare contenuti culturali nelle discoteche e nei centri sociali (eravamo stanchi di ballare soltanto). Ecco dunque che le immagini sono entrate per la prima volta nei locali e nelle feste, accompagnando la musica e seguendo quei segnali di rottura – che venivano dalla scena rave.

 

L’audiovisual perfomance – che si fonda, così come il live cinema ed il videomapping, sulla sincresi audiovisiva, ha innalzato la tecnica del mixaggio di immagini e suoni in tempo reale a pratica artistica. Ovviamente, la presenza dei linguaggi del presente è rilevante all’interno di eventi di carattere multiforme – come i festival di musica elettronica e cultura digitale – che si discostano dai luoghi espositivi canonici e tradizionali dell’arte come le gallerie e i musei.

 

Purtroppo negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una crescita esponenziale del mainstream, in cui la musica, l’arte, il design dialogano sempre di più con il mondo del business, con la sola logica del profitto. Ciononostante, ci sono ancora art director – che propongono programmi palinsesto di grande qualità con uno sguardo attento alla ricerca contemporanea.

 

Ricerca musicale, donne, universo queer e trans gender. Lei è stata coautrice di un libro sul tema. Ce ne può parlare?

Sì, L’elettronica è donna. Media, corpi, pratiche transfemministe e queer è un volume trasversale, che ho co-curato con la bravissima collega Claudia Attimonelli. Si tratta di un lavoro collettaneo, che ha visto la partecipazione di tante studiose, artiste e docenti, afferenti a diversi campi di ricerca. Nasce dal pensiero della filosofa statunitense Donna Haraway, secondo la quale “essere molto precise sulla storia delle idee e sulla specifica creatività, originalità e importanza del pensiero delle altre donne è già una tra le pratiche del Femminismo”.

 

Ebbene proprio per questo motivo ho deciso di non scrivere il volume da sola, ritenendo fosse importante invece coinvolgere tante figure che potessero dare un punto di vista diverso sul contributo femminile, transfemminista e queer nella sperimentazione tecnologica in campo artistico e scientifico. L’intenzione condivisa era mettere in luce, senza alcuna presunzione esaustiva, molte delle invenzioni e produzioni che sono state troppo spesso dimenticate dalla storia (scritta solo ed esclusivamente dai dominanti, cioè gli uomini) È un progetto editoriale – cui tengo molto – per motivi personali, affettivi e professionali. Sono nate anche delle bellissime amicizie, grazie alla sisterhood!

 

Festival e docenza universitaria. Come tiene assieme queste due dimensioni? E in generale quale è la situazione oggi in Italia? Ci sono opportunità per i giovani artisti? Il pubblico è ricettivo? E il mondo accademico?

Paolo Rosa di Studio Azzurro, che è stato il mio mentore, mi ha insegnato quanto sia importante non perdere mai di vista le differenze generazionali. Per questo motivo ho deciso di dedicare molto tempo all’insegnamento, considerando l’attività didattica parte integrante della mia ricerca. Lavorare sia a livello istituzionale sia underground è stata una scelta consapevole, è come dire non sto dentro al sistema, ma non rimango neanche fuori. 

 

La situazione in generale in Italia è molto depressa, ma i giovani hanno tanto coraggio e tanto da insegnarci ancora. Investo nei giovani ogni giorno della mia vita. Il mondo accademico sta cambiando, se fino a qualche anno fa nelle Università i Dipartimenti rimanevano ben separati e distinti, oggi si cerca di collaborare in un’ottica transdisciplinare. Nella Scuola di Nuove Tecnologie dell’arte – che dirigo – lavoro costantemente sul crossing dei corsi, grazie a un corpo docente molto preparato, intersezionale ed intergenerazionale, con competenze tecnologiche avanzate. I risultati sono eccezionali.

Montagna, arte, sound arts. Come affronterà l'escursione sulle montagne trentine di questo ciclo di Superpark?

Affronterò l’escursione sulle montagne trentine con grande gioia ed entusiasmo, dando un taglio storico-artistico al mio intervento. Sarà una occasione preziosa per avvicinare i partecipanti alla natura ed all’ambiente attraverso l’ascolto, che è un atto psicologico e politico, decisamente diverso dall’udire, che è piuttosto un atto fisiologico.

 

Dopo una breve introduzione sulle arti sonore, su come sono nate e su come si sono evolute, mi focalizzerò sulla sound walk – ovvero sulla passeggiata sonora che ci permetterà di esplorare il luogo in cui ci troveremo, attraverso un atto partecipativo e di relazione con il contesto che ci avvolgerà lungo il sentiero del Parco del Brenta. La passeggiata sonora – che finalmente è entrata nelle pratiche del benessere e del tempo libero nel nostro Paese – si è diffusa in modo rilevante nei contesti culturali e performativi fin dagli anni Sessanta.

 

Il pioniere delle Sound Arts, Max Newhouse, durante un concerto nel 1966, accompagnò per la prima volta il pubblico in una passeggiata sonora lungo un percorso, timbrando sulle mani degli intervenuti la parola Listen (Ascolta). Circa trent’anni dopo, l’artista giapponese Akio Suzuki ha indagato il fenomeno naturale dell’eco, nella passeggiata sonora Otodate: in punti prefissati e ben visibili a terra, l’artista ha dipinto un cerchio bianco in cui comparivano un orecchio e una impronta; con questa simbologia invitava i partecipanti a fermarsi sul posto e a rimanervi per cogliere con consapevolezza le caratteristiche acustiche dell’ambiente.

 

I sound artist riflettono sulla relazione dell’uomo con l’ambiente, anche attraverso lavori di field recording. Il famoso artista americano Chris Watson in collaborazione con Marcus Davidson ha realizzato The Bee Sinfonia, codificando il rumore delle api registrato in un parco, fino a trasformarlo in una composizione musicale. Il progetto andato in scena successivamente nella cattedrale di Bergen in Norvegia, ha unito le armonie vocali umane al rumore delle api, con la speranza che esse non siano decimate dall’uomo. Il padre dell’ambient music, Brian Eno, considera i suoni della natura come opere d’arte meritevoli di royalties. Ha contribuito infatti a creare la prima playlist ufficiale feat. Nature, per cui ha remixato la sua collaborazione con David Bowie, Get real, incorporandovi i suoni naturali di iene, api e animali selvatici.

 

Nell’installazione interattiva La Serra di Christina Kubisch, pendono dal soffitto centinaia di cavi giallo-verdi, tra i quali gli spettatoti si possono addentrare vivendo un’esperienza uditiva unica, un’atmosfera sonora udibile soltanto con una cuffia realizzata ad hoc dall’artista; i movimenti dello spettatore permettono di creare combinazioni di suoni sempre diverse. L’ambiente creato dalla Kubisch, con suoni di acqua, ronzii di insetti, uccelli alternati a suoni naturali trattati elettronicamente, ci illude di trovarci in una natura incontaminata, quando invece si tratta di un monito dell’artista sulla condizione del contemporaneo. Questi sono solo alcuni degli artisti e delle opere che citerò durante l’escursione nel bellissimo Parco.

 

Ci sono esperienze di Land art che si sposano con la musica e il suono (spesso sonorità naturali) anche in Trentino, ad esempio con Arte Sella. Come vede questi approcci?

Arte Sella è un progetto straordinario e coraggioso – dove tra l’altro un caro amico, l’artista Davide Quayola, ha presentato nel 2020 una videoinstallazione intitolata Jardins d'Été, un tributo geniale all’opera di Claude Monet. Inoltre, proprio il 6 ottobre, presenterà il suo nuovo lavoro Proserpina #A_S4, costituito da quattro grandi sculture di marmo di Carrara site-specific che consistono in variazioni algoritmiche del capolavoro di Gian Lorenzo Bernini Il ratto di Proserpina del 1621-1622. Le sculture - che saranno poste vicino al teatro del parco, - resteranno incompiute, poiché rappresentano il processo di creazione, che qui è il vero soggetto dell'opera, tra trazione ed innovazione, tra reale e artificiale.

 

Per partecipare è necessario prenotarsi al tel. 0463 986608 o via mail a  info@visitdimarofolgarida.it

 

Altre informazioni su SuperPark: https://www.pnab.it/superpark-visioni-dautore/

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