Alta via dei montecchiani ribelli: un sentiero che dalla pianura devastata da un "consumo fuori scala" sale nelle Terre alte fra storia, memorie e natura
Disegnato da Alberto Peruffo e Martina Bettega, il percorso si snoda da Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, per approdare al Passo di Campogrosso: 67 chilometri immersi fra antichi sentieri, contrade, boschi che guardano dall’alto le terre contaminate della pianura vicentina. Un inno alla bellezza e alla giustizia sociale
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
È dedicata a Giacomo Albiero, partigiano e alpinista montecchiano, e alla fotografa e attivista palermitana Letizia Battaglia l’Alta via dei montecchiani ribelli: 67 km su sentieri remoti, 3588 m di dislivello positivo, 10 comunità interconnesse, 10 passi e antichi valichi attraversati per 3 giorni di cammino silenzioso. È la presentazione che si legge sul sito dedicato al percorso, pensato in memoria di chi ha lottato per le libertà fondamentali. Un «un inno alla bellezza e alla giustizia sociale» lo definisce il suo ideatore, Alberto Peruffo, che l’ha tracciato assieme alla moglie, Martina Bettega.
Questo e altro è l’Alta via dei montecchiani ribelli: è anzitutto un cammino che attraversa, dall’alto delle colline, la pianura vicentina devastata da «contaminazione da PFAS, Superstrada Pedemontana Veneta, TAV, basi militari, industrializzazione e consumo fuori scala»; ma è anche «un’opera disegnata con i piedi e con la memoria, su sentieri remoti», battuti un tempo e oggi spesso quasi dimenticati, un percorso che dalla pianura sale alle Piccole Dolomiti, lungo un itinerario da percorrere passo dopo passo, fra memorie e vita presente, un’alternativa a quello che Andrea Zanzotto chiamava «progresso scorsoio».
Sono in pochi, dentro e fuori il vicentino, a non conoscere Alberto Peruffo. Alpinista, editore, libraio, scrittore, attivista e strenuo difensore del territorio, delle sue memorie e delle sue bellezze deturpate, negli ultimi anni è stato in prima linea nelle battaglie per la salute contro la contaminazione da PFAS. Ma la sua è una militanza di lungo corso, legata alla grande passione per l’alpinismo e nata dall’amicizia con alcuni piccoli grandi maestri. Primo fra tutti, Giacomo Albiero, partigiano sopravvissuto al rastrellamento nazifascista di Piana di Valdagno del 9 settembre 1944 e nel dopoguerra forte alpinista, Accademico del CAI, amico e compagno di cordata di Renato Casarotto in tante scalate.
Ad Albiero e agli altri «montecchiani ribelli» Peruffo aveva pensato già nel 2015 quando, assieme al giovanissimo Leonardo Meggiolaro, aveva aperto l’omonima via sulla parete nord del monte Baffelan, sulle Piccole Dolomiti vicentine, un ottavo grado tracciato dal basso con chiodi e protezioni naturali, senza nessuna perlustrazione dall’alto.
Ora una nuova impresa, nata dopo anni di lotte per la difesa della salute e del territorio. Segnato con due colori, l’arancio sangue RAL 2002 (“Sangue era anche il nome di battaglia di Albiero) e il blu luce RAL 5012, richiamo al cielo delle montagne, il sentiero è suddiviso in tre tappe, con partenza ideale dalla storica libreria di Peruffo in Corso Matteotti 41 a Montecchio Maggiore.
Da qui si comincia a salire attraverso il Sentiero Didattico del Monte Nero fino a raggiungere la collina dei Castelli; si prosegue poi attraverso le frazioni collinari montecchiane di SS. Trinità, Covolo, S. Urbano e Bernuffi per scendere a Valle di Castelgomberto, risalire verso il monte Pulgo e ridiscendere al passo di Priabona. Si percorrono così circa 31 chilometri, con un dislivello complessivo di 1255 metri.
La seconda tappa si snoda attraverso la dorsale Agno-Leogra intercettando la linea difensiva scavata durante la Grande Guerra in previsione di uno sfondamento austriaco poi mai avvenuto. Da Priabona, il sentiero raggiunge infatti i Campi Piani sotto il monte Verlaldo e prosegue lungo la cresta del Faedo; passato il Roccolo Rossato, supera dall’alto i Massignani e tocca il passo del Mucchione per approdare al Passo dello Zovo; da qui raggiunge il passo Colombo e, tagliando per il monte Varolo, sale al monte Civillina. In totale circa 20 chilometri di sentiero e un dislivello complessivo di 1167 metri.
L’ultima tappa, con 16 chilometri di sentiero e un dislivello di 1166 metri, si snoda inizialmente dal Civillina al Passo Camonda; tocca quindi il passo dei Branchi e raggiunge passo Xon; da qui sale fino a Campogrosso, sotto la parete Est del Baffelan.
Sotto il picco roccioso del Baffelan termina l’Alta via, ma il cammino può proseguire: per gli alpinisti esperti resta la via su roccia che risale il Baffelan, per i camminatori la Strada del Re, realizzata durante la Grande Guerra, che conduce al passo di Campogrosso, al rifugio e, appena prima, sotto lo sperone della Sisilla, al cippo che ricorda Toni Giuriolo, antifascista, comandante partigiano, maestro dei Piccoli maestri.
Per anni, finché le forze glielo consentirono, il cippo dedicato a Capitan Toni fu curato proprio da Giacomo Albiero, che in primavera saliva a rinnovare i fiori e a pulire il monumento. Lì, fra i sassi delle Piccole Dolomiti, è ancora possibile trovare frammenti della roccia basaltica del Monte Nero, sotto il quale Albiero abitava, portati lassù in un’ideale unione, quasi un segno lasciato per tracciare una via.
E oggi c’è, quella via. È un percorso che attraversa il presente e il passato, le memorie della Grande Guerra e della Resistenza, le ferite inferte al territorio e le contrade dove ancora si possono respirare, con l’aria pulita, i segni di una vita diversa. Scrive Peruffo: «Da Montecchio a Campogrosso, dal monte Nero al Baffelan, dall’ultimo ramo dei Lessini al cuore delle Piccole Dolomiti, da Giacomo Albiero a Toni Giuriolo, da Letizia Battaglia a Luisa Muraro, a filo di cresta e sulle dorsali delle valli più importanti del vicentino, attraverso boschi, passaggi remoti e sentieri silenziosi, sopra a città addolorate dal lavoro e dalla pressione industriale, circondate da una corona di montagne bellissime e ricche di storia, vita e letteratura».
Numerosi i maestri che il percorso evoca: il già citato Toni Giuriolo, Luigi Meneghello e i Piccoli maestri, il grande alpinista Gino Soldà, nella Resistenza noto come “Comandante Paolo”, il carismatico “Diavolo”, all’anagrafe Gelsomino Camerra, montecchiano capo di una pattuglia della Brigata “Stella”, la formazione partigiana che operò nella zona. Con essi tanti altri, uomini e donne che hanno lottato per la libertà e per un mondo di pace.
Sabato 27 luglio è prevista un’uscita collettiva attraverso la prima tappa dell’Alta via sotto le insegne di Mountain Wilderness e dell’ANPI provinciale di Vicenza, che ha dato il patrocinio all’iniziativa.
Non ci resta allora che darci appuntamento a Montecchio Maggiore. Per camminare, per fare memoria, per leggere, a passo lento, un territorio che ha bisogno più che mai di difensori appassionati, in un percorso «che fa camminare insieme, come compagni di cordata, la giustizia sociale e la giustizia ambientale».