220.000 file audio raccolti da 2302 persone: il progetto Alpilink e gli studenti sul campo per mappare voci in 18 lingue minoritarie nelle Alpi
La premiazione dei 13 studenti, friuliani e veneti, delle scuole secondarie di secondo grado, per una delle iniziative che rientrano nel macroprogetto AlpiLinK - Lingue Alpine in contatto, sviluppato dalle Università di Verona, Trento, Bolzano, Torino e Valle d’Aosta e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca come progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale è stata anche l'occasione per fare il punto sul progetto stesso: 620 studenti coinvolti, 2302 persone ascoltate, 220mila file raccolti
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
620 studenti e studentesse hanno raccolto migliaia di file audio, spesso incontrando gli anziani - e non solo - nelle loro case, contribuendo alla realizzazione del più grande database digitale italiano dedicato allo studio, alla documentazione e alla ricerca sui dialetti e le varietà linguistiche con status di lingua minoritaria parlate nelle regioni del Nord Italia.
Questo lavoro rientra nel progetto AlpiLinK - Lingue Alpine in contatto, sviluppato dalle Università di Verona, Trento, Bolzano, Torino e Valle d’Aosta e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca come progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale. Il progetto, partito nel 2021, ha coinvolto 26 scuole.
In Veneto, dove gli istituti interessati sono stati 14 per quasi 300 studenti, l’attività è stata realizzata in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale: «Un’iniziativa che si propone di mettere in connessione la ricerca linguistica e la scuola, promuovendo l’impiego di metodologie didattiche innovative», spiega Stefan Rabanus, coordinatore di AlpiLinK e professore ordinario di Linguistica tedesca dell’Università di Verona. All’attività “sul campo” si affiancano laboratori in aula con i ricercatori per riflettere insieme sul valore del multilinguismo e scoprire meglio il funzionamento delle lingue, utilizzando il metodo scientifico per l’analisi dei dati raccolti.
Un lavoro nel territorio che ha contribuito al riconoscimento, da parte dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’ateneo veronese come Dipartimento di eccellenza per la capacità di innovazione e l’impegno sul fronte dell’inclusione.
Una delle colonne portanti dell’aspetto di terza missione di AlpiLinK è rappresentata dal sottoprogetto VinKiamo: un’attività rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che partecipano attivamente alla raccolta di dati linguistici all’interno delle proprie comunità locali, aiutando diverse generazioni di parlanti, per lo più anziani, a partecipare all’indagine AlpiLinK. Così facendo, VinKiamo promuove un dialogo intergenerazionale che mira a colmare il divario tra le competenze digitali avanzate dei giovani e le preziose conoscenze culturali e linguistiche dei parlanti anziani, con l'obiettivo di salvaguardare le lingue locali e il multilinguismo come parte del patrimonio culturale attraverso la raccolta e la documentazione di fonti orali che andrebbero altrimenti perse.
Lo scorso 30 aprile si sono svolte le premiazioni degli studenti e le studentesse il cui lavoro si è distinto nel sottoprogetto VinKiamo, una mattinata che è stata anche occasione per fare il punto sul progetto AlpiLinK: oltre 220mila i file raccolti nell’audio-mappa digitale che censisce 18 fra dialetti e lingue minoritarie del Nord Italia, 2302 i partecipanti di cui 1147 in Veneto e 325 nel territorio della Provincia di Verona. Le lingue mappate in Veneto sono il veneto e il cimbro, mentre in Friuli sono stati censiti furlan, sappadino, timavese, resiano e saurano.
Otto gli studenti veneti premiati nelle diverse categorie: per la categoria esploratore, il premio è andato a Matilde Lughezzani e Annachiara Padovani del Liceo Fracastoro di Verona, che hanno “mappato” parlanti di sette località diverse, per la sezione minoranze linguistiche Giulia Cervati e Giovanni De Martin Polo del liceo Renier di Belluno, che hanno raccolto audio in veneto, fodom, sappadino e saurano. A De Martin Polo è andato anche il premio giornalista per la qualità del report finale, mentre Elisabetta Perozzo e Angelica Giannoccaro dell’istituto Florence Nightingale di Castelfranco Veneto hanno conquistato il premio sociolinguista per la capacità di coinvolgere parlanti di diverse generazioni. Ad altre due studentesse dell’istituto di Castelfranco, Beatrice Zanon e Cristal Busolin, è invece stato assegnato il premio resilienza per aver superato le difficoltà specifiche incontrate nella raccolta dei dati.
Premio tutto al femmile per l’attività svolta in Friuli Venezia-Giulia, dove il riconoscimento è andato a cinque studentesse dell’istituto Paschini-Linussio di Tolmezzo: Vanessa Capra per la categoria sociolinguistica, Emma Mentil per minoranze linguistiche, Martina Fazio per la categoria resilienza, Francesca Monai per il premio esploratore, Rebecca Forgiarini per il premio giornalista.
Fra le vincitrici premiate, le studentesse veronesi del Liceo Fracastoro Annachiara Padovani e Matilde Lughezzani: «Abbiamo raccolto e messo a confronto la voce dei miei nonni paterni, che parlano il dialetto veronese, e dei miei nonni materni che vivono nel vicentino - racconta Padovani -. Abbiamo poi incontrato parenti che vivono in diverse località, spingendoci fino a Erbezzo, piccolo comune della Lessinia». «È stata un’esperienza impegnativa, ma molto coinvolgente», aggiunge Lughezzani.
Tra i contributi da segnalare, anche quello di Emma Mentil, una ragazza di Timau, frazione del comune udinese di Paluzza, isola linguistica in cui si parla fin dal medioevo un particolare dialetto germanico, il Timavese: la studentessa, che ogni mattina percorre un lungo tragitto per raggiungere la scuola a Tolmezzo, ha intervistato alcuni parlanti del suo Paese.
Gli organizzatori del progetto ci tengono a sottolineare che tutte le persone che parlano un dialetto possono ancora contribuire direttamente alla ricerca attraverso il sito di AlpiLinK compilando in pochi minuti l’audio-sondaggio dedicato in cui viene proposto all’utente di utilizzare il proprio dialetto o la propria lingua locale per descrivere cosa accade in una scena o per tradurre le frasi o parole indicate.
Il modello di ricerca adottato in AlpiLinK è partecipativo e punta sul coinvolgimento “dal basso” delle comunità linguistiche nel progetto e nella raccolta dati. Questo è parte integrante della metodologia crowdsourcing, propria del progetto, ma ha anche lo scopo di promuovere la citizen science e di trasmettere così l’importanza della ricerca scientifica per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale.