“Prendersi cura della terra equivale a fare manutenzione del paesaggio": l'Associazione 'Amici della Val Codera' raccontata da Federica Nova
La Val Codera, nella provincia di Sondrio, è una valle molto lunga, all'interno della quale è presente un borgo alpino, Codera, che è raggiungibile solo a piedi, senza strada carrozzabile, ma abitato tutto l'anno. L'associazione Amici della Val Codera dal 1981 si prende cura della valle, del Rifugio Osteria Alpina e del paesaggio che lo circonda
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“La Val Codera è una valle molto lunga, all'interno della quale c'è Codera che è un borgo abbastanza conosciuto perché è un borgo alpino raggiungibile solo a piedi, senza strada carrozzabile, però abitato tutto l'anno, ed ha un ruolo molto importante nella storia dello scoutismo italiano” racconta Federica Nova, giovane membro del direttivo dell’associazione “Amici della Val Codera”.
“E quando parlo di abitato intendo che ci vivono stabilmente circa sette persone, tra cui i rifugisti e un pastore - commenta Federica - mentre a fine ‘800 gli abitanti erano più di 500. Anche qui, come in tanti altri borghi alpini, c'è stato uno spopolamento drammatico, reso ancora più importante dal fatto che il borgo non può essere raggiunto con le macchine”.
L’associazione “Amici della Val Codera” è nata nel 1981 e da allora è cresciuta fino a raccogliere una cinquantina di soci, che sono persone che vivono nella valle o in provincia di Sondrio, ma anche appassionati che arrivano da più lontano. Le persone che la compongono “con una serena considerazione di una realtà così speciale (delle sue bellezze e delle sue opportunità, ma anche delle aspettative e dei problemi di chi vi vuole continuare a vivere di montagna)” ha l’obiettivo di contribuire a mantenere viva e vitale la realtà di tutta la Val Codera.
“L’associazione si occupa di diverse attività - ci racconta Federica Nova - come ad esempio delle attività di accoglienza dei turisti al Rifugio Osteria Alpina, ma anche del mantenimento del paesaggio intorno a Codera, il borgo principale, ma anche intorno ad altri villaggi e piccoli borghi sparsi nella valle”. Quando parla del mantenimento del paesaggio, Federica si riferisce alla “cura dei campi e degli orti, perchè ci sono una serie di terrazzamenti che vengono coltivati principalmente con patate e fagioli, e poi una serie di di campi che vengono sfruttati per gli ortaggi”. Quello della cura della terra è un lavoro utile per l’osteria, perché “tutti i prodotti vengono poi utilizzati al rifugio e offerti ai visitatori” ma costituisce anche un’attività “di manutenzione del paesaggio, che comprende sfalci per evitare l'avanzamento del bosco, pulizia dei sentieri e manutenzione di muretti a secco”. E se già questo elenco sembrerà lungo, Federica racconta che l’associazione sta anche cercando di avviare un’avventura di apicoltura.
“Nel panorama di attività dell'associazione - racconta - si possono identificare due filoni: quello di accoglienza dei visitatori, attraverso il rifugio e tutto ciò che comporta il mandarlo avanti, ma anche con una serie di manifestazioni ed eventi - il cui programma si può trovare qui - per valorizzare il patrimonio culturale della valle e per tenerla viva con un flusso di visitatori che non sia passivo”.
Il patrimonio storico della valle, che “ha una storia millenaria” è racchiuso nel Museo Storico Etnografico e Naturalistico, che ha sedi espositive a Codera presso la Casa di Valle e in alcune caratteristiche abitazioni al centro del paese, ed a San Giorgio, in una stalla riattata al centro del paese, “ma anche nei muretti a secco, negli antichi edifici in granito”.
“La nostra è un’operazione anche di tutela e di conservazione: qui dobbiamo affrontare lo spopolamento, l'avanzamento del bosco, i terrazzamenti,i sentieri e i ponti che crollano - racconta Federica -. Cerchiamo di mantenere il paesaggio come è stato modellato dalle popolazioni che vi hanno abitato per millenni, per continuare a lavorare sulla coesistenza fra uomo e montagna”.
Come racconta Federica: “Le attività dell'associazione sono scandite dalle stagioni: ogni anno in primavera si inizia la vangatura e la semina, d'estate si curano orti e in autunno c’è la raccolta e c’è una componente più “storica” dell’associazione che mantiene questa ciclicità e poi ci sono le nuove leve, noi giovani molto volenterosi che stiamo pensando a come sfruttare bandi, fondi e nuove opportunità del nostro tempo, come la creazione di spazi per il co-working e lo smart-working”.
Alla domanda di cosa si prospetta nel futuro, la giovane volontaria risponde: “Vorremmo espandere l'attività agricola per creare più prodotti locali, aumentando l'autonomia del paese, vorremmo anche risistemare la teleferica per portare beni e viveri da valle fin qui, senza dipendere dai viaggi in elicottero, anche se le complicazioni sono tante, a partire dai costi”.