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Attualità

In Emilia-Romagna non nevica: si punta sullo sci d’erba con un primo finanziamento da 50.000 euro. È questo il futuro turistico della montagna?

“L’investimento sullo sci d’erba va proprio nella direzione di individuare soluzioni sostenibili per destagionalizzare il turismo e consentire la sopravvivenza e lo sviluppo del turismo in montagna in un quadro climatico profondamente modificato”, sostiene la consigliera M5s Silvia Piccinini. Una scommessa vincente? 

di
Pietro Lacasella
10 maggio | 19:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

“L’investimento sullo sci d’erba va proprio nella direzione di individuare soluzioni sostenibili per destagionalizzare il turismo e consentire la sopravvivenza e lo sviluppo del turismo in montagna in un quadro climatico profondamente modificato”, sostiene la consigliera M5s Silvia Piccinini.

 

L’investimento a cui si riferisce la consigliera pentastellata è un primo finanziamento da 50.000 euro, previsto nel bilancio 2023-2025 della Regione Emilia-Romagna, per promuovere e sostenere lo sci sull’erba. Le risorse “saranno erogate nelle prossime settimane”, ha annunciato l’assessore regionale alla Montagna, Igor Taruffi.

 

Questa formula desidera quindi rilanciare il settore turistico, visibilmente influenzato dalle trasformazioni climatiche.

 

In alcune province, come Parma, Reggio Emilia e Bologna, “si stanno già predisponendo diverse attività” per lo sci d’erba, che sta diventando “un segmento significativo”, evidenzia Taruffi, ed è importante anche perché “abbiamo bisogno di destagionalizzare l’offerta turistica”. Per questo, dice l’assessore, “confermo l’impegno della Giunta” in questa direzione.

 

Se questa scommessa dovesse andare a buon fine, il cosiddetto “oro bianco” delle catene montuose della penisola (il latte prima e la neve poi) potrebbe quindi cambiare colore. Oro verde o, meglio ancora, smeraldo.

 

Ciò detto, affinché le montagne continuino (o tornino) a essere dei territori abitabili, è sempre necessario ricordare che sono necessari maggiori servizi essenziali per un vivere dignitoso, più spazi di aggregazione e una pluralità occupazionale: lo sci, e lo sci sull’erba (sperando si riveli effettivamente un’attività di richiamo), oggi devono inserirsi in una struttura sociale più variegata. Il rischio altrimenti è quello di corroborare la dipendenza con una monocultura.

 

Anche sul fronte turistico non si può fare a meno di parlare di pluralità: a un’offerta di carattere ludico, come appunto lo sci d’erba, è necessario affiancare con maggior convinzione un’offerta capace di svilupparsi attorno alle peculiarità territoriali, esaltando quegli elementi che rendono un territorio unico. E, come sappiamo, Alpi e Appennini sono realtà caleidoscopiche, ricche di singolarità, dove ogni solco vallivo può vantare elementi antropici e naturali originali e spesso irripetibili.

 

Solo inserendo lo sci d’erba in una configurazione sociale e turistica policroma, si può dunque auspicare per questo sport un futuro roseo, anzi: smeraldo.

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