Manca un anno alle Olimpiadi e a Cortina regnano malcontento e incertezza: "Anche chi appoggiava i Giochi, ora è meno convinto"
"Siamo burattini nelle mani di chi ha in mano le decisioni su questo evento calato dall’alto, gestito dall’alto e che noi in qualche modo stiamo subendo". Grazie a Roberta De Zanna, consigliera comunale a Cortina, e a Marina Menardi, giornalista e presidente del Comitato Civico Cortina, abbiamo respirato l'atmosfera che aleggia sulla conca ampezzana, tra cantieri, mancato coinvolgimento della popolazione e rischio overtourism: "Cortina non ha bisogno di grandi eventi per essere famosa"
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Manca un anno esatto all’inaugurazione della XXV edizione dei Giochi olimpici invernali (6 febbraio 2025). L’attesa è grande, il fermento di molti pure: Milano e Cortina già pregustano la suadente sensazione essere illuminate dai riflettori di tutto il mondo.
Ormai ci siamo, il grande evento – di cui si è tanto scritto e discusso – è dietro l’angolo. Ma che atmosfera si respira nelle località interessate? I cantieri stanno rispettando le tempistiche dettate dal cronoprogramma? Si può parlare di una soddisfazione pervasiva e collettiva?
Abbiamo deciso di concentrare la nostra indagine sulla conca ampezzana, confrontandoci con Roberta De Zanna, consigliera comunale a Cortina, e Marina Menardi, giornalista e presidente del Comitato Civico Cortina.
“Qui vediamo spuntare cantieri a destra e a sinistra – informa De Zanna, raggiunta al telefono – ma quello che manca per i cittadini è un coinvolgimento, un’informazione che faccia capire un po’ quello che sta succedendo”.
Cortina è invasa da cantieri olimpici e cantieri privati, continua a spiegarci la consigliera: “Nei cantieri olimpici abbiamo l’incognita della pista da bob e a marzo avremo la risposta definitiva se sarà effettivamente pronta. Certo questo non ci fa cambiare idea sulla lotta che abbiamo fatto per evitare questo scempio: vedere in che stato è ridotta tutta l’area in questo momento non può che confermarci che non bisognava costruire quest’opera. Non bisogna inoltre scordarsi delle spese dell’impianto: non sappiamo ad esempio a quanto ammonteranno i costi per ripristinare l’area e per creare quelle zone di servizio necessarie per svolgere le gare. Oltretutto manca ancora un piano serio di legacy, perché la Regione ha stanziato 1 milione di euro all’anno (500 mila per le spese, 500 mila per gli investimenti) per i primi tre anni. Una struttura di questo tipo però non può durare solo tre anni: ci dovrebbe essere un piano a lungo termine che ci aiuti a capire chi dovrà sobbarcarsi i costi della pista”.
E gli altri cantieri? De Zanna racconta che, proprio in questi giorni, sono iniziati i lavori del lotto zero della viabilità (il lotto uno verrà invece realizzato dopo le Olimpiadi): si tratta dell’allargamento di una bretella parallela alla zona del centro che dovrebbe smaltire un po’ il traffico che adesso incombe su via Cesare Battisti. Questo fa parte di un piano di mobilità più grande che prevede anche la costruzione di un altro pezzo di strada, ma soprattutto è legato all’impianto che dovrebbe collegare il centro con le zone di gara delle Tofane (da zona Stadio Apollonio a Socrepes). Anche su questo stiamo conducendo una battaglia, perché stride l’idea di spendere dei soldi per costruire un impianto in una zona franosa e che servirebbe solo nei momenti di grande afflusso turistico, ma per il resto dell’anno sarebbe inutilizzato. Lo spacciano come indispensabile per portare il pubblico in vista dei Giochi però, oltre a essere appunto in una zona franosa, andrebbe a deturpare una parte bellissima di Cortina, perché i prati che anticipano il paese verrebbero invasi dai piloni. Ancora una volta Cortina persegue la strada dell’inverno e dello sci, con grandi investimenti, senza considerare che la stagione che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo maggiore è l’estate, che dà meno problemi legati ai costi e al clima con l’assenza di neve”.
Per quanto riguarda il villaggio olimpico? “I lavori non sono ancora partiti – ha risposto la consigliera – e anche questa è un’occasione persa perché si potevano ripristinare alloggi o edifici comunali che oggi versano in una situazione di degrado, oppure si poteva decidere di restaurare il villaggio Eni a Borca.
Si è scelta invece la soluzione di costruire un villaggio provvisorio che, a dire la verità, non avrebbe un impatto ambientale: verrebbe infatti costruito su palafitte senza prevedere la necessità di fare grossi scavi. Però si spendono 38 milioni di euro per dei container e non si capisce bene che fine faranno una volta terminati i Giochi: la promessa è di toglierli, ma ci sono delle pressioni per utilizzarli come alloggio per i lavoratori, soprattutto quelli stagionali. Una specie di ghetto, in una zona periferica, vicino a un fiume, con meno servizi… Il sindaco ha assicurato per la rimozione, ma in ogni caso è stata votata in consiglio comunale una delibera che permette la possibilità di tenerlo in piedi per altri due anni a conclusione dei Giochi”.
“Nella popolazione – evidenzia nuovamente De Zanna – c’è la sensazione di essere mal informati su quello che si sta facendo, ma anche su quello che succederà durante i Giochi: non si sa se verrà chiuso tutto, se verrà tanta gente o solo chi è riuscito ad accaparrarsi i biglietti delle gare. Non si sa che tipo di vita si condurrà durante l’evento. I commercianti non sanno quanta merce dovranno ordinare e se dovranno assumere qualche persona in più, non si sa se chiuderanno le scuole, i maestri di sci non sanno se potranno lavorare, non si sa dove parcheggeranno i pullman, … Con la Fondazione Milano Cortina, non c’è mai stato un incontro pubblico chiaro che ci spiegasse come andranno le cose”.
È dello stesso parere Marina Menardi, presidente del Comitato Civico Cortina. Anche lei infatti sottolinea il mancato coinvolgimento della popolazione nei processi decisionali e non solo: “Il bicchiere mezzo pieno ancora non lo riesco a vedere, perché noi cittadini ancora non sappiamo niente, non siamo stati informati. Tanti annunci sostengono che Cortina sarà più bella, che verrà rinnovata, ma non ci hanno mai fatto vedere come sarà più bella e in che modo verrà rinnovata. Se ad esempio il cantiere della pista da bob viene considerato come una riqualifica di Cortina, allora il bicchiere è vuoto del tutto. Se proprio dovessimo individuare una nota positiva è che Cortina acquisirà un maggiore respiro internazionale, ma noi possiamo attrarre ancora più turisti?”
Gli effetti collaterali dell’overtourism sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto dopo la vicenda Roccaraso: viene quindi spontaneo domandarsi se Cortina, già coinvolta da afflussi turistici non indifferenti, abbia bisogno di ulteriore pubblicità.
Per Menardi no: “Noi siamo già in una condizione di overtourism e dobbiamo stare attenti a non esagerare andando oltre all’attuale situazione: dobbiamo infatti considerare che Cortina è una cittadina piccola e si trova in un territorio fragile, che va preservato. Dovremmo arrivare a fare una marcia indietro per riflettere su come gestire il turismo, non su come aumentarlo ulteriormente. La capacità del territorio pone infatti dei limiti. Cortina non ha bisogno di grandi eventi per essere famosa. Cortina è già famosa di per sé e con il marchio Unesco tutta l’area delle Dolomiti ha avuto una grande pubblicità e un grande aumento di presenze. Più di così non possiamo, quindi le Olimpiadi ci stanno offrendo una promozione di cui forse non avevamo bisogno”.
Inoltre, continua Menardi, “le opere che stanno realizzando non hanno un’utilità concreta per i residenti”.
Di cosa necessita allora oggi Cortina? “Abbiamo bisogno di servizi: ad esempio abbiamo appena ‘festeggiato’ i tredici anni dalla chiusura della piscina. La sua riapertura era stata annunciata come una priorità da questa amministrazione, ma è ancora chiusa. Per farti un altro esempio, il convitto scolastico è stato chiuso da questa amministrazione e rischiamo di perdere l’istituto comprensivo per mancanza di studenti (i numeri sono sempre più bassi a causa della denatalità n.d.r.). Il convitto era stato aperto per richiamare studenti da fuori. Hanno chiuso anche il cinema, il tennis (di questi tempi sport popolarissimo in Italia)”.
Alla luce di questi elementi, a Cortina non si respira un’atmosfera carica di entusiasmo. “Le sensazioni – rende noto Menardi – sono sempre meno entusiastiche anche tra chi era a favore dei Giochi, perché ci si sta rendendo conto che in realtà le Olimpiadi a noi non stanno portando niente. La gente è preoccupata, perché non sa se l’anno prossimo potrà lavorare o meno: maestri da sci, artigiani, rifugisti, … Non sappiamo se potremmo lavorare normalmente. Questa preoccupazione sta infastidendo un po’ tutti e, a solo un anno dall'inaugurazione, nessuno ci dice niente. Quindi anche chi appoggiava i Giochi, ora è meno convinto”.
Per concludere, torniamo sulle malinconiche parole della consigliera De Zanna che tratteggiano con particolare efficacia il rapporto tra i Giochi olimpici e popolazione: “Questa vicenda ci ha fatto capire quanto poco contiamo noi come cittadini, ma forse anche come amministrazione. È una cosa che viene gestita quasi completamente da fuori e non credo che nemmeno il sindaco sappia bene quali sono i progetti e le intenzioni in programma. Siamo burattini nelle mani di chi ha in mano le decisioni su questo evento calato dall’alto, gestito dall’alto e che noi in qualche modo stiamo subendo. Poi c’è ovviamente chi è contento, ma anche chi ne avrebbe fatto volentieri a meno”.