Cortina e la pista da bob: una straordinaria operazione di macroeconomia metafisica
Una riflessione sulle dichiarazioni rilasciate da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, riguardo la pista da bob di Cortina
La lettura delle dichiarazioni rilasciate da Lorraine Berton, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, riguardo alla costruzione della pista di bob di Cortina mi ha provocato un inatteso fervore.
La prospettiva dalla quale seguivo le vicende ampezzane mi infastidiva soprattutto perché confermava una lunga tradizione di imposizioni esterne del potere sul territorio senza altra apparente ragione che lo sperpero del denaro pubblico. Ma le parole della signora Berton mi hanno riscosso dallo stato burbero che mi infesta spesso, soprattutto quando piove, e mi hanno aperto alla possibilità di sfruttare per una volta, anche solo per scacciare il malumore, una possibilità di miglioramento economico. Non voglio riferire le parole del presidente, andatele per favore a leggere, io le ho trovate su Belluno Press, ma solo citarle per spiegarvi quali corde abbian fatto vibrare dentro di me: “...linea della responsabilità” mi ha riscosso attento, “...non potevamo accettare che la Regina delle Dolomiti venisse umiliata” mi ha fatto vergognare di non essere Alpino per brandire fiero la baionetta, “Tifare per il bob a Cortina significa tifare per l'Italia” ha acceso in me il fuoco di una grande comunità da raggiungere abbattendo i confini di questa mesta vallata. Il pezzo finale l'ho urlato in faccia ai disfattisti io stesso "le Olimpiadi sono un opportunità straordinaria per le Dolomiti bellunesi".
Sul “fattore di crescita per l'Italia intera” ho prontamente convocato il mio Gabinetto Economico in sessione straordinaria per quella sera stessa. Dopo brevi convenevoli ci siam accomodati stretti in cucina ed abbiamo aperto il cartone di birra feltrina e, stappando la prima, abbiamo aperto la riunione. Ho preso per primo la parola e semplicemente ho letto l'articolo e chiesto agli altri di accompagnarmi in uno studio di fattibilità su possibili attività che possano attirare nelle nostre tasche parte di quei soldi. Non voglio dire sempre di no, non sono un disfattista, certi treni passano una volta sola e non voglio farmi trovare sul divano. Un interesse vivace dei miei soci ha aperto nel corso della mia accorata esposizione dei sorrisi sempre più promettenti sui loro visi e l'entusiasmo col quale scolavan la birra mi rendeva felice. Qualche secondo di silenzio ed arrivò la prima risposta: “Beh, se vuoi ti faccio subito una stima di massima dei ricavi supplementari per l'economia feltrina portati dalle Olimpiadi: due caffè e due brioches”. Qui scoppiò una baraonda di risate e di insulti nei miei confronti, conditi da salaci stime supplementari. “Magari uno sbaglia strada e buca, o almeno fa benzina, facciamo 100 euro", “magari uno sbaglia strada e si ferma in farmacia a prendere un antidepressivo o qualcosa per il mal di macchina dopo le curve della strada Feltrina", “magari la moglie di un atleta resta affascinata da qualche notizia culturale su Feltre, la piccola città dei grandi uomini, e le vien voglia di veder a che ora vedano l'alba questi Watussi”. Qui parte dei soci si rivoltò contro l'ultimo interlocutore, ritenendo la possibilità prospettata eccessivamente fantasiosa anche per una compagnia da birre. Ricomposi l'ordine e chiesi un po' di serietà nell'affrontare la questione e, tra sorrisini divertiti e smorfie disgustate, mi spiegarono che Feltre condivide solo l'appartenenza alla provincia di Belluno con Cortina. L'accesso per Cortina da sud sfrutta normalmente l'autostrada che sale ad est di Belluno, ed è doveroso poi, per scendere, affrontare qualche passo dolomitico per visitare altri luoghi altrettanto spettacolari. Per Feltre passeranno probabilmente spettatori trevigiani e vicentini dai quali ci si può aspettare forse
qualche fermata al distributore o in un bar, ma poco altro. Cortina è distante oltre 100 chilometri da Feltre e per raggiungerla ci si impiega anche due ore, per cui i lavoratori feltrini che ci vanno a lavorare sono costretti a soggiornare sul posto con spesa e disagi che pagan forse il ricavo. A meno che non si tratti di camerieri e lavapiatti, occupazione tradizionale per i nostri giovani che compiono i primi passi nel mondo del lavoro ma certo non ambitissima, e comunque sempre disponibile anche in stagioni non olimpiche.
A quel punto la mia domanda era diventata un rovello per tutti i componenti del Gabinetto, ma produzioni feltrine che possano interessare la regina delle Dolomiti non vennero in mente a nessuno, almeno tali da prospettare buoni guadagni: miele?, formaggio?, fagioli?... Un ultimo empito di fiducia mi riscosse, Basta polemiche ho tuonato, ma subito mi è stato fatto notare che nessun altro che io stava facendo polemiche, loro provavano solo a fare ipotesi e bere birra, che facessi meglio io a scovare possibili vantaggi economici locali. Deluso dovetti riconoscere di non aver una verità migliore della loro, ma rilanciai con minor vigore, solo con una speranza anzi nella voce:”Più in generale saranno un fattore di crescita per l'Italia intera..”. Un silenzio imbarazzato seguì, e durò finché il più vecchio di noi, con le mani nella lunga barba a tormentarla, a bassa voce iniziò: “Questa, io credo sia macroeconomia metafisica. E' innegabile che qualsiasi spesa pubblica, soprattutto così cospicua, porti un arricchimento ed una spinta positiva nel sistema economico. Ma dove vada a finire questa ricchezza risulta estremamente difficile da capire nel dettaglio, pertanto credo che possa far nascere solo vaghe speranze di miglioramento economico per noi. Potremmo perfino ipotizzare che nei nostri confronti vengano a ricadere ulteriori spese per viabilità o altri lavori pubblici da compiere per l'occasione delle Olimpiadi. Sicuramente nessuno può essere in grado di prevedere cosa cambierà per noi dopo l'evento, ma sicuramente cambierà poco.” Un altro subito si accodò “Devi capire che tra il Feltrino e Cortina passano infinite differenze, lassù è pieno di ricchi e potenti che han case e occupano alberghi, e chi ci vive deve pagare una birra quanto la paga Briatore. I giochi lassù son diversi, la terra vale. Qui la terra ci sporca i piedi ormai e basta, che qualcuno vorrebbe asfaltar i prati, altro che costruirci resorts o tracciare sentieri. E non tirar fuori la tua storia della montagna che hai rotto forte.” In pratica capii che trarre un succo da quelle parole per un feltrino era estremamente difficile, senza contare che il sapore poi di quel succo potrebbe non piacere.
Trovandoci a considerare la situazione per quello che sembra davvero ci rattristammo soprattutto per i larici che ci sembrarono la cosa più sacra di tutta la questione, ma presto ci rassicurammo che i larici, non quelli di adesso ma quelli che cresceranno in quei posti, magari già tra vent'anni, sopravviveranno a noi tutti di questo passo. Svuotata l'ultima bottiglia di birra abbiamo raccolto i tappi nella scatola apposita sotto il lavello: al centro ecologico mi piace rovesciarli nel container per i metalli e sentirli scontrarsi con suoni diversi alle diverse ferraglie e risuonare alla fine sul fondo. Le bottiglie le abbiamo messe in due secchie svuotate nella stufa dai ciocchi di legna: scrosceranno fragorose aggiungendosi alle altre bottiglie, rompendosi e rompendole. Schiacciando il cartone il più mona ci fulminò: “Potrebbe essere che l'effetto più cospicuo per l'economia feltrina di questa pista da bob sia il fatto che ci siamo scolati una cassa di birra parlandone.” In quel momento ci sentimmo protagonisti della nostra vita, ma forse era più che sia l'effetto della birra.
Dalle Vette Feltrine è uno spazio, curato da Gianugo Tonet e Giuseppe Gris, che si occupa di Feltre e del suo territorio dalla prospettiva del vivere in montagna o nel passo appena prima di essa. Un belvedere, quello offerto allo sguardo che si apre dalle Vette, anche per il pensiero ed il racconto, perché vivere la montagna non è qualcosa di diverso, come spesso si pensa, dal raccontare la montagna. Da studiarla, cercarla, scalarla e, perché no, anche inventarla.