Contro l'overtourism. Una serie di accorgimenti che vanno dal valorizzare i luoghi meno conosciuti, all'ascolto della popolazione locale
L'Associazione Italiana Turismo Responsabile (Aitr) ha elaborato e pubblicato un position paper sul tema dell'overtourism, un fenomeno che impatta numerose località montane in tutta le penisola (e non solo), provocando danni rilevanti alle popolazioni locali e anche alla stessa fruizione turistica delle destinazioni
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
L'Associazione Italiana Turismo Responsabile (Aitr) ha elaborato e pubblicato un position paper sul tema dell'overtourism, un fenomeno di cui abbiamo parlato spesso su L'AltraMontagna e che impatta numerose località montane in tutta le penisola (e non solo), provocando danni rilevanti alle popolazioni locali e anche alla stessa fruizione turistica delle destinazioni.
"Il problema dell’overtourism è diventato negli ultimi tempi un argomento fortemente discusso sulla stampa anche a causa delle vigorose proteste, che si segnalano in tante città e destinazioni turistiche principalmente italiane ed europee" si legge nel documento di Aitr. E se in località estremamente famose come Barcellona dà vita a proteste e sit-in di grandi proporzioni, è anche vero che il fenomeno non riguarda più soltanto le città e le destinazioni più note e frequentate, ma si estende, anno dopo anno, a tante altre, come conseguenza "dell’aumento dei flussi turistici e anche dell’efficacia delle politiche promozionali che accrescono notorietà e attrattività".
Aitr ritiene che dalla fase della denuncia e delle protesta si debba passare alla ricerca di soluzioni che tengano conto dei tanti diversi interessi in campo, in primo luogo quello delle popolazioni che subiscono l'overtourism e quello delle categorie di lavoratori che operano nel turismo e ne traggono beneficio, ma anche quello dei turisti stessi.
"I disagi provocati dall’overtourism sono ormai ben noti e studiati e colpiscono i cittadini e la qualità della loro vita: affollamento lungo le vie e sui mezzi di trasporto, aumento del traffico stradale, rumore insopportabile anche notturno, inquinamento e produzione enorme di rifiuti, frequenti comportamenti incivili da parte dei turisti, cessazione di servizi per i cittadini sostituiti da attività commerciali per i turisti".
L’overtourism è alimentato sia dai turisti che alloggiano nelle destinazioni sia dagli escursionisti giornalieri, e insieme alla diffusione degli affitti brevi, produce conseguenze anche di natura demografica, urbanistica e sociale: "trasferimento delle famiglie dai centri storici alle periferie, difficoltà nel trovare appartamenti in affitto per i lavoratori e gli studenti fuori sede e persino per gli studi professionali, aumento dei prezzi di tutti i beni, perdita dell’autenticità delle città e dei borghi, sostituzione dei residenti permanenti con residenti temporanei, operazioni speculative".
Sulla risposta da parte delle amministrazioni, Aitr sottolinea come questa sia stata finora "molto variegata", una condizione che riflette l'esistenza di situazioni oggettivamente molto diverse tra loro: "In molti casi si tenta di arginare il problema con limitazioni e divieti, sia sul versante dell’offerta (rilascio delle licenze per l’ospitalità) che della domanda (biglietti di ingresso)".
Per Aitr è in ogni caso fondamentale, sulla base dei principi del turismo responsabile, l'ascolto della popolazione locale e il suo costante coinvolgimento nelle decisioni da assumere.
Il documento pertanto elenca una serie di proposte concrete "nella consapevolezza che potrebbero non bastare, ma che necessitano di essere sperimentate e poi valutate":
1. Adottare forme di promozione più mirate, orientate alle stagioni non di punta, quando è possibile anche al fuori stagione.
2. Valorizzare luoghi meno conosciuti ma pregiati, borghi, cammini, parchi naturali.
3. Organizzare ove possibile gli eventi culturali, sportivi, artistici e ricreativi in periodi diversi dall’alta stagione, localizzarli in aree meno frequentate.
4. Tutti i nuovi attrattori devono essere realizzati in aree periferiche, separate dai centri storici.
5. Va incentivata la pratica delle prenotazioni delle visite ai siti come musei e aree archeologiche garantendo la priorità ai turisti con prenotazione, in modo da evitare affollamenti insopportabili, code infinite alle biglietterie, o, peggio, la delusione per non riuscire ad entrare.
6. Va ripresa in considerazione l’iniziativa del sostegno economico ai viaggi e alle vacanze fuori stagione o in bassa stagione (Buono Vacanza), che fu sperimentata nel passato e troppo frettolosamente abbandonata.
7. In collaborazione con gli operatori turistici vanno avviate azioni di natura educativa, in cui anche i turisti (che normalmente non sono, come talvolta vengono descritti, orde di barbari) vengano garbatamente invitati ad assumere comportamenti appropriati, come se fossero a casa propria.
8. Più in generale andrebbero proposti modelli di viaggio e di soggiorno che, oltre al riposo e al divertimento, propongano anche motivazioni di scoperta e di arricchimento culturale, di incontri e di esperienze.
9. Anche con le compagnie crocieristiche è opportuno avviare un dialogo in questo senso.