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Ambiente

Tante sedi che hanno ospitato le Olimpiadi invernali non potranno più farlo: il futuro dei giochi dipende dal clima (e da noi)

Le proiezioni sul surriscaldamento globale ci dicono che la temperatura media globale continuerà a salire, con impatti significativi sulla durata degli inverni e sulle precipitazioni nevose. Questi cambiamenti avranno rilevanti implicazioni per i futuri Giochi Olimpici Invernali, in termini di scelta delle sedi e di effettiva realizzazione delle competizioni

di
Serena Lonardi
11 gennaio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Le temperature sempre più alte degli ultimi anni, la diminuzione delle precipitazioni nevose e l’accorciamento degli inverni, stanno già mettendo a dura prova lo svolgimento degli sport invernali, anche ad altissimo livello. Di conseguenza, anche il calendario delle gare è stato fortemente influenzato.

 

Nella stagione 2022-2023, sette delle prime otto gare della Coppa del Mondo di sci e snowboard sono state cancellate a causa delle alte temperature e delle scarse condizioni di neve. Questo ha messo in evidenza come spesso gli atleti si trovino frequentemente a competere in condizioni sfavorevoli e persino pericolose, portando alla redazione di una lettera aperta alla Fédération Internationale de Ski (FIS) che sollecitava allo sviluppo di una strategia per raggiungere gli obiettivi del UN Sports for Climate Action Framework (2018) e in generale una maggiore trasparenza sulla azione climatica negli sport invernali. 

 

Le proiezioni dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) del 2019 ci mostrano che il riscaldamento continuerà ad un tasso di circa 0.3°C per decennio fino almeno alla metà del secolo, con impatti significativi sulla durata degli inverni e sulle precipitazioni nevose. 

 

Questi cambiamenti avranno ovviamente rilevanti implicazioni per i futuri Giochi Olimpici Invernali. Sin dalla prima edizione dei Giochi di Chamonix del 1924, le condizioni meteorologiche hanno rappresentato un fattore cruciale nella scelta delle sedi e nella realizzazione effettiva delle competizioni.

 

Uno studio recente condotto dall’Università di Innsbruck (Austria) e dall’Università di Waterloo (Canada) ha preso in considerazione le 93 località più alte tra quelle che hanno già ospitato le olimpiadi invernali in passato e quelle che hanno piste e impianti da sci omologati dalla Federazione Italiana Sci e Snowboard. Lo studio ha identificato una sostanziale differenza nel numero di potenziali sedi future per i Giochi Olimpici Invernali, a seconda che il mondo affronti uno scenario di basse, medie o alte emissioni. 

 

Lo studio dimostra che in uno scenario più probabile di medie emissioni, nel 2050, 52 tra le località analizzate rimangono affidabili da un punto di vista climatico per le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali. Invece, nel caso di uno scenario a rischio maggiore, con emissioni di gas serra più alte, solo 22 destinazioni saranno affidabili nel 2050. 

 

È rassicurante, quindi, constatare che, se le emissioni verranno stabilizzate, i Giochi Olimpici Invernali e i Giochi Paralimpici Invernali potranno continuare a essere una celebrazione globale dello sport, grazie a un costante processo di adattamento e innovazione.

 

In caso di uno scenario a rischio maggiore, invece, il cambiamento climatico influenzerà inevitabilmente la geografia e lo sviluppo degli sport invernali, e ciò ridurrà le sedi potenziali che potranno ospitare i giochi. 

 

Naturalmente, l'adattamento e l'innovazione devono essere perseguiti in un'ottica di sviluppo sostenibile, in modo che i Giochi possano creare benefici duraturi per gli ospiti, ridurre l'impronta ambientale ed evolversi in risposta al riscaldamento del pianeta.

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