Una vernice che elimina l'inquinamento come il bosco. Ma è giusto paragonare le pareti degli Autogrill agli alberi?
Due grandi scritte, incrociate sulle pareti di altrettante aree di servizio lungo l'autostrada, motivano una riflessione sull'utilizzo del bosco e della montagna in iniziative che mischiano impegno ambientale e marketing
Tornando dalle vacanze di agosto, all'ingresso di due diverse stazioni di servizio lungo l'autostrada mi sono trovato di fronte a grandi scritte che paragonano la superficie di una parete di quella struttura a un bosco.
"40 mq di parete = 40 mq di bosco".
"3.000 mq di parete = 3.000 mq di bosco".
Non è stata la prima volta che ho incrociato queste scritte. È da alcuni anni che le vedo spuntare in giro, ma si sa, in viaggio lungo l'autostrada si è spesso di corsa e non c'è mai tempo per approfondire. Ma oggi, ancora un po' in vacanza, un po' di tempo lo avevo e così ho cercato di capire qualcosa in più su questa apparentemente bizzarra similitudine. Da forestale-divulgatore la cosa da un lato mi incuriosiva, dall'altro mi stimolava un prurito che conosco bene: quello che mi sale su per la schiena quando sento nell'aria "puzza di greenwashing".
Non molte informazioni erano presenti sulla parete, se non un'altra scritta, che approfondiva appena di più la questione: "Per questa superficie utilizziamo una pittura speciale che purifica l'aria".
"Quindi che purifica l'aria... esattamente come un bosco?!?" ho pensato incredulo facendo due più due. A quel punto ho avuto un soprassalto: ma come diavolo è possibile?
Per capire di più occorre andare sul sito di Autogrill e su quello della start-up che ha ideato questa pittura speciale, Airlite.
"È una tecnologia brevettata che utilizza lo stesso principio fisico usato dalla natura per pulire l’aria e permette di trasformare una qualsiasi parete in un purificatore", viene spiegato sul sito della start-up, "infatti, utilizzando una tecnologia a semiconduttore, genera delle cariche elettriche sulla superficie della parete. Queste cariche elettriche si combinano con il vapore acqueo e l’ossigeno presenti nell’aria generando degli ioni negativi che neutralizzano gli inquinanti presenti nell’aria, una volta che questi vengono in contatto con la parete". In pratica, le pareti così verniciate attirano gli agenti inquinanti presenti nell’aria, come gli ossidi di azoto (NOx), gli ossidi di zolfo (SOx), i VOC, le polveri sottili (PM 10 e PM 2.5), "con lo stesso effetto di un bosco di alberi ad alto fusto delle stesse dimensioni", promettono gli ideatori. Qui sarei stato molto curioso di studiare per bene i calcoli, che pare siano stati realizzati dall'Università di Milano, ma che non sono riuscito a reperire. Con un po' di difficoltà, ho trovato soltanto un paragone tra pareti così verniciate e bosco per quanto riguarda unicamente gli NOx, in cui si spiega che 5.000 metri quadrati di pittura sarebbero in grado di eliminare gli ossidi di azoto prodotti da 900 auto in 12 ore: leggermente di più di quanto può fare la stessa "superficie di bosco" (ma superficie fogliare complessiva o di copertura delle chiome al suolo? Le due cose sono abbastanza diverse).
"L’idea di fondo", spiega entusiasta Autogrill, "è rivestire alcune pareti esterne dei locali autostradali con una nuova pittura 100% naturale che purifica l’aria, eliminando l’inquinamento del traffico dei veicoli".
A quel punto mi sono allora guardato attorno.
Alla mia sinistra sfrecciavano decine e decine di auto, moto e camion al secondo, buttando evidentemente enormi quantità di inquinanti e particolato nell'aria. Alla mia destra brillava nel sole di agosto una collina boscata, un bosco vero, di qualche centinaio di ettari, non di poche decine di metri quadri.
Nel mezzo, quella piccola parete, che potrà essere anche efficacissima, non ne dubito, ma attrarrà a sé solo una minima parte degli inquinanti generati da quel traffico enorme e non potrà mai competere con un bosco vero, che "di mestiere" fa tantissimo di più. Perché il bosco non riduce solo gli inquinanti grazie alle foglie (assorbendoli in parte all'interno del ciclo metabolico della pianta, cosa che ovviamente la parete non fa), ma produce ossigeno, assorbe CO2, regola il clima, filtra l'acqua, ombreggia, è ecosistema, habitat e protezione del suolo, è fonte di materia prima e paesaggio. È tante cose assieme: tante, tantissime cose in più di una parete di pari dimensioni, anche se verniciata con la migliore e più sostenibile vernice al mondo.
Perché allora usare proprio l'immagine del bosco? Perché non dire semplicemente che quella parete - dalla tecnologia innovativa, affascinante e sicuramente efficiente dati i numerosi riconoscimenti e certificazioni ottenuti - è capace di eliminare dall'aria circostante l'inquinamento generato da X automobili e X camion al giorno?
Perché forse quel numero sarebbe un po' impietoso per superfici così limitate, mentre usare il bosco e gli alberi oggi funziona enormemente di più, genera emozioni, fa subito "green storytelling".
Ho osservato nuovamente la collina boscata a monte della stazione di servizio e ho pensato infine che se proprio si volesse utilizzare l'immagine del bosco, che allora lo si faccia fino in fondo. Che si destini una percentuale dei ricavi ai proprietari e gestori forestali circostanti alle autostrade per mettere in atto una buona gestione, progetti mirati di conservazione, per produrre sostenibilmente il legno da utilizzare magari proprio per il mobilio delle aree di servizio. Che si finanzi la buona gestione del verde urbano delle città attraversate da questi serpentoni di asfalto e cemento.
Nessuno critica l'uso di questa vernice, ci mancherebbe altro! Ogni innovazione in senso ambientale è da applaudire e sostenere e questo, approfondendo, sembra davvero un prodotto notevole. Ma prima di tirare in ballo il bosco in una comunicazione di questo tipo bisognerebbe forse pensarci un attimo di più.
Se una parete può unicamente tentare di imitare una sola delle tante funzioni del bosco, il bosco sarà sempre molto, ma molto di più di un muro verniciato. Quel discutibile simbolo di "uguale" presente nella grande scritta all'ingresso delle stazioni di servizio, a ben vedere, non ha molto senso, se non per ammantare di verde un'iniziativa sicuramente utile e interessante, ma che potrebbe essere descritta in tanti altri modi.
Ancora una volta il mondo urbano utilizza quello naturale per una (lecita, ci mancherebbe) iniziativa che mischia impegno ambientale e marketing. Forse sarebbe il caso che questi due mondi iniziassero a parlarsi di più. Se si volessero davvero coinvolgere le foreste e la montagna, sarebbero tante le iniziative ambientali e climatiche che, con relativamente poche risorse, potrebbero essere realizzate assieme, pur continuando a dipingere le pareti con queste vernici speciali: perché non iniziare a pensarci?
Luigi Torreggiani è giornalista e dottore forestale. Collabora con la rivista “Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi” e cura per Compagnia delle Foreste la comunicazione di progetti dedicati alla Gestione Forestale Sostenibile e alla conservazione della biodiversità forestale. Realizza e conduce podcast, video e documentari sui temi forestali. Ha pubblicato per CdF “Il mio bosco è di tutti”, un romanzo per ragazzi, e altre storie forestali illustrate per bambini. Per People ha pubblicato “Sottocorteccia. Un viaggio tra i boschi che cambiano”, scritto a quattro mani con Pietro Lacasella.