''Un disastro ambientale al confine del Parco nazionale della Majella'': la protesta contro la centrale gas di Sulmona in Abruzzo
Martedì 3 settembre due attivisti della Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam (la società partecipata dallo Stato e quotata in Borsa che gestisce la rete metanifera del Paese) di Case Pente, alla periferia di Sulmona, alle pendici del Monte Morrone e a pochi chilometri dal Parco nazionale della Majella
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Martedì 3 settembre due attivisti della Campagna “Per il clima, fuori dal fossile”, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati al cancello d’ingresso del cantiere Snam (la società partecipata dallo Stato e quotata in Borsa che gestisce la rete metanifera del Paese) di Case Pente, alla periferia di Sulmona, alle pendici del Monte Morrone e a pochi chilometri dai confini del Parco nazionale della Majella.
Un'azione nonviolenta, dopo 16 anni di manifestazione, proteste e azioni per sensibilizzare l'opinione pubblica locale e nazionale circa l'inutilità della costruzione di una centrale per la compressione del gas, che fa parte del progetto di metanodotto Linea Adriatica. Secondo i comitati locali, le due infrastrutture sarebbero "totalmente inutili", anche "perché il consumo di metano in Italia è crollato a 60 miliardi di metri cubi, 26 in meno rispetto al 2005 quando si è toccato il picco massimo. E nei prossimi anni continuerà a diminuire". I dati, certificati dal ministero dell'Ambiente, evidenziano che i consumi di gas in Italia sono stati nel 2023 i più bassi da 25 anni. Ecco uno dei motivi delle proteste contro due impianti costosissimi (il preventivo di spesa è di 2,5 miliardi di euro) che "servono solo ad incrementare i profitti della Snam ma che saranno pagati dai cittadini italiani, attraverso la loro bolletta energetica, e dalle tasse dei cittadini europei" sostengono.
Uno dei cartelli esposti dagli attivisti spiega che il cantiere sarebbe illegale. Secondo i Comitati cittadini per l'ambiente di Sulmona, infatti, SNAM non avrebbe adempiuto "le 22 prescrizioni ante operam stabilite dal Decreto V.I.A. come condizione per il rilascio della compatibilità ambientale dell’opera".
“La nostra vuole essere una azione di 'obbedienza' civile nonviolenta per la giustizia climatica – hanno dichiarato gli attivisti – e per denunciare la folle scelta, avallata dal governo, di costruire due nuovi e dannosi impianti fossili che andranno ad aggravare il cambiamento climatico i cui effetti disastrosi, attraverso eventi meteo estremi, sono ogni giorno sempre più evidenti. È surreale che si parli continuamente di siccità, di riscaldamento dei mari, di alluvioni, e poi si vada avanti con opere che incateneranno l’Italia alle fonti fossili per decenni".
Gli attivisti sono contrari a sacrificare l'Appennino ai nuovi gasdotti. Sostengono che anche importanti centri di ricerca internazionali stanno lanciando allarmi sempre più frequenti sul fatto che queste opere fossili saranno presto improduttive, considerato che un gasdotto dovrebbe funzionare per almeno 50 anni, e quindi ben oltre il 2050, data entro la quale dovremmo aver abbandonato il gas da tempo. Il metanodotto Linea Adriatica, infatti, devasterà l’Appennino centrale, i cui territori sono di elevatissima qualità ambientale e ricchi di biodiversità.
Si calcola che per l’interramento del gasdotto dovranno essere eliminati ben due milioni di alberi. Violando apertamente il principio di precauzione, il metanodotto e la centrale, già di per sé pericolosi, andranno ad aumentare i rischi per le popolazioni locali, insistendo in aree ad altissima sismicità.
Secondo gli attivisti, la Valutazione di impatto ambientale che ha autorizzato con prescrizione il progetto, che risale a oltre 13 anni fa, "va considerata decaduta e quindi rifatta daccapo, alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato del 2020 che ha fissato per tutti i progetti la durata della VIA in cinque anni". Non è dello stesso avviso, invece, la sezione quarta del Consiglio di Stato, che a settembre 2024 ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Sulmona contro l'autorizzazione unica rilasciata per la costruzione e l'esercizio del metanodotto Sulmona-Foligno, approvato dal ministero dell'Ambiente e della sicurezza il 29 novembre 2022.
Tra le tante criticità, però, restano valide quelle di carattere storico: l’area dove dovrebbe sorgere la centrale è di grande valore archeologico. Durante i lavori di archeologia preventiva, non ancora terminati, è stato scoperto un villaggio dell’età del bronzo (3500 anni fa), una necropoli con circa 100 tombe e mura di costruzioni risalenti all’epoca italica e romana. I Comitati giudicano incoerente la scelta del ministero della Cultura di autorizzare la costruzione nel sito, cosa che comporterebbe una cancellazione dei reperti archeologici rinvenuti.
Infine, la centrale toglierà spazio vitale all’Orso bruno marsicano, essendo l’area di Case Pente – così come attestato dal Parco nazionale della Maiella - un corridoio faunistico e sito di alimentazione di questa specie unica, simbolo dell’Abruzzo, e ad altissimo rischio di estinzione, della quale si contano solo una sessantina di esemplari.
Attraverso le sostanze inquinanti come polveri sottili e ossidi di azoto che saranno emesse dalla centrale la Snam peggiorerà la qualità dell’aria l’intera area peligna. L’impianto, infatti, insiste all’interno di una valle chiusa circondata da alte montagne.
"Abbiamo compiuto questa per lanciare un chiaro messaggio – concludono Mario Pizzola e Alba Silvani - : il nostro non è un territorio di sacrificio per i meschini interessi delle multinazionali del fossile. Noi non siamo sudditi della Snam ma cittadini consapevoli dei nostri inalienabili diritti. I nostri rappresentanti politici, se non vogliono essere complici della devastazione che la Snam si appresta a compiere, escano dal sonnambulismo che li ha finora contraddistinti e si assumano le loro responsabilità. Essi sono stati eletti per questo. Nessuno può rimanere inerte di fronte alla catastrofe climatica verso cui sta andando il nostro pianeta. Le fonti fossili sono il passato. Il presente e Il futuro è nelle fonti rinnovabili e pulite. Ognuno faccia la sua parte per lasciare alle future generazioni un mondo meno inquinato e meno invivibile di quello attuale”.