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Ambiente

"Siamo entrati dove le orecchie umane non erano mai state": ecco il progetto di ricerca che rivela i suoni segreti dei ghiacciai

Nato nel 2020 da un’idea del ricercatore e sound artist Sergio Maggioni, in arte Neunau, “Un suono in estinzione” monitora le implicazioni dei cambiamenti climatici sui ghiacciai attraverso un’innovativo sistema di analisi scientifica 

di
Marta Manzoni
03 ottobre | 18:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Siamo entrati in luoghi dove le orecchie umane non erano mai state: i suoni dentro i crepacci sono davvero qualcosa di incredibile. I dati che abbiamo raccolto si sono dimostrati fondamentali per vedere in maniera concreta e reale come avviene la fusione. Siamo pieni di messaggi visivi sui ghiacciai, che causano una perdita di sensibilità. Il suono, invece, ha ancora una grande potenza comunicativa, ed è un efficace elemento divulgativo e didattico”, ha affermato Sergio Maggioni.

Negli ultimi tre anni, sono state effettuate dieci spedizioni sul ghiacciaio dell’Adamello (fascia del Mandrone), coordinate dal comitato scientifico del progetto, e sono stati acquisiti più di 15.000 ore di registrazioni, attraverso l’uso di un software personalizzato e cinque registratori bioacustici, in grado di registrare, 24 ore su 24, per diverse settimane, i fenomeni sonori più “nascosti” che avvengono nel ghiacciaio. 

 

Tutte le informazioni che abbiamo raccolto documentano una impressionante attività fusoria, che abbiamo deciso di raccontare da un punto di vista sensoriale. Siamo riusciti a ricostruire l’alfabeto espressivo dei ghiacciai. C’è una forte relazione tra arte e scienza, molto concreta”, ha continuato Maggioni.

Le spedizioni sul ghiacciaio per l’acquisizione dei suoni sono state condotte con un rigoroso approccio scientifico, in modo che i dati raccolti fossero affidabili e significativi. Le informazioni utilizzate per l’analisi scientifica sono state in seguito impiegate per creare opere artistiche e divulgative, capaci di comunicare l’urgenza delle questioni legate al cambiamento climatico con format non convenzionali e incentrati sulla sensorialità. L’importanza del progetto, infatti, risiede nella consapevolezza che lo sviluppo artistico e scientifico non siano entità separate, ma complementari e interconnesse.

“Nelle installazioni mostriamo i dati scientifici raccolti. Abbiamo creato un progetto multiforme che si  adatta a diversi formati: l’obbiettivo, infatti, è arrivare a più persone possibili. Per questa ragione abbiamo organizzato molti laboratori, lavorando anche con le scuole”, ha raccontato Maggioni.

 

Sin dall’inizio, il progetto ha istituito un comitato scientifico, del quale fa parte anche il professore Marco Tedesco della Columbia University, rappresentato da esperti di glaciologia italiani ed internazionali, sottolineando l’importanza di basare l’esplorazione sonora dei ghiacciai alpini su solide fondamenta scientifiche.

Il progetto, inoltre, vuole espandere la propria area di indagine anche a livello internazionale su altri ghiacciai: la metodologia acquisita durante i tre anni sull’Adamello può, infatti, essere ripetuta altrove. “Abbiamo già ampliato il campo di indagine alla Groenlandia, e abbiamo relazioni anche con il Piemonte. Vorremmo allargarci, portando il nostro approccio in altri contesti”, ha concluso Maggioni.

 

 

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