Sempre più persone vogliono vedere i ghiacciai prima che scompaiano, ma è lo stesso turista a contribuire ad aggravarne le condizioni
Con turismo dell’ultima occasione o dell’ultima possibilità si intende quel tipo di turismo in cui i visitatori intendono vedere e vivere luoghi e attrazioni a rischio estinzione prima che scompaiano o che subiscano rilevanti cambiamenti col tempo. Il turismo dei ghiacciai, che comprende anche l'alpinismo, l'escursionismo e i tour guidati, rientra parzialmente in questa categoria, a causa del cambiamento climatico in atto. Una riflessione sul carattere paradossale di questo tipo di offerta
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Con turismo dell’ultima occasione o dell’ultima possibilità (in inglese: last chance tourism) si intende quel tipo di turismo in cui i visitatori intendono vedere e vivere luoghi e attrazioni a rischio estinzione prima che scompaiano o che subiscano rilevanti cambiamenti col tempo. Per la prima volta il termine è comparso in riferimento all’avvistamento degli orsi polari ed è stato poi usato anche in altri ambiti, come le escursioni nei ghiacciai.
Da un punto di vista storico, il turismo nei ghiacciai è una delle prime forme di turismo alpino e risale al 1700, quando durante l’Illuminismo i primi viaggiatori nelle Alpi visitavano le lingue dei ghiacciai che allora si estendevano ancora ampiamente nelle valli. Oggi questa forma di turismo comprende attività come l'alpinismo, l'escursionismo, le visite turistiche, i tour guidati a fini di educazione ambientale e lo sci sui ghiacciai.
Secondo uno studio del 2021, nelle Alpi ci sono 73 attrazioni legate al turismo nei ghiacciai, come la Mer De Glace sul Monte Bianco, il passo Jungfraujoch in Svizzera, la Großglockner Hochalpenstraße in Austria e il comprensorio sciistico a Tignes in Francia, per citarne alcuni dei più famosi.
Il riscaldamento climatico però sta portando a un declino dei ghiacciai senza precedenti e a una significativa perdita di masse di ghiacci. Di conseguenza, vista l’importanza che hanno i ghiacciai per il turismo nelle Alpi, l’impatto sul settore è inevitabile.
Secondo studi recenti, le motivazioni per la visita a un ghiacciaio includono il desiderio di stare in mezzo alla natura, vedere il ghiacciaio e vivere un’esperienza diversa. Naturalmente, le motivazioni riguardano anche il turismo dell’ultima possibilità, quindi la necessità e l’urgenza di vedere il ghiacciaio ritirarsi e il desiderio di comprendere e vedere da vicino le conseguenze del cambiamento climatico. Infatti, il turismo dell’ultima possibilità è cresciuto molto negli ultimi anni, di pari passo con la crescita di attenzione e consapevolezza verso il cambiamento climatico e le sue conseguenze.
Con la sua visita però il turista contribuisce a un aggravamento delle condizioni della destinazione o dell’attrazione visitata, a causa dell’impatto negativo sull’ambiente che il suo viaggio inevitabilmente comporta. Il turismo dell’ultima possibilità è quindi caratterizzato da un grande paradosso, dal momento che le emissioni emesse dal viaggio verso destinazioni in via di estinzione accelera questa minaccia.
Curiosamente, i turisti che visitano questi luoghi sono consapevoli delle conseguenze del cambiamento climatico, ma pensano che questi luoghi vadano visitati in ogni caso, indipendentemente dal fatto che stiano contribuendo alla loro distruzione. Da un punto di vista di destination management, la promozione di questi luoghi rappresenta inoltre un secondo paradosso, perché la necessità di mantenere l’economia del luogo comporta allo stesso tempo la perdita dell’integrità ecologica delle risorse che rendono quel luogo attrattivo. Per esempio, a Churchill (Manitoba, Canada), il turismo legato al cambiamento climatico è la principale fonte di reddito, ma aumenta anche la minaccia alla vitalità dell’attività stessa.
E’ fondamentale quindi che le destinazioni siano consapevoli che un posizionamento come destinazione dell’ultima occasione non è sostenibile e sensato a lungo termine.
Una combinazione tra la motivazione dell’ultima occasione e la motivazione legata al desiderio di apprendimento potrebbe rappresentare un posizionamento più sostenibile per le destinazioni e renderebbe l’offerta turistica davvero interessante. Inoltre, le destinazioni possono anche fare uso di tecnologie come la realtà virtuale per offrire l’esperienza senza l’impatto negativo del viaggio fisico. Di conseguenza, la destinazione potrebbe focalizzarsi su esperienze legate al cambiamento climatico, focalizzate sull’esperienza del cambiamento del paesaggio (meno ghiaccio, più roccia, nuovi laghi proglaciali, avanzamento della vegetazione) e sull’educazione ambientale legata a questi aspetti tramite mostre, visite guidate ed elementi interattivi. Un tale posizionamento, a differenza di un focus sul turismo dell’ultima possibilità, offrirebbe significativi incentivi per visite ripetute da parte del turista, garantendo così anche una sostenibilità economica per la destinazione.
In alcuni casi, però, è proprio necessario limitare la visita verso luoghi a rischio di estinzione, che possono anche essere pericolosi per il turista. In questo caso, oltre a divieti e barriere fisiche, si può fare uso di tecniche di de-marketing (ovvero scoraggiare la visita di certi luoghi) o richiedere il pagamento di un biglietto d’ingresso.