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Ambiente

Se un impianto fotovoltaico è coperto di brina per lunghe settimane, come se ne esce? La risposta è semplice

Nel Primiero è nata una nuova "comunità energetica rinnovabile". In un contesto di transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili si possono percorrere soluzioni innovative, virtuose e accessibili, che restituiscano maggiore controllo sulle risorse ai cittadini e vantaggi collettivi anche nei territori periferici

di
Marcello Oberosler
13 dicembre | 13:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Nella ridente frazione dei Masi di Imèr in Trentino, ai piedi del Monte Vederna, nei mesi d’inverno manca del tutto il sole: all’antico villaggio dei menadàs, gli operai un tempo addetti alla fluitazione del legname lungo il torrente Cismón, non arriva la rete di teleriscaldamento a biomassa, perché “non conviene” alla locale società multiservizi municipalizzata.

 

Che fare allora per un’azienda locale che, acquisito l’immobile abbandonato della scuola elementare, lo volesse ristrutturare per trasferirvisi dalla ormai affollata Fiera di Primiero?

 

La pompa di calore, per essere sostenibile, ha bisogno di un impianto fotovoltaico, ma se questo è coperto di brina per lunghe settimane, come se ne esce? La risposta è semplice: “andare a prendere” la luce in luoghi più esposti, come ad esempio il tetto di un maso a mezza quota, aiutando così l’edificio del fondovalle a risultare vivibile e confortevole anche nella stagione fredda.

Tutto questo è reso possibile dalla configurazione di una sottorete virtuale nei sistemi di distribuzione dell’energia elettrica (utilizzando le linee esistenti), e si concretizza attraverso la gestione da parte una “Comunità energetica rinnovabile” orientata all’autoconsumo collettivo. In Italia le CER sono incentivate attraverso il piano NextGenerationEU: per ogni kilowattora scambiato istantaneamente dal produttore al consumatore verrà riconosciuto, per i prossimi vent’anni, un corrispettivo variabile. Sarà poi il soggetto promotore, un’associazione senza scopo di lucro o una cooperativa, a destinare queste risorse a favore dei soci e del territorio in cui opera.

 

Tornando a Primiero, i principali player economici e istituzionali locali si erano mobilitati nei mesi scorsi per attivare una CER attraverso un piano di implementazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici, ma sembra che questo si sia arenato per la relativa redditività degli investimenti, orientati piuttosto su più allettanti grandi installazioni di rinnovabili in altre regioni.

 

L’onere tecnico-burocratico di aprire questa opportunità di impatto sociale e ambientale positivo sulla comunità se lo sono presi allora, oltre al nuovo inquilino della scuola dei Masi, una manciata di aziende e di cittadini privati, che hanno costituito già nell’agosto 2024 l’Associazione Verd&Blu - Comunità Energetica Rinnovabile di Primiero, potendo contare sul contributo del Bando efficienza energetica 2024 della Camera di Commercio Industria Artigianato Turismo e Agricoltura di Trento.

 

L’intento dell’associazione non è speculativo aggressivo rispetto al prezioso territorio montano, preferendo piccoli impianti sui tetti rispetto a nuova occupazione di suolo, orientato a vantaggi distribuiti e massima democraticità nella gestione e redistribuzione delle risorse: lo spirito è quello cooperativistico di un tempo, ormai superato dall’estrema finanziarizzazione dell’economia anche in campo energetico.

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