''L'ondata di calore del 2022 è costata la vita a oltre 60mila persone'', quali le priorità per l'Europa per frenare i rischi climatici? Lo studio della Ue
La siccità del 2022 è stata la peggiore degli ultimi 500 anni in gran parte d'Europa e ogni anno muoiono migliaia di persone per gli eventi estremi in un continente, il nostro, che si sta surriscaldando più velocemente degli altri. La commissione europea ha incaricato un team interdisciplinare per redigere un documento sulla valutazione dei rischi climatici al quale ha preso parte anche l'altoatesina Eurac
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
“Le alluvioni in Emilia Romagna sono un chiaro esempio: la regione è fortemente edificata e il suolo è impermeabile, il che rende difficile l’infiltrazione dell’acqua, inoltre, molte infrastrutture sono obsolete. Fattori non climatici come eccessivo consumo di suolo, infrastrutture precarie, disuguaglianze sociali, inquinamento, cattiva gestione delle acque, sistemi sanitari sovraccarichi e molto altro possono aumentare notevolmente i rischi; d’altro canto, questo significa che le giuste misure di adattamento possono ridurre significativamente il rischio, anche se la pericolosità resta invariata”. Questo il commento del climatologo Marc Zebisch, direttore del Center for Climate Change and Transformation, che insieme a un team interdisciplinare di Eurac Research ha svolto un ruolo chiave per realizzare la prima valutazione completa dei rischi climatici su incarico della Commissione europea.
Il risultato è stato inequivocabile, come spiega Eurac: ''L’Europa si sta riscaldando più velocemente degli altri continenti con conseguenze in alcuni casi catastrofiche. L’ondata di calore dell’estate 2022 è costata oltre 60.000 vite, le inondazioni seguite a piogge estreme in Germania e Belgio (2021), Slovenia (2023) e Grecia (2023) hanno provocato vittime e portato al limite il Fondo di solidarietà europeo, la lunga siccità del 2022 è stata la peggiore degli ultimi 500 anni in gran parte d’Europa''.
E infatti anche il rapporto sullo stato del clima Ue-Wmo 2022 affermava che l’Europa è stato il continente a più rapido riscaldamento del Pianeta. Dagli anni ‘80, la temperatura nel nostro continente è aumentata di circa il doppio rispetto alla media globale.
E allora ecco nascere la prima analisi dei rischi climatici condotta dall’Agenzia europea dell’ambiente su incarico della Commissione europea che illustra i possibili impatti futuri sull’ambiente, la società e l’economia europee. L’analisi, alla quale un team di Eurac Research ha dato un contributo rilevante, descrive i pericoli imminenti e i fattori che ci rendono più vulnerabili. La Commissione europea ha ora a disposizione uno strumento che mostra dove è necessario intervenire con urgenza per limitare i danni.
L’analisi sistematica ha identificato 36 rischi climatici con conseguenze potenzialmente gravi per tutta l’Europa, classificati nelle aree degli ecosistemi, della sicurezza alimentare, della salute, delle infrastrutture, dell’economia e della finanza.
Lo studio identifica la necessità di agire in relazione a 20 rischi e ne classifica otto come urgenti, tra cui lo stress da calore, la distruzione degli ecosistemi marini e costieri e le inondazioni. L’entità dei rischi dipende non solo dagli impatti climatici come siccità, caldo e forti precipitazioni, come sottolinea il rapporto, ma anche da fattori non climatici come appunto il consumo di suolo, le infrastrutture precarie, la cattiva gestione delle risorse (da quelle alimentari a quelle idriche).
Zebisch e i suoi colleghi e colleghe di ricerca hanno sviluppato anche il concetto di valutazione del rischio su cui si basa l’analisi e che consiste nel considerare le catene di impatto, cioè tutti gli effetti e le loro interazioni in modo da ottenere un quadro veramente completo. Questo metodo è già stato utilizzato negli ultimi anni nelle valutazioni del rischio climatico in numerosi paesi del mondo. Molte catene di impatto iniziano con impatti climatici su ecosistemi già compromessi dalle attività umane, che a loro volta intensificano l’impatto climatico. Questi effetti possono poi continuare a cascata fino a colpire intere società e a diffondersi in altre regioni o paesi. Ad esempio gli ecosistemi marini, già indeboliti dall’inquinamento e dalla sovrapesca, possono risentire del riscaldamento globale a tal punto da compromettere gravemente il settore ittico, con conseguenze sulla sicurezza alimentare, sui posti di lavoro e su interi sistemi economici locali o regionali.
“Un messaggio chiave del rapporto è quindi: proteggiamo e manteniamo la funzionalità degli ecosistemi”, conclude Zebisch, che attualmente sta lavorando con un gruppo di ricerca a un’analisi del rischio climatico e a una strategia di adattamento analoga per l’Alto Adige. Altri impatti climatici diretti che portano a cascate di rischio di rilevanza europea sono gli impatti climatici sulla salute umana e sulle infrastrutture critiche.