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Ambiente

La farfalla di Walter Bonatti: un incontro prima della scalata del Dru che apre una riflessione sul futuro dei ghiacciai

(L'editoriale) L'alpinista Walter Bonatti racconta, in Montagne di una vita, l'incontro con una farfalla intorpidita dal ghiacciaio. La raccoglie e la porta con sé, al rifugio, ben protetta nel calore delle sue mani. Questo passaggio evoca un altro ricordo, personale, che a sua volta invita a riflettere sul futuro dei ghiacciai, martoriati dalla crisi climatica

di
Pietro Lacasella
15 aprile | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

"Invidio anche tutti quelli che non sentono come me il bisogno, l'ineluttabilità di doversi misurare con simili prove. Mentre riprendo la via del rifugio con questi pensieri vedo sulla neve una farfalla portata fin qui dalla calda giornata. Ora il gelo sta per intorpidirla, infatti con un ultimo colpo d'ali si rialza ma subito ricade ai miei piedi. Provo per lei tenerezza. Scatta qualcosa in me che tende a farmi identificare con lo sfortunato insetto. Così finisco per vedere nel suo destino il mio. Sotto questa spinta emotiva non posso fare a meno di sollevare dalla neve la farfalla morente, e la porto con me "al rifugio ben protetta nel calore della mia mano".

 

Era il 1955 e Walter Bonatti si apprestava a salire in solitaria il Pilastro sud-ovest del Dru. Questo passaggio, raccontato in uno dei più celebri libri di alpinismo, Montagne di una vita; questa unione tra due elementi all'apparenza incompatibili, ghiacciai e farfalle, ha portato alla luce un ricordo di qualche anno fa quando, per la prima volta, sono stato spettatore della morte di una farfalla.

 

Non mi trovavo su un ghiacciaio, ma stavo risalendo un sentiero lastricato di fondovalle. Faceva caldo e, in quel solco montano traboccante di zecche, più che guardarmi intorno, scrutavo con immutabile attenzione braccia e gambe.

 

Proprio mentre stavo esaminando con attenzione un polpaccio l'ho vista, a meno di un metro. A differenza di Bonatti, però, ho deciso di continuare a scrutarla, senza intervenire, abbandonandola al suo inesorabile destino. E chinato sull’insetto pensavo ai ghiacciai. Ma non a quelli vissuti da Bonatti, teatro di alcune tra le più celebri imprese di alpinismo. No, pensavo ai ghiacciai martoriati dai cambiamenti climatici

 

Una farfalla, pochi istanti prima di andarsene, lotta contro il destino con una tenacia sorprendente. Per qualche attimo riesce perfino ad avere la meglio: si dimena, si oppone alla gravità mortale del suolo con spasmi disperati. Sale in cielo per poi crollare, stremata. Pensi che non si alzerà più e invece, scattosa, non demorde. Vuole ingannarlo il destino, vuole sentire per l’ultima volta, tra le ali polverose, il piacere del vuoto. Un’ultima ascesa in un mare di vento e libertà. Poi le forze svaniscono e cade per sempre, stremata e appagata da una vita breve, ma ricca di significato.

 

L’attuale situazione dei ghiacciai mi ricorda gli ultimi minuti della vita di una farfalla. Naturalmente i tempi geologici non sono paragonabili a quelli biologici, ma per fortuna le metafore riescono a creare delle connessioni tra mondi all’apparenza lontanissimi.

 

I dati parlano chiaro: sulle Alpi, con una crescita delle temperature maggiore di circa il doppio rispetto alla media globale, si sta registrando un’evidente diminuzione dei ghiacci perenni e del manto nevoso. A questo fenomeno si aggiungono inverni sempre più brevi e una quota-neve ogni anno più alta.

 

Proprio come la farfalla, anche il ghiaccio è dotato di una vita. Nasce d’inverno, entra a fare parte di un corpo più grande e accogliente, e inizia a camminare. A differenza del Purgatorio dantesco, tuttavia, trova la redenzione verso il cielo - sotto forma di vapore - man mano che perde quota.

 

I ghiacciai, oggi, stanno morendo: i sicari, è triste ammetterlo, siamo anche noi, con le nostre politiche aggressive, ignare della parsimonia e della concezione del limite. 

 

È giusto rendersene conto in fretta per riuscire, nuovamente, a spiccare il volo.

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