Inutile affrontarli: sono stati selezionati per fronteggiare i lupi a costo della loro vita. Alcune importanti precauzioni per ridurre gli incidenti con i cani da guardiania
Vivere la montagna consapevolmente significa anche prendere in considerazione la presenza di animali al pascolo custoditi da cani da guardiania
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Sono in aumento le persone che negli ultimi anni hanno iniziato a frequentare i territori montani tra escursionisti, bikers, runners e cavalieri. Ognuna è ha il proprio modo di vedere e di vivere la montagna, ognuna ha il diritto di viverla a modo suo, o quasi.
Che la pastorizia faccia parte del nostro paesaggio culturale, è indubbio. E’ tra le più antiche attività nella storia della nostra civiltà che - anche se andando diminuendo in termini numerici ed evolvendosi in termini valoriali - ha il diritto di esistere. Lo stesso si potrebbe dire delle persone praticanti attività ludico-sportive le quali hanno iniziato a frequentare spazi che fino a poco tempo fa erano ad utilizzo esclusivo dei residenti. Appurato che “io ho più diritto di te di stare o transitare qui” non può essere un modo corretto di pensare per risolvere un conflitto e constatato che tutti dovremmo avere il diritto di muoverci liberamente dove desideriamo, dobbiamo però capire come muoverci, ognuno nel rispetto dell’altro, come richiedono tutte le più banali regole di convivenza civile che dobbiamo rispettare tutti i giorni tramite utilizzo di codici (vedi quello stradale).
Questo vuol dire trovare un linguaggio comune in cui ognuno sa quando “dare la precedenza”, per fare in modo di evitare spiacevoli incomprensioni e incidenti. Andiamo ad analizzare da una parte e dall’altra quali sarebbero le giuste precauzioni da prendere.
Da parte dei pastori cosa si dovrebbe fare?
A questo proposito abbiamo sentito Elena Gabbi, allevatrice dell’Appennino parmense, che tra le altre cose si occupa anche di svolgere incontri educativi per tutti coloro che sono interessati al giusto approccio da avere con i cani da guardiania. Lo scopo è salvaguardare la serenità e l’incolumità del turista dando modo al pastore di compiere il proprio lavoro. Elena Gabbi fa notare che "è importante partire da un corretto inserimento dei cani all’interno del gregge, ovvero scegliere individui che siano adatti al contesto in cui li vogliamo mettere. Sia in termini di razza (Maremmano Abruzzese, pastore della Sila, pastore dei Pirenei, pastore del Caucaso, pastore dell'Anatolia ecc); sia dal punto di vista genealogico (chi sono padre e madre, che carattere hanno, dove e come lavorano)”, e continua: “Per esempio posso aspettarmi che cuccioli nati in un agriturismo dove si ha un gran via e vai di persone, anche di bambini, saranno socializzati e abituati ad avere a che fare con la gente. Al contrario cuccioli cresciuti dove esiste ancora abigeato (furto del bestiame) avranno imparato dai genitori a non socializzare per niente con l’uomo e anzi a vederlo come una minaccia”. Elena precisa una cosa importante: “Non si tratta di regole fisse, esistono le eccezioni, ma a grandi linee in questo modo possiamo orientarci nella scelta del cane, la quale deve essere ponderata e consapevole, valutando le proprie esigenze e il contesto dove opererà l’animale”. E’ importante che il pastore sia presente per la maggior parte del tempo, ma questo, per ovvi motivi di logistica, non è sempre possibile. I cani da guardiania sono stati selezionati per poter lavorare in autonomia. Da qui anche l’enorme diversità che c’è con tutte le altre razze, le quali sono più facilmente addestrabili ed educabili. Talvolta infatti possono capitare situazioni in cui il maremmano, anche con il pastore presente continua a fare il suo lavoro avanzando abbaiando. “Decide lui se il pericolo per il gregge è scampato e se può smettere di essere in allarme”. Emblematico è il caso di Elena e il suo compagno, Roberto, che hanno addestrato i loro cani da conduzione (border collie della linea da lavoro) in maniera esemplare, mentre lavorano sembrano quasi telecomandati, dall’altra parte ci sono i loro maremmani da guardiania che non danno assolutamente le stesse risposte, eppure gli umani con la loro capacità di relazionarsi ai cani sono gli stessi.
“Il livello di tensione dei cani può variare in assenza o presenza del pastore. Non si può prevedere, cambia in base al carattere dell’individuo e come vede la figura umana che lo affianca. Per questo è importante non affidarsi a vademecum o a regole rigide quanto piuttosto aprire occhi e orecchie e sviluppare capacità di osservazione e analisi della situazione”.
La soglia di allerta dei cani dipende da tanti fattori, anche dal numero di “colleghi” su cui possono contare. Il pastore deve provvedere ad un adeguato numero di cani a protezione del bestiame, in modo che nessuno di questi vada in stress perché obbligato a sobbarcarsi da solo tutto il lavoro. “Credo che tenere un solo cane non sia mai giusto, neanche quando le pecore sono poche, è importante che si diano il cambio e che collaborino” afferma Elena.
Da parte dei turisti cosa si dovrebbe fare?
Essere preparati è una prassi consigliata e ripetuta fino allo sfinimento da parte del soccorso alpino (e non solo), ma nonostante le raccomandazioni il numero di incidenti dovuti alla superficialità (sovrastima delle proprie capacità combinata a una sottostima dei rischi) con cui si affronta l’ambiente naturale, aumenta di anno in anno. Prepararsi vuol dire conoscere parametri tecnici del percorso (lunghezza, dislivello, tempistiche), punti dov'è possibile trovare acqua, controllo delle condizioni meteorologiche e tipologia di terreno. Tra queste variabili andrebbe presa in considerazione anche la presenza di animali al pascolo custoditi da cani da guardiania.
Ma come fare a saperlo se non li indicano le mappe oppure se non si trovano informazioni su internet? Una risposta possiamo trovarla facendo riferimento a persone e realtà che sono sul territorio, ad esempio i gestori dei rifugi i quali dovrebbero essere sempre informati non solo su condizioni meteo e del fondo, ma anche sulla presenza di allevatori, siano essi stanziali o transumanti. Riprende Gabbi: “Per mio conto spesso basta una telefonata, da parte di chi riesce a reperire il mio numero, magari avvertendo che tal giorno si farà una passeggiata nei pressi dei pascoli dove sta il gregge, io sono più tranquilla e riconoscente che la persona abbia preso in considerazione di dirmelo, se c’è possibilità potrei gestire il gregge di conseguenza”. Infatti non è sempre scontato che terreni attraversati siano pubblici, questo ad esempio vale per vastissime aree dell'Appennino, in cui ogni luogo ha un suo proprietario. L'assenza di recinzioni non denota terreni pubblici, quanto piuttosto il fatto che il proprietario non ha voluto recintare la zona anche per lasciare libero il passaggio.
Questa accortezza potrebbe essere ripagata cercando di mettersi in contatto con il proprietario, quando possibile.
In ogni caso se dovessimo trovarci nella situazione in cui stiamo per avvicinare le greggi custodite da cani dovremmo prestare attenzione ai segnali che possono arrivare durante l'escursione: “Suoni di campanelli e campanacci, cani che abbaiano in lontananza, sono tutti indicatori di presenza di bestiame quando ancora non è troppo tardi e abbiamo il tempo di riflettere e prepararci sul da farsi”, specifica Elena. “Nel caso in cui si venisse parati (tecnicamente fronteggiati dai cani da guardiania che vengono appunto chiamati "paratori"), si consiglia di rimanere per quanto possibili tranquilli, senza agitare mani, braccia, bastoncini da trekking, non alzare la voce, non tirare oggetti. Nemmeno tentare un approccio amichevole per quanto possa sembrare naturale vedendo che talvolta questi cani arrivano abbaiando ma anche scodinzolando, non è da interpretare come un messaggio di benvenuto”, spiega Elena. Quindi al contrario di quello che spesso viene consigliato non bisogna scoraggiare i cani affrontandoli (sono stati selezionati per fronteggiare i lupi a costo della loro vita), è bene fermarsi dove si è per far capire ai cani che non siamo interessati alle pecore e non siamo una minaccia per il gregge. Si creerà molto probabilmente una situazione di stallo che ci permetterà di deviare il nostro cammino o tornare sui nostri passi in un punto a noi comodo per aggirare il gregge. Ci sono ulteriori precauzioni da prendere nel caso in cui fossimo a cavallo di una bicicletta, la quale non ha la forma, la velocità e non emette i rumori tipici di un bipede. E’ un oggetto rumoroso che spesso si muove a maggiore velocità nella direzione del gregge e i suoi protettori reagiranno con proporzionale intensità e prontezza. Il consiglio che gli esperti danno è quello di scendere e condurre a mano la bicicletta, magari ponendola tra noi e il cane. Lo stesso consiglio si potrebbe dare per quanto riguarda l’essere a cavallo, per una questione di sicurezza e non di velocità, scendere da cavallo e condurlo a mano, non sappiamo se i cani che incontriamo siano abituati alla presenza di equini e eviteremo così che spaventino i cavalli disarcionando noi stessi.