Il video del prosciugamento del lago di Pilato, sui Monti Sibillini, non deve diventare un pretesto per titoli "acchiappa click"
Nei giorni scorsi le immagini del bacino vuoto hanno fatto il giro del web, ma per capire davvero che cosa sta accadendo a quasi duemila metri merita di esser visto il servizio del Tgr Marche che a fine luglio - in due minuti di servizio pubblico - ne spiega le cause evidenziando l'impegno del Parco nazionale per la tutela della biodiversità. Un inno alla possibilità di tradurre in un messaggio accessibile la complessità dei cambiamenti climatici
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Che l'estate del 2024 sarebbe stata difficile per il lago di Pilato, lo specchio d'acqua a quasi duemila metri sul livello del mare, che si trova sotto il Monte Vettore, la cima più alta del Parco nazionale dei Monti Sibillini, lo si poteva intuire già a fine maggio, come scriveva Michele Argenta su L'AltraMontagna: quando d'inverno non nevica, il lago - che si è formato a causa dello sbarramento creato dai resti di una morena di epoca glaciale - soffre.
Oltre due mesi dopo, a inizio agosto, tutti i media mainstream hanno rilanciato (via Ansa) il video girato da una esponente del Cai di Ascoli Piceno, Sara Marcelli, che mostra la condizione del lago a fine luglio: è completamente asciutto, una situazione che negli ultimi anni si è venuta a creare in diverse occasioni. Un virgolettato di Marcelli riportato da tutti sottolinea l'importanza per gli escursionisti di non "passeggiare all'interno del bacino", all'interno del quale si trovano "le uova del chirocefalo" del Marchesoni, un piccolo crostaceo di colore rosso che misura 9-12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l’alto. Le uova "sopravvivono anche senza acqua e si schiuderanno quando i laghetti torneranno a formarsi" ha spiega Marcelli all'Ansa. Il suo appello si è tradotto più o meno ovunque in titoli acchiappa click: "Siccità, il video impressionante del lago di Pilato totalmente prosciugato. E c’è apprensione per il Chirocefalo Marchesoni" (il Fatto Quotidiano); "Caldo, la siccità prosciuga il lago di Pilato: a rischio il gamberetto preistorico Chirocefalo Marchesoni" (la Stampa); "Siccità, il grande caldo asciuga il lago di Pilato: a rischio il gamberetto preistorico" (la Repubblica).
A fronte di questa rincorsa al titolo sensazionale, merita quindi l'attenzione de L'AltraMontagna un servizio curato dal Tgr Marche e andato in onda lo scorso 30 luglio: "Lago di Pilato, spedizione a dorso d'asino per la conservazione del chirocefalo del Marchesoni". In due minuti di vero servizio pubblico si aiuta chi ascolta a costruire una comprensione delle cause del prosciugamento del lago di Pilato, un evento che si era già verificato in modo assai sporadico in passato nel 1990 e nel 2002, mentre - secondo "il monitoraggio dei dati climatici dal 1952 a oggi, condotto dall'Università di Perugia" - dal 2017 si assiste a "una siccità progressiva e il prosciugamento ogni estate tranne che nel 2018". Le cause individuate sono due: i cambiamenti climatici, "con le scarse precipitazioni nevose che formano il bacino naturale in alta montagna e l'innalzamento delle temperature estive", e il terremoto del 2016, che ha prodotto un aumento della permeabilità del fondo del lago di Pilato (chi osserva il massiccio del Vettore dalla piana di Castelluccio di Norcia non può non notare una sorta di "2scalino" sul fianco della montagna).
Il bel servizio della testata giornalista regionale marchigiana della Rai, firmato da Desy d'Addario, spiega anche che per tutelare le uova del chirocefalo è partita una spedizione con una decina di volontari tra tecnici e guide del Parco, Carabinieri forestali e uomini del Cai per delimitare la zona di riproduzione con palizzate e cartelli di uno dei percorsi più frequentati dagli escursionisti. Si sono mossi necessariamente a piedi, con il supporto di un paio di asini per trasportare l'attrezzatura necessaria a costruire un recinto intorno al lago, impedendo così l'accesso agli escursionisti che arrivando in prossimità dello specchio d'acqua asciutto rischierebbero di calpestare le uova. "Una spedizione diretta a salvaguardare questo endemismo presente solo nel bacino naturale dei Sibillini e che sottolinea la fragilità del territorio montano" evidenzia il servizio, che riprende uomini e animali all'opera, rendendo evidente quanto sia fondamentale da un lato tutelare la biodiversità degli Appennini e dall'altro costruire la piena consapevolezza di un rischio climatico che non minaccia solo la nostra specie.
Il lago di Pilato completamente asciutto nell'estate del 2020 © Luca Martinelli