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Ambiente

Il Lago Ticino è secco: sotto la Majella la biodiversità a rischio a causa dell'assenza di precipitazioni

Il Lago Ticino è completamente asciutto. "Un evento eccezionale, che riguarda quest'area e anche altre pozze all'interno dell'area Parco, che già a giugno si seccano, perché è mancato l'apporto di neve invernale"

di
Luca Martinelli
30 luglio | 06:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

Il sito del Comune di Campo di Giove, il cui territorio è incastonato a oltre mille metri sul livello del mare all'interno del Parco nazionale della Majella, sotto la cima Tavola Rotonda descrive l'area naturale del Lago Ticino come "una piccola riserva ritenuta meritevole di particolare protezione ambientale per le specie di flora e fauna in essa presenti". Spiega poi che "si trova a circa due chilometri dal centro abitato ed è raggiungibile tramite una strada dotata anche di una pista ciclabile". Lungo la strada bianca camminano o pedalano residenti e turisti, che possono anche percorrere alcuni itinerari strutturati dall'ente parco e dal Comune per valorizzare l'area, come il Sentiero dell'Orso o quello della Genziana.

Il sito della cooperativa di comunità Tavola Rotonda che ha in gestione lo chalet e gli spazi di fronte al lago, un'area dov'è possibile sedere e rilassarsi bevendo una birra dopo un'escusione, lo descrivono come il "residuo di un lago morenico ben più ampio", specificando che il Lago Ticino "costituisce oggi l’unico habitat lentico dell’intero parco Nazionale della Maiella", cioè l'unico habitat di acque interne non correnti. "Oltre a rivestire un ruolo chiave per molti uccelli migratori, dalle anatre, agli aironi, dalle cicogne ai limicoli, ospita diverse specie vegetali rare come alcune il centocchio acquatico, la lenticchia d’acqua spatolata, l’ofioglosso comune, il salice cenerino".

 

Nell'estate del 2024, però, il Lago Ticino è completamente asciutto. "Un evento eccezionale, che riguarda quest'area e anche altre pozze all'interno dell'area Parco, che già a giugno si seccano, perché è mancato l'apporto di neve invernale" spiega all'Altramontagna Marco Carafa, biologo del Parco nazionale. Quest'anno, come in tutto il bacino dell'Appennino centrale, anche sulla Majella ha nevicato poco (a fine luglio l'Autorità di bacino distrettuale, che registra uno stato di serverità idrica "media", ha spiegato che "nell'ultimo anno, le precipitazioni sono state appena il 60% rispetto a quelle registrate nel periodo luglio 2022-giugno 2023. Questo dato è aggravato dalle elevate temperature del 2024, con valori medi superiori di due gradi rispetto alla media degli ultimi quattro anni 2020-2023"). "Le aree umide del Parco, compreso il Lago Ticino, si seccano precocemente a causa di ondate di calore forti e durature" specifica. "Riusciamo in alcuni casi a fare alcuni interventi di scavo, per approfondire i bacini, affinché raccolgano più acqua e durino un po' più a lungo, ma stiamo facendo una lotta contro i mulini a vento: ci confrontiamo con gli effetti dei cambiamenti climatici, che producono questi problemi: ormai da diversi anni troviamo uova e girini secchi" continua Carafa.

Non esita a definire la situazione "abbastanza drammatica", perché "lì c'era una popolazione di anfibi e uccelli acquatici che ovviamente non c'è più, almeno non è più riproduttiva e la speranza è che gli adulti riescano a sopravvivere, perché vanno in giro di notte, quando c'è umidità, ma la popolazione invecchia". Il rischio? "Quando gli adulti arriveranno all'età massima per la riproduzione, perderemo quella popolazione almeno a livello locale. Si tratta di 'estinzioni locali', che oggi hanno luogo più o meno in tutta Italia o in tutta Europa. Nel caso del Lago Ticino riguardano ad esempio anfibi come il Tritone crestato o l'Ululone dal ventre giallo, specie tutelate in direttiva Habitat. Mentre gli uccelli hanno le ali, e se l'ambiente non è più idoneo lo vanno a cercare altrove, le specie con poca capacità di spostamento, come gli anfibi, risultano più a rischio" sottolinea Carafa.

 

Estinzione locale significa perdita di biodiversità, all'interno di un'area che oltre a far parte di un Parco nazionale è anche riconosciuta quale zona di protezione speciale e si presta per attività di educazione ambientale e di sensibilizzazione. L'assenza di neve invernale, in Appennino, non è un problema solo per chi gestisce gli impianti di risalita.

Il Lago Ticino asciutto ©Luca Martinelli (foto scattata il 25 luglio 2024)

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