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Ambiente

Bostrico: meno rumoroso della tempesta Vaia, ma probabilmente più dannoso. Eppure tanti turisti non si accorgono della sua presenza

Le stime informano che gli ettari danneggiati dal bostrico a fine 2023 erano almeno 34 mila, a fronte di 40 mila atterrati da Vaia. Quest'estate probabilmente avverrà il sorpasso con relative ripercussioni economiche, sociali, idrogeologiche, turistiche ed emotive

di
Pietro Lacasella
15 agosto | 12:00
Questo articolo si rispecchia nei nove punti del Manifesto,
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.

È proprio vero che spesso percepiamo ciò che già conosciamo. Così non sono pochi a ignorare le chiazze rossastre che interrompono le campiture verdi e omogenee delle distese di abete rosso; non sono in pochi a non aver ancora sentito parlare di bostrico, un piccolo coleottero che trova nell'abete rosso le condizioni ideali per soddisfare i suoi fabbisogni riproduttivi e che, a causa dei cambiamenti climatici, sta aumentando in modo considerevole: per il primo decennio del XXI secolo - informano Massimo Faccoli e Luca Deganutti dell'Università di Padova - è stato stimato un aumento dei danni di Ips thipographus (bostrico) in Europa pari a sei volte quelli registrati nel periodo 1971-1980, e un ulteriore aumento del 764 per cento è previsto per il periodo 2021-2030.

 

Eppure questa crescita esponenziale sembra non riuscire - a parte rare eccezioni - a fare breccia nei principali portali d'informazione. Forse perché queste chiazze color ruggine avanzano lentamente: ma in questo progredire stanno per superare i danni provocati dalla tempesta Vaia.

 

Le stime informano che gli ettari danneggiati dal bostrico a fine 2023 erano almeno 34 mila, a fronte di 40 mila atterrati da Vaia. Quest'estate probabilmente avverrà il sorpasso con relative ripercussioni economiche, sociali, idrogeologiche, turistiche ed emotive.

 

Ciononostante di bostrico si parla ancora poco a livello mediatico, tant'è che numerosi turisti intendono le chiazze come un cambio di tonalità provvisorio, causato magari dalle ondate di calore.

 

Il motivo di questo limitato interesse mediatico è dato dal fatto che una fucilazione fa più baccano di uno stillicidio. Vaia si può paragonare a uno sparo, perché il dramma si è consumato in un attimo: un fragore forte e secco, a cui è seguito, per migliaia di piante, il fatale schianto. Il bostrico, invece, scava il bosco goccia dopo goccia, albero dopo albero. Avanza in modo impercettibile e implacabile, prolungando la sofferenza di chi subisce, ma anche il dispiacere di chi guarda e di chi sul bosco ha nel tempo cucito legami strettissimi.

 

Affinché la qualità del dibattito sui cambiamenti climatici non si limiti a eventi di rapido impatto, è bene provare a raccontarli in modo costante. Solo così riusciremo a comprendere che la crescita esponenziale della popolazione di bostrico riflette una società da ripensare.

 

Per saperne di più sul bostrico è di recente uscito SOTTOCORTECCIAUn viaggio tra i boschi che cambiano, il primo libro targato L'AltraMontagna.



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