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Dalla cameretta di Mezzocorona fin sul tetto del mondo, Marvin Vettori al Festival dello Sport: ''Il combattimento è mentale prima che fisico''

Alla domanda su come reagirebbe se suo figlio un giorno volesse seguire le sue orme, risponde candidamente: “Gli risponderei di sì e ne sarei felice se fosse lui a chiedermelo. Anzi no, credo che lo costringerò almeno ad iniziare. Perché questo sport mi ha fatto capire da un lato come difendermi ma dall’altro anche quanto possa essere pericoloso"

Di GF - 24 settembre 2022 - 12:08

TRENTO. “Non c’è dubbio, ho due chiodi fissi: il primo è da sempre la cintura Ufc e poi portare un match in Italia” questi i due obiettivi del fighter Marvin Vettori protagonista al Festival dello Sport.

 

Il campione di Mezzocorona ieri è stato accolto al Muse da lunghi applausi. Sono stati davvero tantissimi i giovani che non hanno perso l'occasione  di ascoltare il loro beniamino per un'ora e mezza ha parlato della sua infanzia, degli allenamenti, degli avversari che ha affrontato dando anche consigli a chi sta pensando di intraprendere la sua stessa strada. Vettori ha parlato anche  dall'attesissimo incontro della Ufc Fight Night di venti giorni fa a Parigi, battuto a punti dall’ex campione del mondo Robert Whittaker.

La gloria di questo giovane campione di casa nostra rimane comunque intatta perché Marvin Vettori da anni ormai è il protagonista che tiene alto il nome dell’Italia nelle gabbie di tutto il mondo.

 

La testimonianza del fighter parla di quella fantastica ossessione che l’ha portato dalla sua cameretta di Mezzocorona fin sul tetto del mondo. Davanti anche agli occhi dei genitori e del fratello ha parlato di quanto era ragazzino esuberante, casinista, ma con la testa abbastanza dura da non mollare mai.

Quella di Marvin Vettori è una passione nata guardando alcuni video e documentari di lottatori famosi. L’allenamento diventa quasi ossessivo. Pensando al futuro, tra l’università per diventare ingegnere e andare a Londra ad allenarsi ad un certo livello. 
“Con mio padre – ha raccontato Vettori – un giorno ha cercato di riflettere quale strada potevo scegliere. Serviva un salto e per farlo dovevo cambiare qualcosa. Ecco allora che tra l'università e andare a Londra per allenarmi ho scelto quest'ultima strada. L’Italia mi stava stretta, mi rendevo conto che questo sport non era inteso a modo mio. Dovevo provare il grande salto”.

Inizia così la parentesi londinese del campione, tra doppio lavoro ed estenuanti allenamenti, i mesi passano durissimi. Arrivano i match e anche le sconfitte che fanno emergere l’inesperienza e le lacune nella preparazione di un giovanissimo lottatore. Dopo l’ennesima sconfitta, nel 2014, Vettori si interroga sul futuro. “Le vittorie sono importanti ma le sconfitte ancora di più perché ti indicano la strada. Ciò che non ti schiaccia ti forma”.


Il campione decide quindi di partire per gli Stati Uniti per un salto ancora più alto e inizia la parentesi americana. E arrivano le vittorie in una costante ricerca di migliorare e affinare l’esperienza. Ma per Marvin, a questo punto, arriva un altro momento difficile: la sospensione di 15 mesi per tracce di uno steroide nel sangue. Tornerà nell'ottagono dopo sei mesi perché l’assunzione si rivelerà "non intenzionale". “In quei mesi era tutto sospeso, in stand by. Mi allenavo costantemente perché volevo farmi trovare pronto nella speranza che la sospensione venisse annullata da un momento all’altro. Allenarsi nella frustrazione di non potersi mettermi alla prova mi ha fatto crescere moltissimo”.

 

Infatti, da questa esperienza Marvin esce rinnovato, un atleta più maturo. Anche dal punto di vista mentale. “La testa è tutto anche nella tecnica, soprattutto negli sportivi che sono a certi livelli. Il combattimento è mentale prima che fisico”.


Tanto è importante la testa, quanto lo studio del proprio avversario: “Guardo i suoi match ma soprattutto come parla nelle interviste, come si comporta sui social, le sue storie su Instagram perché ti rendi conto di come si allena, di come si prepara e come vive i match”. Marvin Vettori è un campione tenace, fiero di non essersi mai ritirato da un match, contrariamente a tanti suoi avversari. Anche questo contribuisce a creare il personaggio attorno all’atleta. In fondo, combattere è più business che sport. 

 

Alla domanda su come reagirebbe se suo figlio un giorno volesse seguire le sue orme, risponde candidamente: “Gli risponderei di sì e ne sarei felice se fosse lui a chiedermelo. Anzi no, credo che lo costringerò almeno ad iniziare. Perché questo sport mi ha fatto capire da un lato come difendermi ma dall’altro anche quanto possa essere pericoloso. Impagabile quanto ti possa formare, anche di testa e ti abitui alla costanza e al sacrificio”.

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