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Volle una delle prime funivie sulle Dolomiti e finì anche in un campo di internamento, la storia di Maria Piaz diventa un'opera d'arte. Romelli: "Un vero simbolo di resistenza"

"Come fiori nel cemento” la prima mostra di David Romelli, 45enne nato a Canazei, in Val di Fassa per poi trasferirsi a Roma dove ora sarà protagonista in “Pigneto in Love” un festival diffuso che coinvolgerà dal 13 al 28 febbraio oltre 20 locations e più di 20 installazioni o performances. L'opera consiste in 1.095 fiori di ceramica che rappresentano i giorni di prigionia di Maria Piaz de Pavarin, trisavola di David, che dal 1915 al 1918 è stata reclusa nel campo di internamento di Katzenau per aver aiutato due “disertori” ad oltrepassare il confine

Pubblicato il - 06 febbraio 2025 - 11:24

CANAZEI. “Come fiori nel cemento” è questo il nome della prima importante mostra personale, curata da Manrica Rotili, di David Romelli, 45enne nato a Canazei, in Val di Fassa che dopo aver lavorato nella moda e come chef per oltre 10 anni a Baita Paradiso qualche anno fa ha deciso di cambiare la sua vita (ancor auna volta) lanciandosi, assieme al compagno Flavio Rossi, nel mondo del design e all’artigianato a Roma, fondando il laboratorio Utol, in uno dei quartieri più conosciuti della città eterna, il Pigneto. 

Ed è proprio da questo quartiere, uno fra i più attenti alle nuove tendenze artistiche, che si sta organizzando San Valentino con “Pigneto in Love” un festival diffuso che coinvolgerà dal 13 al 28 febbraio oltre 20 locations e più di 20 installazioni o performances. L’evento vuole rompere ogni barriera e ogni steccato, far respirare cultura anche in luoghi che tradizionalmente non sono associati all’arte: dallo spazio di un ambulatorio veterinario alle vetrine di un alimentari, da un salone di bellezza a un vintage shop. 

 

L’evento nasce grazie all’ispirazione di Ùtol e uno degli eventi più suggestivi di quest’edizione è proprio la mostra di Romelli, “Come Fiori nel Cemento”, che impreziosirà l’Ipogeo di Necci (una delle realtà simbolo del quartiere) con 1.095 fiori di ceramica. 

“I fiori sono un paradosso vivente. Fragili e delicati, sembrano soccombere al minimo soffio di vento eppure racchiudono una forza che sfida il tempo, la terra e le avversità. Sono il simbolo perfetto della resistenza: non quella rumorosa e visibile, ma quella silenziosa, paziente e tenace. Quando sbocciano “fuori luogo” sono ancora più potenti, perché raccontano una storia di lotta”.

 

Ed è proprio questo il messaggio simbolico della prima personale di David Romelli: 1095 fiori in ceramica che svettano in un luogo inospitale, dove non può crescere nulla un fiore per ogni giorno di prigionia di Maria Piaz de Pavarin, trisavola di David, che dal 1915 al 1918 è stata reclusa nel campo di internamento di Katzenau per aver aiutato due “disertori” ad oltrepassare il confine dal  Passo Fedaia, in una notte d’inverno, in mezzo a una tormenta di neve.

“I fiori  viene spiegato - ci ricordano che la resistenza non è sempre un atto di ribellione clamoroso. Resistere è anche adattarsi, reinventarsi, aggrappandosi alla speranza di un raggio di sole”. Così la miriade di creazioni di David diventa una metafora potente per chi combatte battaglie silenziose, per chi cerca di far fronte alle difficoltà senza perdere la propria essenza. E la fonte di ispirazione è stata proprio la vita incredibile di Maria Piaz soprannominata la Mere de Pordoi, che in lingua ladina vuol dire la Madre del Pordoi, diventata un’icona d’altri tempi, simbolo di forza femminile e resilienza.

 

LA STORIA DI MARIA PIAZ
Nata alla fine dell’800 Maria Piaz cresce determinata e ribelle rispetto alle convenzioni del tempo viene mandata, come era usanza, ad allevare bestiame nei masi tirolesi, da qui scapperà ben 7 volte.

Si aggrega ad una compagnia filodrammatica e si reinventa teatrante, sebbene sia un’attività socialmente poco accettata per una donna, e per giunta vietata dalla Chiesa. Contro ogni regola Maria Piaz si separa per incompatibilità caratteriali dal marito. Nel 1902 sale al passo Pordoi con il padre e si innamora di quell’anfiteatro naturale attorniato da montagne meravigliose.

 

È qui che inizia  la sua carriera di albergatrice che la porterà ad essere tra le prime imprenditrici donne del tempo e  pioniera del turismo in val di Fassa. Nel corso della sua vita è mentore per i figli, esempio di forza indipendenza, una roccia, un rifugio sicuro, un esempio per chiunque avesse la fortuna di incrociare il suo cammino. Ha vissuto con passione, rendendo ogni difficoltà un’occasione per crescere. come se non bastasse, all’età 80 anni, insieme al figlio Francesco, ebbe una grande idea: costruire la funivia che dal Passo Pordoi porta al Sasso Pordoi, quella che ad oggi resta una delle prime funivie delle Dolomiti. Maria Piaz la inaugurò con grande orgoglio nel 1963.  Questa è stata Maria Piaz, imprenditrice sempre all’avanguardia, donna coraggiosa e indomita, tutt’oggi esempio e riferimento per la gente e per le donne delle valli dolomitiche. Un fiore tra le nevi.

 

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