L'enoturismo e i vignaioli protagonisti a Hospitality: "Settore strategico e fondamentale per promuovere il Trentino nel mondo"
A [Spazio]Vignaiolo, l’area del Consorzio Vignaioli del Trentino all’interno della fiera Hospitality di Riva del Garda, ha ospitato un confronto dedicato alla potenzialità turistica del prodotto vino
RIVA DEL GARDA. Il ruolo dell'enoturismo ma anche il peso dei produttori sul fronte del tessuto economico e sociale, senza dimenticare i rapporti con il territorio e l'orientamento alla qualità.
A [Spazio]Vignaiolo, l’area del Consorzio Vignaioli del Trentino all’interno della fiera Hospitality di Riva del Garda, ha ospitato un confronto tra Maurizio Rossini, Ceo di Trentino Marketing, e Lorenzo Cesconi, presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti, moderati da Lavinia Furlani, presidente di WineMeridian, e dedicato alla potenzialità turistica del prodotto vino.
Questo spazio dedicato al mondo del vino artigianale e dell’enoturismo prevede banchi di assaggio ma anche incontri e approfondimenti. Presenti oltre 40 aziende trentine ma anche operatori dalle Marche e dal Veneto, in particolare dalla Valpolicella, dall’Alto Adige, dal Friuli Venezia Giulia e dalla Toscana. Focus sull'enoturismo e sulla narrazione del territorio.
La presidente di WineMeridian ha sottolineato come nel tessuto produttivo italiano non ci sia ancora una piena consapevolezza di quanto l’enoturismo possa essere un asset strategico, nonostante un potenziale enorme. "Avere un rapporto diretto con il consumatore - dice Furlani - permette alle aziende di far conoscere la propria identità e il proprio territorio".
La parola è passata poi a Lorenzo Cesconi, che partendo da una recente analisi di Nomisma ha tracciato un quadro del comparto e in particolare dei Vignaioli italiani, aziende verticali, familiari, fortemente radicate nel tessuto economico e sociale del proprio territorio e fortemente orientate alla qualità.
L'indagine di Nomisma evidenzia come "una leva di sviluppo e integrazione economica utilizzata dai produttori Fivi è quella dell’enoturismo: oltre l’80% delle aziende associate offre servizi per gli enoturisti, in particolare visite guidate con degustazioni".
Il "modello Fivi" offre, infatti, un contributo particolarmente utile alla tenuta socio-economica delle aree rurali, dato che i ricavi derivanti dai servizi enoturistici incidono per il 23% sul fatturato complessivo dei ‘vignerons’ (contro una media nazionale del 18%), evidenziando in tal modo una differenziazione delle attività in grado di valorizzare ulteriormente la produzione vinicola delle aree interne.
Inoltre, il 46% dei turisti che annualmente visitano tali aziende sono di origine straniera, un altro fattore di sviluppo che, se rafforzato e ulteriormente valorizzato, può contribuire alla riduzione di quell’overtourism che negli ultimi anni sta portando effetti negativi negli equilibri sociali delle città italiane.
"Il fattore più critico oggi è che fare vino di qualità costa molto e costa molto anche distribuirlo. Per questo vendere vino direttamente in cantina diventa ancora più strategico", spiega Cesconi mentre Rossini ha sottolineato come l'Italia trovi nell'agricoltura un aspetto distintivo della propria unicità: "L'agricoltura dei piccoli produttori gioca un ruolo strategico. Poter far conoscere il nostro territorio a chi viene da fuori direttamente nelle nostre cantine è strategico".