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L’Italia totalitaria: la mobilitazione delle masse, l’imperialismo e la strada verso il disastro, il fascismo alle porte della guerra

Negli anni ’30 il regime fascista concluse la sua evoluzione, assumendo definitivamente i tratti di una dittatura totalitaria. Alla mobilitazione costante delle masse si accompagnò una politica estera sempre più aggressiva. Fu così che, avvicinatasi alla Germania nazista, l’Italia giunse alle porte dell’abisso. Ecco l’articolo di “Cos’era il fascismo”, rubrica del Dolomiti per raccontare storia e caratteristiche del movimento che ha segnato la storia nazionale

Foto tratta dal web
Di Davide Leveghi - 01 gennaio 2023 - 17:51

TRENTO. Svuotato ormai da ogni funzionalità ed azione, il regime liberale venne “ufficialmente dichiarato morto” il 19 gennaio 1939. La Camera dei deputati, infatti, veniva abolita e sostituita con un’assemblea composta solamente da uomini nominati direttamente dal dittatore. Formata da rappresentanti del Consiglio nazionale del Pnf e del Consiglio nazionale delle corporazioni, la Camera dei fasci e delle corporazioni rispondeva così alla precisa volontà del “duce del fascismo”.

 

Già avviato da tempo su questa strada, il regime fascista vestì finalmente i panni della dittatura totalitaria negli anni ’30. Le iniziative di mobilitazione e inquadramento della società, infatti, raggiunsero l’apice proprio in questo decennio, coinvolgendo nella fascistizzazione ogni residuo spazio. Il 28 agosto 1931, ad esempio, al corpo docente universitario fu imposto di giurare fedeltà al regime, pena l’esclusione dall’insegnamento (la percentuale di coloro che si opposero fu minima, poco più di una dozzina).

 

Riti e propaganda forgiarono ritmi e immaginari di una società votata alla sola grandezza della nazione. Nacquero così iniziative come il “sabato fascista”, con cui una parte della giornata veniva dedicata a attività ginniche, sportive e paramilitari, o campagne per estirpare l’esterofilia nella lingua, eliminando l’uso del “Lei” (considerato “femmineo”, “servile” e “straniero”) o le parole di derivazione straniera. La “virilità fascista” richiedeva inoltre posture degne d’un passato glorioso, di cui il fascismo si proponeva naturale erede: si istituzionalizzavano così l’uso del “saluto romano” e del “passo romano” – dall’evidente somiglianza con il “passo dell’oca” nazista.

 

Nel tentativo d’accelerare la “rivoluzione antropologicadegli italiani, il fascismo intraprese delle strade, sia in politica interna che estera, dalle notevoli conseguenze. Passo decisivo fu certamente l’aggressione all’Etiopia (QUI un approfondimento), nell’ottobre 1935, conclusa con il celebre discorso di Mussolini del 9 maggio 1936, in cui si proclamava il ritorno dell’Impero “sui colli fatali di Roma”.  Tale “impresa” coloniale, così come la “pacificazione” della Libia, si contraddistinse per atroci violenze e l’indiscriminato uso di armi chimiche proibite.

 

Già motivo ricorrente in discorsi degli anni ’20, il “destino imperiale” italiano vaticinato dal “duce” necessitava, secondo la logica fascista, una “difesa della sanità della stirpe”, della “razza” quindi, degna di un popolo di dominatori e conquistatori. Il percorso che portò alla promulgazione – annunciata nel celebre discorso di Trieste (QUI l’articolo) – delle leggi antiebraiche si intrecciò indissolubilmente con la legislazione razzista elaborata dopo la conquista dell’Etiopia. Anche se assente dall’armamentario ideologico iniziale – esistevano sì delle componenti antisemite nel primo fascismo, ma diversi erano gli ebrei nelle sua fila – l’antisemitismo rappresentò dunque un inevitabile sviluppo.

 

Scrive a riguardo lo storico Emilio Gentile in Fascismo. Storia e interpretazioni: “Certamente ebbe un’influenza, su questo mutamento, l’alleanza con la Germania nazista ma i fattori decisivi furono la convinzione di Mussolini che l’ebraismo internazionale fosse parte attiva dell’antifascismo, e soprattutto la sua volontà di accelerare i tempi di attuazione dell’esperimento totalitario per creare una razza italiana etnicamente omogenea. La legislazione antiebraica veniva così a inserirsi nel razzismo fascista come una scelta del tutto coerente, per motivi ideologici e politici, con la logica totalitaria del regime”.

 

Politica demografica e politica economica mostrarono altre facce di un’Italia che si voleva sempre più autosufficiente e rigogliosa. L’autarchia e il dirigismo statale segnarono l’economia, colpita più simbolicamente che altro dalle deboli sanzioni della Società delle Nazioni dopo l’aggressione all’Etiopia – l’Italia uscì dalla stessa nel dicembre ’37 (QUI l’articolo). Sfruttato demagogicamente per rafforzare il consenso interno – vedi l’iniziativa della “Giornata della fede”, nota ai più come “l’oro alla patria” - l’isolamento internazionale spinse il fascismo ad avvicinarsi sempre più alla Germania.

 

I rapporti con Berlino, dopo l’arrivo alla cancelleria di Adolf Hitler (1933), non erano stati sempre dei migliori (QUI un approfondimento). Nel luglio ’34, dopo il tentativo dei nazisti austriaci di prendere il potere assassinando il presidente filo-mussoliniano Dollfuss, il “duce” rispose inviando al Brennero delle divisioni dell'esercito. La stessa “questione altoatesina”, origine di possibili fratture fra Roma e Berlino, fu risolta solamente nel 1939 con l’accordo delle Opzioni (QUI e QUI degli approfondimenti).

 

Il 22 maggio 1939 fascismo e nazismo si stringevano nell’abbraccio fatale del “Patto d’acciaio” (QUI l’articolo). Oltre a risolvere i possibili screzi confinari attraverso le Opzioni, Roma e Berlino parteciparono assieme alla guerra di Spagna, sostenendo la causa ribelle di Francisco Franco (QUI e QUI degli approfondimenti). Fu nei mesi a venire, però, che la sorte del fascismo italiano si decise; e con lei, quella del mondo intero.

 

Cos’era il fascismo", rubrica curata dallo storico e divulgatore Davide Leveghi, termina qui la sua cadenza settimanale. Nell’anno del centenario della “marcia su Roma”, dopo 87 articoli pubblicati settimanalmente dal 29 maggio 2021, le pagine del Dolomiti.it hanno ospitato una panoramica della storia fascista utile a descriverne alcuni tratti fondamentali. Il lavoro però, non è finito. Tanto rimane da raccontare, tanti sono ancora i “buchi” da riempire, e per questo la rubrica rimarrà contenitore sempre aperto, pronto a ospitare nuovi approfondimenti.

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