I medici di famiglia da liberi professionisti a dipendenti dell'Apss? La "rivoluzione" fa discutere: "Si deve capire l'obiettivo". Il settore annaspa e cerca soluzioni
Dal cambio alla guida della scuola di formazione di medicina generale in Trentino alle aggregazioni funzionali del territorio che non decollano, mentre la Case della salute faticano a prendere piede. Diverse le questioni aperte per i medici di medicina generale
TRENTO. Una richiesta sempre maggiore di ore, che sono sempre più difficili da trovare per i professionisti. Un cambio alla guida della scuola di formazione di medicina generale in Trentino. Le aggregazioni funzionali del territorio che non decollano, mentre la Case della salute faticano a prendere piede. Questi gli argomenti di maggior discussione tra i medici di famiglia in questo inizio d'anno.
Un settore in affanno con i professionisti alle strette tra sempre più pazienti, sempre più bisogni complessi da gestire e da valutare (anche per effetto dell'inverno demografico) e una carenza strutturale di personale che porta a guardare a un nuovo ruolo delle guardie mediche, unità che la Provincia (con l'Azienda provinciale per i servizi sanitari) intende ridimensionare nelle fasce notturne (Qui articolo).
A Roma si parla sempre più frequentemente di una riforma e di far diventare i medici di medicina generale dipendenti del Sistema sanitario nazionale, e quindi in Trentino di Azienda provinciale per i servizi sanitari. Un cambio di assetto rispetto all'attuale forma di libero professionista. Un'ipotesi che è stata più volte ventilata ma che poi non si è mai concretizzata, anche per la forte contrarietà dei sindacati. Qualcosa, però, sembra cambiare sul fronte dell'orientamento delle parti sociali. La porta non è aperta, ma neppure chiusa.
"I sindacati di categoria sono sempre apparsi lontani da questa idea ma recentemente hanno avviato una raccolta di pareri interna per valutare questo argomento", le parole a il Dolomiti di Leonardo Polizzi, medico di medicina generale, laureato a Firenze e in Trentino come guardia medica prima di entrare in servizio nel 2019 a Rovereto. "Oggi ci sono già molti vincoli, anche se non sempre vengono considerati. Attualmente siamo in libera professione, tuttavia molte volte è come se nei fatti fossimo già alle dipendenze".
Più che gli accordi contrattuali, da valutare in caso la ratio dietro la decisione. "Se la politica intende ottenere più ore di disponibilità e allungare le aperture degli studi è un problema: bisognerebbe capire come incastrare la burocrazia e l'amministrazione dello studio. Senza contare le telefonate e le mail degli assistiti, tutto lavoro sommerso, che ormai supera l’attività ambulatoriale clinica. Già oggi, infatti, si lavora ben oltre le ore di ambulatorio e non siamo lontani dalla realtà affermando che le visite in studio rappresentano appena la metà del nostro lavoro quotidiano complessivo".
Molte zone sono scoperte di medici di medicina generale e le previsioni di pensionamento di numerosi altri professionisti preoccupano non poco il settore. Non è un caso che negli ultimi anni il tetto massimo è stato ritoccato al rialzo e oggi un medico segue 1.500 pazienti, senza alcuna possibilità di limitazione come accadeva fino a qualche mese fa.
Insomma, c'è da parare più di qualche colpo. Per provare a trovare una risposta, in attesa che la scuola riesca a sfornare i prossimi specialisti da distribuire sul territorio provinciale, c'è stato un cambio di guida proprio sul fronte della formazione.
"La carenza di medici di medicina generale è purtroppo cronica e c'è il tema della poca attrattività della scuola di formazione", evidenzia Polizzi. "C'è stato un cambio radicale nell'ultimo anno: si è passati dall'Ordine dei medici e da Fbk alla gestione ibrida che vede l'Azienda provinciale per i servizi sanitari in primo piano e solo un ruolo marginale per l’Università di medicina di Trento".
Una modifica che, per i non addetti ai lavori, può apparire marginale ma che in realtà può avere riflessi molto profondi. "E' un segnale perché fino all'anno scorso l'Apss non aveva, per così dire, potere sui tirocinanti", prosegue Polizzi. "Molti credono che l'Azienda punti a poter disporre di professionalità a buon mercato da poter inserire negli organici e tamponare le carenze. Personalmente non sono così sicuro di questa prospettiva ma è chiaro che c'è anche questo rischio".
Poi c'è il tema nel nuovo contratto collettivo e la formazione delle aggregazioni funzionali territoriali, cioè più medici in rete. Non è necessario che i professionisti condividano un ambulatorio ma garantisce una maggior copertura in termini di reperibilità.
"In questo senso si fatica a realizzare un ruolo unico tra medici di medicina generale e guardie mediche, anche se restano profonde differenze da superare", continua Polizzi. "Nel primo caso si lavora in quota capitale (si guadagna in base al numero di pazienti a registro), mentre nel secondo caso a ciclo orario. Poi all'atto pratico l'idea è buona, ma non c'è un'applicabilità: tutto sembra essere rimasto sulla carta in Trentino".
C'è poi la singolarità di Rovereto invece sulla Casa della salute. "Il poliambulatorio fornito dall’azienda sanitaria (molti medici lavorano in appartamenti privati adibiti agli ambulatori) è molto attrattivo: c'è in tutti i principali centri del Trentino da Trento e Pergine Valsugana, da Ala a Mezzolombardo. Nella città della Quercia invece il processo di creazione è stagnante. Recentemente è stata inaugurata una struttura che prevede degli ambulatori per i medici di famiglia e forse quest'anno ci sarà qualche novità ma è ancora molto nebuloso", conclude Polizzi.